Mediaset, con la sentenza parte il riassetto di tv e telecomunicazioni

Sabato 5 Settembre 2020 di Andrea Bassi
Mediaset, con la sentenza parte il riassetto di tv e telecomunicazioni

Gli investitori, che di solito hanno la vista lunga, ieri hanno fortemente spinto in Borsa il titolo di Mediaset. La decisione della Corte di giustizia europea che ha di fatto “scongelato” il 20 per cento del Biscione posseduto dal gruppo Vivendi di Vincent Bolloré, ha riaperto una partita che da molti era ritenuta ormai insabbiata. Qualcosa, è perciò il ragionamento dei mercati, adesso succederà. Già, ma cosa? Difficile per ora dirlo con certezza. I giudici europei hanno rimesso i due contendenti sul ring, però la campanella non è ancora suonata. La decisione della Corte di giustizia non entra in vigore immediatamente. Come spiega lo stesso comunicato diffuso dalle toghe europee, toccherà al Tar, davanti al quale Vivendi aveva impugnato la decisione dell’Authority delle comunicazioni di congelare quel 20% di voti, pronunciarsi. 

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Ma il tribunale amministrativo non potrà fare altro che attenersi alla decisione europea. Certo, anche l’Agcom potrebbe muoversi autonomamente e annullare la sua delibera. Ma è difficile che lo faccia a stretto giro. In pochi credono poi che Vivendi possa tentare una scalata ostile a Mediaset. E questo non solo perché il controllo della famiglia Berlusconi è ancora solido, ma anche perché fino alla fine di quest’anno il governo potrebbe intervenire utilizzando i poteri speciali estesi con il decreto Liquidità anche ai tentativi di acquisizione ostili provenienti da gruppi europei.

Dall’altra parte Mediaset ha già annunciato la sua contromossa. Se Vivendi muove sulle televisioni, il Biscione è pronto a muovere sull’altra partita che i francesi stanno giocando in Italia: la rete unica facente capo a Tim, a sua volta controllata proprio da Vivendi. Una partita, quest’ultima, sulla quale il governo attraverso la Cassa Depositi e Prestiti ha molta voce in capitolo. Mediaset, insomma, sarebbe pronta a investire nella rete unica a patto, però, di mettere in discussione il controllo della nuova società della fibra da parte di Tim. Ipotesi di schermaglie, che tuttavia lasciano intendere che la battaglia legale, come ha scritto il quotidiano francese Les Echos, è ormai finita. La famiglia Berlusconi aveva chiesto un risarcimento di 3 miliardi di euro per il tentativo di scalata ostile da parte di Vivendi. Ma la sentenza della Corte di giustizia rende meno facile portare avanti questa richiesta. E tuttavia, va ricordato che il Biscione ha vinto nei Tribunali italiani, ed è in attesa che l’inchiesta penale di Milano trovi uno sbocco. Allo stato, la sostanza è che ora per Mediaset sarà difficile non far votare in assemblea l’intera partecipazione di Vivendi e presto potrebbe dare mandato al management di predisporre un nuovo progetto per la holding Mfe che non preveda la fusione con la controllata spagnola. A questo punto, insomma, gli analisti credono che Berlusconi e Bollorè siano in qualche modo costretti a negoziare una sorta di “divorzio consensuale». E ognuno adesso metterà sul tavolo gli argomenti che ha per far pendere la bilancia della trattativa dalla sua parte. È in questo contesto che la rete unica potrebbe assumere un suo peso.

Una voce favorevole al Biscione è venuta dall’ex ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, che legge la sentenza europea «in senso negativo». «Ho pochissima stima - ha dichiarato - dell’azienda Vivendi che mette in atto atteggiamenti predatori violenti nei confronti delle aziende che acquisisce». 

Ma se il primo effetto concreto della sentenza della Corte di giustizia è quello di riaprire la partita Mediaset-Vivendi, ci sono alcune conseguenze per il mercato italiano che non possono essere sottovalutate. «L’effetto che questa decisione avrà nel corso del tempo», spiega Antonio Pilati, ex commissario Agcom e Antitrust, «sarà una forte spinta alla concentrazione del settore, una tendenza che del resto è già cominciata». Se la domanda è quali saranno i player di questa concentrazione, Pilati si attende che «a muoversi possano essere soprattutto coloro che sono già presenti nella produzione di contenuti originali e che hanno capacità finanziarie rilevanti». L’identikit è quello di giganti come Amazon e Netflix. «L’Italia - prosegue Pilati nella sua analisi - del resto è un mercato ancora attraente». Tutto ciò costringerà anche i broadcater come Mediaset o Sky a trovare altre strade per competere. Sky, per esempio, si è già lanciata nella banda larga, mentre Mediaset, come detto, si è detta pronta ad investire. 
 

Ultimo aggiornamento: 12:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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