Irpef, taglio da 20 miliardi in due anni
Meno tasse e riduzione Irap del 10%

Domenica 16 Febbraio 2014 di Andrea Bassi
Irpef, taglio da 20 miliardi in due anni Meno tasse e riduzione Irap del 10%
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Una cura choc per abbattere le tasse sul lavoro di 20 miliardi nei prossimi due anni. Sarebbe questo uno degli obiettivi del piano economico al quale sta lavorando la squadra di Matteo Renzi. A tirare le fila è Graziano Delrio, l’attuale ministro per gli affari Regionali, insieme a Lorenzo Guerini e al responsabile economico Filippo Taddei, oltre al contributo di vari «consulenti» esterni. Il piano in grado di ridare fiato all’economia e rilanciare i consumi interni dovrà essere, nelle intenzioni di Renzi, uno dei primi atti del suo governo. Una cura basata su un taglio delle tasse, soprattutto quelle sul lavoro dipendente, che questa volta dovrà farsi sentire nelle buste paga. L’idea è di non cadere nel tranello dei governi che si sono succeduti in questi anni e che hanno varato riforme fiscali che alla fine si sono tradotte in poche decine di euro l’anno nelle buste paga con un effetto boomerang. L’ipotesi allo studio è uno sgravio che riesca a far aumentare i salari più bassi di almeno 400-500 euro l’anno. Per farlo si agirà gradualmente, riducendo il peso fiscale, sui redditi fino a 35 mila euro l’anno, ma concentrando le risorse soprattutto nella parte bassa. Le ipotesi in campo sono diverse, sia quella di un abbattimento delle prime due aliquote Irpef, sia quella di un aumento degli sgravi per il lavoro dipendente e per i figli. Ma il risultato dovrà comunque essere un aumento del 4-5% degli stipendi mensili. Il taglio sarà strutturale, e dunque le coperture dovranno essere certe. Dalla spending review, già quest’anno, dovranno arrivare più dei 3 miliardi indicati da Enrico Letta nel suo «Impegno Italia» e assicurati dal commissario Carlo Cottarelli. L’obiettivo sono almeno 4-5 miliardi di euro, ai quali si aggiungeranno gli altri 14 miliardi circa previsti sempre da «Impegno Italia» per il 2015. Ulteriori risorse, uno o due miliardi, dovrebbero poi arrivare dall’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. Poi ci sono i 3 miliardi attesi dal rientro dei capitali, ma trattandosi di risorse «una tantum» non potranno essere probabilmente utilizzate per il taglio delle tasse. Discorso diverso per «dividendo spread», cinque miliardi dai minori interessi sul debito da contabilizzare subito con un anticipo del Def, il Documento di economia e finanza. Sul fronte fiscale, inoltre, potrebbe emergere anche un’altra novità che riguarda la riscossione. A chi ha sempre pagato puntualmente le tasse potrebbe essere garantito uno sconto, una sorta di «premio fedeltà» per i contribuenti onesti al quale, ovviamente, saranno affiancate misure per accelerare il recupero dell’evasione e l’emersione del lavoro nero.



IL CUNEO FISCALE

Anche le imprese avranno la loro parte. Ci sarà l’agognato taglio dell’Irap, una delle voci che più incidono sul cuneo fiscale. La sforbiciata della tassa dovrebbe essere del 10%, per un costo totale di 2,3 miliardi di euro. C’è però anche un’alternativa meno cara. Una misura per agevolare il lavoro giovanile prevista dal jobs act: la defiscalizzazione completa per le nuove assunzioni sotto i 30 anni. Il costo, in questo caso, sarebbe di poco superiore al miliardo di euro.



Non ci dovrebbero essere invece nuovi interventi sulle pensioni. Ad escluderli ieri, è stato lo stesso responsabile economico del Partito Democratico, Taddei. Dunque dovrebbe tramontare, almeno per il momento, l’idea di ricalcolare con il metodo contributivo gli assegni previdenziali oltre i 3.500 euro che invece sono attualmente pagate con il più favorevole metodo retributivo. Molte delle misure previste, tuttavia, dovranno essere discusse e mediate con le altre componenti della maggioranza, a partire dal Nuovo Centro Destra. Ieri Angelino Alfano ha frenato, dicendo a Renzi che un programma di governo «non si può scrivere in 48 ore».
Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:24

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