Banca Ifis, digitali e sostenibili per correre veloci per puntare sui giovani (meglio se donne)

Mercoledì 1 Giugno 2022 di Umberto Mancini
Banca Ifis, digitali e sostenibili per correre veloci per puntare sui giovani (meglio se donne)

Banca Ifis sta cambiando il modo di essere e di fare banca.

Da un lato modificando l’approccio al business, ai clienti, alle strategie; dall’altro introducendo all’interno una visione per valorizzare i talenti, il merito, l’innovazione. Ernesto Fürstenberg Fassio, vice presidente e azionista di riferimento dell’istituto, spiega la metamorfosi che punta tutto sul fattore umano per condurre in porto la trasformazione.

Partendo dai valori e con un ruolo chiave per donne e giovani.

Füstenberg, quale piano ha in mente e a che punto siete del progetto?

«Nei suoi quasi quarant’anni di attività, Banca Ifis ha costruito un modello di business solido e una posizione di leadership in segmenti di mercato specialistici e ad alta redditività: principalmente prodotti e servizi finanziari alle piccole e medie imprese, e acquisto-gestione di Npl. Questi risultati sono stati raggiunti grazie alla capacità della banca di innovare, anticipare i trend di mercato ed esprimere le competenze distintive delle persone, il patrimonio più prezioso di Banca Ifis. Su queste solide premesse e coerentemente con la visione di azionisti di lungo periodo di mio padre e mia, insieme al ceo Frederik Geertman e al top management, è stato definito il piano 2022-2024 che ci vedrà rafforzare ulteriormente la leadership di settore».

Quale pensa sia la sfida più ardua per Banca Ifis in questo contesto difficile?

«Usciamo da un biennio particolare, che ha messo tutto il sistema finanziario a dura prova. Mai come adesso è importante rafforzare il nostro senso di comunità e solidarietà, lavorando insieme – aziende, istituzioni e organizzazioni – per costruire le basi di un futuro più sostenibile. Banca Ifis sta facendo la sua parte sia sul fronte ambientale, supportando le piccole e medie imprese per affrontare questo peculiare contesto, sia su quello sociale, sostenendo i territori nei quali operiamo con importanti progetti negli ambiti della cultura, dello sport e della salute».

Questi sono obiettivi comuni a molte banche. Avete in mente acquisizioni o altre operazioni straordinarie che possano facilitare il loro raggiungimento?

«In questo momento il management è concentrato sull’esecuzione del piano presentato alla comunità finanziaria lo scorso febbraio. Il piano industriale prevede un percorso di crescita per linee interne, senza l’apporto di operazioni straordinarie. Restiamo comunque aperti a eventuali opportunità che ci presenterà il mercato, purché siano coerenti con il nostro core business e ci permettano di svilupparlo ulteriormente – magari in aree come il fintech e anche in una prospettiva internazionale – ma sempre facendo leva sulla capacità di aggiungere il proprio know how. La remunerazione del capitale resta al centro del nostro approccio strategico».

Sul fronte più strettamente operativo, quali traguardi vi siete dati?

«Prima di entrare nel dettaglio dei numeri, vorrei soffermarmi sull’impianto strategico del piano che prevede la focalizzazione sui segmenti di business a più alta opportunità di redditività, quindi commercial & corporate banking per le Pmi e Npl. Entrando nei numeri: nel 2024 è prevista la generazione di un utile netto di 164 milioni e un Roe del 9%; nel triennio 2022-2024 l’utile netto cumulato è atteso a oltre 400 milioni. La banca punta a creare valore per gli azionisti con una distribuzione di dividendi di circa 200 milioni cumulati nel periodo 2022-2024 corrispondente a un payout ratio attorno al 50%. Per quanto riguarda la posizione patrimoniale, il Cet1 è atteso al 15,1% nel 2024 e prudenzialmente superiore al 14% nell’arco di piano. Numeri che confermano la solida posizione di capitale e di liquidità della banca grazie alla quale Moody’s ha assegnato il rating di Baa3».

Grande attenzione alla persona, ai dettagli, a chi lavora, e tante iniziative benefiche per la ricerca, i giovani, le donne. Sono impegni costosi, e poi vanno mantenuti nel tempo.

«Banca Ifis ha sempre messo al centro le persone, con un’attenzione particolare ai giovani talenti e alle donne. Sono orgoglioso che il personale del gruppo sia composto per più della metà da donne e che il 40% dei top manager a riporto dell’ad sia donna. Anche sotto il profilo della governance, nel cda, per la prima volta, il genere femminile è il più rappresentato con 7 membri su 13».

Il fatto che oltre il 50% del personale sia composto da donne ma solo il 40% dei dirigenti sia al femminile non induce a qualche riflessione?

«Naturalmente, ci stiamo lavorando. E comunque continueremo a investire sulle persone anche nei prossimi anni: il piano industriale prevede circa 200 nuove assunzioni, di cui 150 giovani, e un programma di formazione per rafforzare e ampliare le competenze. A ciò aggiungo le tante iniziative di welfare – inclusa la formula innovativa di smart working introdotta di recente – che dimostrano la nostra visione di lungo periodo per una crescita sostenibile grazie alla valorizzazione del capitale umano».

Digitalizzazione, attenzione al territorio, nuovi prodotti e servizi, come pensa che sarete fra tre anni?

«Come sintetizza l’acronimo D.O.E.S., scelto come titolo per il piano industriale 2022-2024, al termine dei tre anni saremo ancora più digitali, grazie a importanti investimenti (76 milioni) per accelerare l’innovazione. Sarà più aperta, grazie a partnership strategiche per cogliere opportunità sia nella distribuzione di prodotti di credito sia nell’acquisto e nella gestione degli Npl. Sarà più efficiente, grazie all’ottimizzazione dei processi attraverso la digitalizzazione. Infine, sarà ancora più sostenibile».

Sostenibile è una parola della quale abusano in molti...

«In questo ambito la banca ha già ottenuto da Msci il rating “A” e avviato un percorso Esg che prevede più iniziative: dall’adesione alla Net-Zero Banking Alliance come prima banca italiana, al progetto Change Pmi per supportare le imprese nella transizione sostenibile; dallo sviluppo di un modello di recupero etico per la re-inclusione finanziaria delle famiglie a Kaleidos, il Social impact lab che racchiude i progetti che non hanno il credito come attività principale. Progetti che hanno l’obiettivo di generare un impatto positivo e, soprattutto, concreto per tutti gli stakeholder. Banca Ifis D.O.E.S., appunto».

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Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 08:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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