La Grecia affonda le Borse: Milano -4%
Ue chiede nuove misure contro la crisi

Lunedì 12 Settembre 2011
La Borsa di Milano
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ROMA - Avvio di settimana in picchiata per le Borse europee, in pesante rosso come venerd scorso. A pesare sono di nuovo i timori della bancarotta della Grecia e della sempre pi difficile soluzione della crisi del debito Ue. Piazza Affari ha chiuso la seduta con un nuovo crollo: -3,89% dopo il meno 5% della seduta precedente. Ancora peggio ha fatto Parigi (-4%), mentre Francoforte ha perso il 2,27% e Londra l'1,63%.



A Piazza Affari è un terremoto per i bancari in scia all'ipotesi di un downgrade di Moody's sugli istituti francesi. Maglia nera è Unicredit (-10,91% a 0,68%) che è finita su livelli che non toccava da due anni e mezzo. A seguire Intesa SanPaolo (-9,54%). Non c'è pace nemmeno per le banche francesi, che hanno vissuto oggi l'ennesima seduta nera in Borsa, gravate dalle incertezze sulla situazione greca e dalle indiscrezioni su un possibile imminente downgrade da parte dell'agenzia Moody's, che circolano insistenti da ieri. In una seduta difficile per la Borsa di Parigi, con il Cac 40 che ha chiuso in ribasso del 4,03%, gli istituti di credito francesi - che peraltro hanno quote, anche importanti, di alcune banche italiane - sono stati i peggiori del listino, come accade ormai da settimane.



Intanto l'Italia e altri sette paesi chiedono di tagliare il bilancio Ue 2014-2020, mentre la Commissione invita gli stati sotto attacco a proseguire negli sforzi e a preparare, se necessario, nuove misure, con riferimento particolare all'Italia se le entrate saranno sotto le attese. Nel frattempo è stata approvata in commissione alla Camera, senza modifiche, la manovra varata dal Senato.



Lo spread Btp-Bund sopra 380 punti. Il differenziale di rendimento tra Btp decennali e Bund torna sopra i 380 punti base. Lo spread è arrivato a 381.83 punti, dopo aver aperto a 362.62 e toccato un massimo di 382.75.



Netto rialzo per i rendimenti dei Bot a un anno: nell'asta odierna il Tesoro ha collocato titoli a 3 mesi e a un anno per complessivi 11,5 miliardi ma ha dovuto offrire rendimenti più elevati. Per la tranche a 1 anno (da 7,5 miliardi) il tasso medio è balzato al 4,153% dal 2,959% dell'emissione di agosto. Per la tranche a 3 mesi (da 4 miliardi) il tasso medio è salito all'1,907% dall'1,034% dell'asta di marzo.



Il rischio di un default della Grecia fa salire la pressione sull'euro che crolla ai minimi da 10 anni nel cambio con lo yen giapponese e rivede i valori più bassi da sette mesi contro il dollaro. La moneta europea è scesa fino a 104,1 rispetto allo yen (da 105,9 di venerdì scorso), un livello che non si vedeva da giugno del 2001. Rispetto al biglietto verde l'euro si è deprezzato fino a 1,3495 (da 1,3655 di venerdì) testando i minimi da febbraio, per poi riuscire a recuperare sopra quota 1,36.



La fuga dalla valuta europea è lo specchio non solo della paura per un tracollo finanziario di Atene - per quanto nella forma di un "default pilotato" - ma anche della profonda sfiducia del mercato nei confronti della politica dell'Europa, con i leader e le maggiori istituzioni Ue che appaiono sempre più in disaccordo sulle strategie per arginare la crisi del debito sovrano.



L'Italia, insieme ad Austria, Germania, Finlandia, Francia, Olanda, Svezia e Gran Bretagna, con l'aggiunta informale della Danimarca, hanno chiesto intanto una riduzione delle spese previste nelle nuove prospettive economiche e finanziarie della Ue per il periodo 2014-2020. L'iniziativa è stata presentata con una lettera degli otto paesi al Consiglio Affari Generali della Ue. La proposta «giunge in un momento in cui gli stati membri stanno facendo sforzi finanziari considerevoli per sostenere l'Europa mentre sono sotto sforzo di consolidamento», scrivono gli otto partner, indicando che «le spese pubbliche europee non possono restare esenti da questi considerevoli sforzi nazionali».



«La proposta della Commissione è troppo alta», dichiarano gli otto, facendo riferimento alla proposta di Bruxelles che prevede per il periodo 2014-2020 impegni per 1.025 miliardi di euro, pari all'1,05% del Pil Ue, e 972 miliardi in pagamenti. Secondo i paesi promotori dell'iniziativa, gli aumenti delle spese previste «sono significativamente in eccesso rispetto a ciò che serve per stabilizzare il bilancio europeo». Il nuovo piano finanziario «non deve portare ad un aumento nei contributi nazionali al budget Ue. Pertantole spese totali per il periodo 2014-2020 devono essere sostanzialmente più basse allo scopo di soddisfare questo criterio».



Gli otto chiedono al tempo stesso che le nuove prospettive finanziarie coprano «le spese in modo completo e trasparente», bocciando così la parte della proposta della Commissione che prevede la di fuori del piano finanziario le spese per progetti importanti, come Iter e Galileo, e il Fondo per l'aiuto alla globalizzazione. «Abbiamo bisogno di usare al meglio il bilancio europeo per creare migliori condizioni per la crescita e creare un'Europa più competitiva. Abbiamo bisogno di spendere meglio, non di spendere di più».



I tagli prospettati dagli otto paesi più la Danimarca potrebbero aggirarsi tra i 50 e i 100 miliardi di euro, si dice nei corridoi del palazzo Justus Lipsius, dove è in corso il consiglio Ue degli affari generali. «Non sono state indicate cifre - ha precisato il sottosegretario degli esteri Alfredo Mantica - Ma se facciamo una battaglia, su un bilancio pluriennale di 1.083 miliardi (1025 più 58 miliardi fuori budget, ndr) la conclusione non potrà essere un arrotondamento a 1.080» In dicembre, l'Italia non aveva firmato la lettera con cui Gran Bretagna, Francia e Germania volevano chiedere il congelamento del bilancio Ue fino al 2020, in quanto erano stati accolti alcuni suoi emendamentì destinati a sottolineare la necessità di dare maggiore attenzione alla qualità della spesa e non solo alla quantità. «C'è stata un'evoluzione - ha detto Mantica - Direi che c'è una maturazione anche da parte degli altri. L'idea di questo gruppo di nove infatti è anche di allargarsi ad altri. La posizione dell'Italia guarda più ai saldi, ai suoi 5 miliardi di contribuzione netta, che vogliamo assolutamente ridurre. Ma abbiamo detto chiaramente che la nostra partecipazione al gruppo informale non significa che noi condividiamo tutto con tutti gli altri», ha precisato Mantica, citando il controverso rebate (sconto) britannico sul quale l'Italia ha una posizione critica. «Deve essere chiaro che nella discussione non saremo assolutamente allineati con gli altri laddove i nostri interessi nazionali saranno confliggenti con la visione di altri. Sulla Pac (politica agricola) saremo probabilmente più d'accordo con la Francia che con la Gran Bretagna».



«Gli Stati membri sotto la pressione dei mercati devono continuare a lavorare sui loro obiettivi di consolidamento delle finanze e, se necessario, prendere ulteriori misure»: questa la raccomandazione contenuta nel rapporto 2011 sulle finanze pubbliche della Ue, che segnala come il debito pubblico della zona euro continui a salire e raggiungerà l'88,7% del pil nel 2012, un aumento di oltre 20 punti dal 2007, quando era a quota 66,3%.



L'Italia deve essere pronta a prendere «misure aggiuntive qualora le entrate derivanti dal fisco siano minori di quanto previsto e se vi fossero difficoltà a tagliare la spesa come stabilito», rileva il rapporto della Commissione Ue.



«Le ipotesi che la Grecia possa fallire a causa del debito pubblico sono cresciute di nuovo - sostiene in una nota Melanie Bowler, analista di Moody's - la crisi dovuta al debito sovrano dell'area dell'euro è ancora lontana da trovare una soluzione». L'analista aggiunge che «la sospensione dei colloqui sul salvataggio della Grecia tra l'Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale la scorsa settimana non ha fatto bene al mercato dei titoli di stato». Il quadro complessivo, inoltre, risente delle «preoccupazioni per i dati deboli sul terzo trimestre attesi nel corso della settimana».




Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 22:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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