G20 prova a muovere contro i colossi del web: devono pagare le tasse

Sabato 8 Giugno 2019
G20 contro i colossi del web: devono pagare le tasse
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Il G20 finanziario muove contro i colossi del web per la tassazione giusta: Facebook, Google, Amazon, Apple e altri player sono sotto accusa per l'opzione di Paesi a bassa fiscalità, a prescindere dal cliente finale. Il tema, già in evidenza, ha acquistato maggiore slancio dopo che il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, spegnendo le attese sul faccia a faccia col governatore della Banca centrale cinese Yi Gang sul contenzioso commerciale, ha detto che progressi «non sarebbero maturati fino all'incontro del G20» di Osaka, a fine mese, tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping. I dazi pesano sulla crescita che, in una bozza circolata del comunicato finale, è vista in fase di «stabilizzazione».

Pur condividendo la necessità di rivedere il sistema, non sarà facile arrivare alle regole per i colossi del web. C'è l'ipotesi doppio pilastro: da un lato la tassazione di beni o servizi dove sono venduti anche se la presenza fisica della compagnia è altrove; dall'altro, se le società riescono a sfuggire, il varo di un'aliquota minima globale da concordare. «Non possiamo spiegare alla popolazione che dovrebbe pagare le tasse quando alcune compagnie non lo fanno perché spostano i loro profitti in giurisdizioni a bassa tassazione», ha affermato nel simposio d'avvio, a Fukuoka, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire. Parigi e Londra sono in prima linea sulla «tassa digitale», puntando a misurarsi col nuovo modello di business. Una volta che c'è un nuovo sistema, la Francia eliminerà la sua tassa digitale, basata sul fatturato, ha assicurato Le Maire, fiducioso su un accordo entro il 2020.

Per gli Usa, più prudenti sulle mosse europee che mettono nel bersaglio i colossi americani del web, Mnuchin ha riconosciuto che le politiche fiscali devono catturare la «digitalizzazione» delle imprese per impedire la «corsa verso il basso» da parte dei Paesi che cercano di attirare le compagnie offrendo incentivi insostenibili e ingiustamente bassi. «Sono questioni complicate in un ambiente che cambia», ha osservato Mnuchin. Tra i temi della prima giornata di Fukuoka, la trasparenza del debito. «Tutti i ministri delle Finanze del G20 concordano sul dare la trasparenza», ha detto il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz. I Paesi creditori, Cina inclusa, dovrebbero
essere pronti ad accettare le regole dell'accordo del Club di Parigi, ha aggiunto. Pechino è nel mirino sulle infrastrutture ambiziose finanziate in Paesi a basso reddito, sforniti di competenze, che finiscono per subire poi la pressione politica.

Se i grandi progressi nella tecnologia dei servizi finanziari hanno aiutato a includere e modernizzare i mercati, dall'altro hanno creato problemi di privacy, concorrenza e concentrazione. «L'industria tecnologica cinese è un ottimo esempio di questo scambio tra benefici e sfide», ha rilevato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde. Negli ultimi 5 anni, la crescita del settore «ha avuto un enorme successo e ha permesso a milioni di persone di beneficiare dell'accesso ai prodotti finanziari e lacreazione di posti di lavoro di alta qualità. E ha anche portato 
due società a controllare oltre il 90% del mercato dei pagamenti mobili», ha aggiunto Lagarde. Il fintech e «una sfida sistemica unica» per la stabilità e l'efficienza finanziaria.

 
Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 10:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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