Valanga di eurobond e titoli sostenibili, ma non tutti sono ok

Mercoledì 30 Giugno 2021 di Roberta Amoruso
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Ottanta miliardi in sei mesi solo per l’Italia. È una valanga “buona” quella già scatenata dalle emissioni Ue legate al Recovery Plan. Gli investitori possono mettere in conto un’emissione media di obbligazioni europee da 150 miliardi l’anno tra il 2021 e il 2026. Con scadenze variabili da 3 fino a 30 anni. Una mano rassicurante che riduce le emissioni nazionali ed è destinata a tenere a bada gli spread. Il clima migliore anche per valutare il mondo dei bond Esg in pieno sviluppo.

Ma, attenzione, i bond sostenibili non sono tutti uguali. Spesso ci si riferisce agli investimenti sostenibili definendoli “mainstream”, o “a un punto di svolta”. E lo si fa anche a ragione, dice Evariste Verchere di Schroders, considerando la crescita delle obbligazioni in questione: certe emissioni hanno preso velocità, aumentando del 50% tra il 2019 e il 2020, certifica Moody’s. E il fenomeno si è diffuso anche al di là dei green bond, grazie all’emissione di social bond per oltre 100 miliardi di dollari in risposta alla pandemia.

Gli stati sovrani ne hanno approfittato a dovere, con emissioni di green bond raddoppiate fino a superare i 40 miliardi di dollari. Proventi che verranno puntualmente utilizzati per i piani di recupero post-pandemia e di ripresa green. Germania, Italia e Svezia hanno emesso green bond per la prima volta, Francia e Paesi Bassi hanno ripreso la strada tracciata, mentre il Regno Unito dovrebbe debuttare nei prossimi mesi. Va detto che il recente boom dei bond Slb (Sustainability-linked bond) anche a livello corporate ha generato sia entusiasmo che scetticismo un po’ ovunque. Per molti sono numerose le occasioni di puro greenwashing, più etichetta che vero impegno, imboccate dalle imprese. Ma ciò che conta, al di là dell’etichetta, è l’importanza di una valutazione attiva sull’impatto. Un elemento essenziale è la solidità dell’impatto positivo che avrà l’uso dei proventi delle obbligazioni. Qualcosa che implica un’analisi attiva sull’impatto della struttura del bond e degli obiettivi sociali o di sostenibilità, oltre che un monitoraggio sistematico. L’impatto è particolarmente rilevante nei mercati emergenti, dove vulnerabilità e rischi posti dai cambiamenti climatici sono più pesanti. Inoltre, il fatto che le economie emergenti siano in una fase iniziale di sviluppo implica un impatto maggiore di ogni dollaro “verde” investito: è bene tenerlo presente. Al momento i temi chiave per Schroders vanno dalla protezione dalle inondazioni ai trasporti puliti, dai bond con target di consumo di acqua e di biodiversità ai progetti di energia rinnovabile. Dunque, costruire un portafoglio solido, resiliente e diversificato, assicurano gli esperti, è il modo migliore per centrare appieno vantaggi e potenziale dei bond Esg. 

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 20:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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