Tasse più alte, allarme dell'Ufficio di Bilancio: rischio recessione

Venerdì 28 Dicembre 2018 di Michele di Branco
Tasse più alte, allarme dell'Ufficio di Bilancio: rischio recessione
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La pressione fiscale che sale e gli investimenti che scendono, in un quadro nel quale l'Italia rischia addirittura la recessione. L'Ufficio parlamentare di Bilancio avverte che per effetto del maxiemendamento «la portata espansiva della manovra va ridimensionata». Tanto che, avverte il presidente, Giuseppe Pisauro, in audizione in commissione bilancio della Camera, «c'è un'inversione di segno nell'effetto netto complessivo sulla spesa per investimenti e contributi agli investimenti nel 2019: da un aumento di 1,4 miliardi inizialmente previsto si passa a una riduzione di circa un miliardo». E poi, appunto, la questione tasse. Secondo l'Upb, per effetto delle misure inserite in manovra, la pressione fiscale salirà nel 2019 al 42,4% del Pil dal 41,9% del 2018. «Negli anni successivi ha precisato Pisauro senza considerare le clausole che valgono un punto e due, un punto e 5 in più, si arriva al 42,8% nel 2020 e al 42,5% nel 2021. Il messaggio sostanziale e che c'è leggero aumento che poi rimane stabile: dal punto di vista politico sarà enorme, dal nostro è mezzo punto».

Il numero uno dell'Upb ha avvertito che la nuova versione della manovra, anche se ha evitato il rischio della procedura per disavanzo eccessivo, è comunque soggetta al rischio di una deviazione significativa rispetto alle regole europee, inclusa la flessibilità per gli investimenti. «Siamo sempre su un crinale pericoloso» l'ammonimento di Pisauro. Ad ogni modo, a giudizio dell'Upb, la nuova previsione di crescita del governo «è accettabile, anche se vanno segnalati notevoli rischi al ribasso a partire da quelli legati all'andamento delle esportazioni e del commercio internazionale».

LE STIME
Le stime del governo e quelle dell'Upb sono allineate per il 2018 intorno all'1%, mentre nel 2019 ci sono divergenze sulla crescita reale (+1% per il governo, +0,8% per l'Upb). Sul nuovo quadro finanza pubblica, Pisauro ha segnalato piuttosto che «il dato preoccupante è quello sul 2020 e sul 2021, con rischi al ribasso superiori rispetto al 2019» Pisauro ha ribadito che «i rischi maggiori sono collegati soprattutto alla presenza esaltata dell'aumento futuro dell'Iva». La manovra è «chiaramente recessiva nel 2020-21, lo dice anche il governo», ha chiarito Pisauro. Secondo il presidente dell'Upb, «non vi è dubbio che nel 2019 l'Italia corra il rischio di una recessione, anche se è presto per cominciare già ora a parlarne come di una realtà: la possibilità c'è». La manovra è stata invece difesa con energia da Giovanni Tria. «La nuova versione garantisce una compliance con le regole fiscali europee evitando l'avvio che sarebbe stato disastroso di una procedura sul debito» ha spiegato in serata il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, nel corso di un'audizione di fronte alla commissione Bilancio della Camera. Il numero uno del dicastero di Via XX Settembre ha confidato nella possibilità di disinnescare le clausole di salvaguardia Iva, portate per il 2020 a circa 23 miliardi e per il 2021 a poco meno di 28,8 miliardi. Tria ha precisato che «rispetto alla prima versione della manovra, quella definitiva attuale riduce la spesa corrente del 2019 e non lo fa a scapito della spesa per investimenti». Il ministro è stato protagonista anche con uno scambio polemico in particolare con i deputati del Pd ed alla fine ha sbottato: ««Mi avete massacrato per un'ora, potrò pure parlare!». Sono seguite urla e insulti.

I TEMPI
Quanto alle misure contenute nella legge di Bilancio, il ministro ha garantito che «l'erogazione al ribasso prevista nel 2019 in 7,1 miliardi per il reddito di cittadinanza non ne modifica minimamente la portata». La misura partirà «tra fine marzo e il 1 aprile». E in riferimento al tema previdenziale, Tria ha detto che «per quota 100 si confermano l'impianto e l'impatto della riforma». Si potrà andare in pensione con 62 anni e 38 di contributi, con un preavviso di 9 mesi per i dipendenti pubblici, «senza alcuna riduzione dell'assegno pensionistico». Il ministro ha anche reso noto alcuni dettagli sul taglio delle pensioni alte. «La riduzione ha quantificato il ministro porterà a un risparmio totale di 415,26 milioni di euro tra il 2019 e il 2023, di cui circa 80 nel 2019». Tria ha anche confermato la volontà del governo di intervenire sulle indicizzazioni oltre tre volte il minimo chiarendo che la riduzione dell'adeguamento all'inflazione per le pensioni oltre tre volte il minimo sarà di «5,4 euro lordi al mese, 3,4 euro netti. Una perequazione che incide meno rispetto alle leggi vigenti finora e che porterà 2 miliardi di euro nel triennio».
 
Ultimo aggiornamento: 11:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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