Co2, in un anno più che raddoppiate le quotazioni dei certificati che danno diritto a inquinare

Mercoledì 3 Marzo 2021 di Jacopo Orsini
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La crescita sembra inarrestabile, spinta dall’attesa di regole più stringenti per contrastare i cambiamenti climatici. Il valore dei permessi per le emissioni di CO2 in un anno è più che raddoppiato arrivando a febbraio a sfondare, nonostante la pandemia, 40 euro a tonnellata.

Un livello che potrebbe cominciare a incidere davvero sulle scelte delle industrie. Per anni, da quando nel 2005 l’Unione europea ha introdotto il sistema delle quote, il mercato non ha funzionato molto: i prezzi erano talmente bassi da rendere più conveniente acquistare i certificati, invece di investire per inquinare meno. Ora lo scenario cambia e per l’ambiente potrebbe essere la svolta. Infatti, più è oneroso emettere gas e più le aziende saranno forzate a investire in tecnologie pulite che altrimenti sarebbero considerate troppo costose. «I prezzi hanno raggiunto livelli tali, per la prima volta dall’istituzione del mercato dei permessi di emissione, da incidere e risultare determinanti sulle scelte di politica energetica e industriale in termini sia micro che macro», si legge nell’ultima Analisi trimestrale del sistema energetico dell’Enea da poco pubblicata.

IL MECCANISMO

Il Sistema europeo di scambio di quote di emissione (Ets) è il meccanismo adottato dall’Unione, in attuazione del Protocollo di Kyoto, per ridurre i gas serra nei settori energivori (sostanzialmente i produttori di elettricità, le raffinerie di petrolio, le acciaierie e le compagnie aeree). In pratica viene fissato un tetto alla quantità totale di gas che può essere immessa nell’aria dagli impianti delle imprese interessate; le aziende ricevono gratuitamente o acquistano all’asta quote di emissione che sono limitate per garantirne il valore e possono essere vendute; alla fine di ogni anno le società devono coprire le loro emissioni con un numero adeguato di certificati per non far scattare pesanti multe. Con la Cina che sta partendo ora, quello europeo è il primo e ancora più grande mercato delle quote di CO2 (vale circa 9 decimi del totale globale). Coinvolge oltre 11 mila operatori, tra cui 1.200 impianti italiani, di cui il 71% nel comparto manifatturiero. Nel 2019 gli Stati europei hanno realizzato circa 14 miliardi dalla vendita all’asta dei permessi, e quasi l’80% di queste entrate sono state utilizzate per finanziare progetti sul clima e sulle energie pulite. Il valore totale dei mercati globali del carbonio, nota ancora il rapporto dell’Enea, è salito di quasi il 20% nel 2020, quarto anno consecutivo di crescita, raggiungendo 229 miliardi di euro (cinque volte il livello del 2017). In Europa l’anno scorso sono state scambiate oltre 8 miliardi di quote di emissioni, il 20% in più rispetto al 2019, con i prezzi che hanno toccato nuovi massimi storici.

GLI OBIETTIVI

A spingere verso l’alto le quotazioni è stata soprattutto la prospettiva di un incremento degli obiettivi di riduzione delle emissioni in Europa. Che si tradurranno in meno permessi, quindi in una crescita della domanda e alla fine in prezzi più alti. Il nuovo target, quando la legislazione sarà ratificata definitivamente, prevede che il taglio dovrà salire dal 40 al 55% rispetto ai livelli del 1990. Lo scorso gennaio è poi partita la cosiddetta Fase 4 del sistema, che prevede una maggiore riduzione annua dei diritti di emissione disponibili (dall’1,7% al 2,2%) e un calo delle quote assegnate gratuitamente. In questo contesto sono entrate in campo le grandi banche e i fondi che hanno fiutato l’affare e comprato certificati perché si aspettano che i prezzi saliranno ancora. Tanto che c’è chi si aspetta che anche i piccoli risparmiatori potranno investire sul mercato della CO2, magari attraverso Etf specializzati. «Credo che anche gli investitori retail potranno approfittare di questa opportunità», afferma Mark Lewis, chief sustainability strategist di Bnp Paribas Asset Management, che prevede una crescita dei prezzi fino a 50 euro a tonnellata entro la fine dell’anno. Ma c’è chi immagina anche quotazioni più alte. La banca di investimento tedesca Berenberg stima prezzi fino a 110 euro per tonnellata entro il 2021, sulla base del forte deficit di permessi disponibili rispetto all’effettiva domanda. Sono diversi comunque gli hedge fund che scommettono su quotazioni più elevate. Fra questi spicca Andurand Capital Management, fondo specializzato nel settore dell’energia e del petrolio: uno dei suoi analisti, Casey Dwyer, citato da Bloomberg, si aspetta che il prezzo della CO2 nel 2021 possa arrivare a toccare 100 euro.

IL PERCORSO

L’Enea nella sua ricerca sottolinea che «il forte aumento dei prezzi sia avvenuto, tranne una breve parentesi, anche in un contesto di diminuzione dell’attività economica e della domanda di energia indotta dalla pandemia. Questo disaccoppiamento segnala che l’obiettivo di abbattimento delle emissioni ha ormai intrapreso un suo percorso strutturale indipendente dall’andamento del ciclo economico, attraverso modifiche qualitative dei processi produttivi». «Più aumenta il prezzo del carbonio, maggiore è l’incentivo per gli emittenti a decarbonizzare, passando a fonti alternative nel settore delle energie rinnovabili», riassume l’esperto di Bnp Paribas. La crescita dei prezzi tuttavia è stata forse anche troppo repentina. Tanto che a Bruxelles ci si comincia a interrogare su come contenere strappi eccessivi senza danneggiare la liquidità del mercato. «L’Ue sta vagliando dei modi per limitare gli afflussi speculativi degli investitori finanziari e per applicare una “carbon tax” sulle importazioni provenienti da paesi privi di un sistema di definizione dei prezzi del carbonio per assicurare condizioni di parità», dice ancora l’analista di Bnp Paribas. Un altro dei prossimi passi è allargare i settori soggetti alle quote. Per ora solo i grandi energivori rientrano nel meccanismo. Per questo la Commissione sta pensando di estendere i tetti anche ai trasporti su gomma e alle costruzioni o più precisamente agli edifici che consumano energia per essere riscaldati. Con in mente sempre l’obiettivo dell’Unione del 2050: azzerare le emissioni nette.

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Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 18:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA