​Alitalia, più tempo ad Atlantia: Palazzo Chigi vuole far slittare la scadenza da aprile
a giugno

Sabato 20 Aprile 2019 di Umberto Mancini
Alitalia, più tempo ad Atlantia: Palazzo Chigi vuole far slittare la scadenza da aprile a giugno
4

Ali-Atlantia andrà ai tempi supplementari oppure, salvo colpi di scena, per la compagnia di bandiera non ci sarà che la via della liquidazione, con tanto di esuberi e macelleria sociale. Uno scenario, quest’ultimo che a Palazzo Chigi non vogliono nemmeno prendere in considerazione. Ma affinché prevalga la prima ipotesi, la meno probabile al momento, serve un rinvio rispetto alla scadenze già fissate (il 30 aprile a rigore l’operazione si sarebbe dovuta chiudere) per trovare una mediazione e mandare in porto una trattativa tutta in salita. Del resto alternative concrete non ce ne sono. E se la holding dei Benetton, al momento alla finestra, non dovesse in extremis accettare la corte del governo, i problemi da superare sarebbero davvero giganteschi. Cdp e le aziende pubbliche (Poste, Fincantieri, Leonardo) non hanno infatti nessuna intenzione di rilevare la quota del 30-35% che nel piano elaborato dalle Fs, regista dell’operazione Alitalia, dovrebbe accollarsi la società che fa capo ai Benetton. Delta e Tesoro sono pronte ciascuna a mettere sul piatto i soldi per una quota del 15%, sborsando circa 300 milioni in totale. «Senza Atlantia non si va da nessuna parte - dice una fonte governativa - e alla fine anche i grillini dovranno accettarlo, abbassando la testa». Bisognerà vedere se a quel punto i privati saranno ancora interessati.


​Alitalia, nessun problema per le prenotazioni: anche senza accordo si vola fino a tutto il 2019


A complicare il quadro, già ingarbugliato di suo, c’è anche il caso Siri. Un caso che pesa come macigno sui rapporti tra Lega e 5Stelle. I primi nettamente favorevoli a far entrare Atlantia nel capitale della nuova Alitalia ripulita dei debiti; i secondi ancora pieni di dubbi, ma non più, fieramente ostili al progetto come un paio di mesi fa. Tant’è che al Mit guidato dal ministro Danilo Toninelli si sbrigano a liquidare la questione, affermando che della partita se ne occupa il Mise, ovvero il vice premier Luigi Di Maio in prima persona. Ma una eventuale fallimento dell’operazione salvataggio - ragionano gli uomini della Lega - alla fine si ritorcerebbe proprio contro il capo dei grillini che, nelle ultime dichiarazioni, ha usato parole molto caute, evitando di chiudere la porta in faccia ad Atlantia e assicurando che «siamo davvero al fotofinish». Fu il primo, tra l’altro, a dire che sarebbe stata fatta una operazione di sistema, per rilanciare la compagnia di bandiera con investimenti miliardari.
Adesso bisognerà vedere come in queste ore si svilupperà il negoziato, visto che proprio dalla holding hanno fatto capire che ci sono almeno tre questioni da risolvere: la procedura di revoca della concessione ad Autostrade dopo il crollo del Morandi, la revisione delle tariffe autostradali e l’urgenza di sbloccare investimenti per 5 miliardi per la Gronda di Genova. Senza certezze su questi temi è molto difficile che l’ad del gruppo Giovanni Castellucci possa solo immaginare di portare il dossier al cda della prossima settimana, convocato del resto non per affrontare il tema - mai ufficialmente sul tavolo - ma solo per conferire i poteri all’amministratore delegato dopo l’ok dell’assemblea. 

Subito dopo Pasquetta ci sarà invece la riunione del consiglio dei ministri che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe lanciare altri segnali. O almeno così si aspettano i sindacati, Cisl in testa, preoccupati per l’impasse. «La partita - sottolineano - è nel campo del governo che deve chiarire subito che strada vuole prendere, ovvero se Atlantia può essere utile o meno al salvataggio e se ci sono altre ipotesi praticabili». 
Di certo Palazzo Chigi farà di tutto per allungare i tempi e consentire così ai 5Stelle di chiarirsi al proprio interno. Il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi è preoccupato: «Non so se la moral suasion su Atlantia funzionerà, entrerà solo se le conviene». Una vera corsa contro il tempo. Anche se la restituzione del prestito ponte da 900 milioni scatterà solo a fine maggio e dunque ci sono margini per arrivare al traguardo. Quanto alle scadenze legate alla gestione commissariale, è molto probabile che il mandato possa slittare a dopo l’estate. C’è da scavallare lo scoglio delle elezioni europee e quello ben più duro delle tensioni nell’esecutivo. In cassa Alitalia ha circa 500 milioni di euro che consentono, anche in vista della stagione estiva, di avere sufficiente carburante per volare ancora, ma non per programmare il futuro. 
 

Ultimo aggiornamento: 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci