É una vera rivoluzione quella che sta attraversando il mercato delle obbligazioni verdi.
Tra le attività che rischiano di venire escluse dal grosso dei finanziamenti europei ci sono proprio quelle legate al gas - dove già i big del settore hanno più che dimezzato gli investimenti - e quelle legate al nucleare. Anche i grandi fondi d’investimento chiedono da tempo una ulteriore accelerazione del cambio di rotta alle major mondiali del petrolio. Di qui il paradosso: mentre la domanda mondiale chiede più carbone e gas e guarda a un inverno freddo con molti rischi, il necessario processo di decarbonizzazione del mondo, benedetto anche dai mercati, chiede l’azzeramento delle fonti fossili. Si chiede energia sempre più pulita per salvare il pianeta, ma anche che questo avvenga a prezzi accessibili. Un’impresa quasi impossibile. Soprattutto se si considera la burocrazia che frena la crescita delle rinnovabili. Comunque andrà a finire, la decarbonizzazione sta accelerando la trasformazione della finanza globale, dice Moody’s. Una sfida senza precedenti, ma anche un’opportunità per banche ed emittenti. Il rischio-transizione sarà sotto il faro della Bce, come dimostrano gli stress test in arrivo. Ma per le banche si aprono anche nuovi spazi di finanziamento. Da parte loro, le aziende che non riusciranno a trasformarsi rimarranno indietro nel gioco della competizione. Il conto sarà salato, ma alla transizione non c’è alternativa, meglio attrezzarsi.