Sì alla fusione tra le Confindustrie. Alleanza Treviso-Padova: «Ricostruire»

Sabato 16 Giugno 2018 di Maurizio Crema
Sì alla fusione tra le Confindustrie. Alleanza Treviso-Padova: «Ricostruire»

MESTRE - Più forti in Veneto, in Italia e anche in Europa. La fusione tra Unindustria Treviso e Confindustria Padova che ha dato vita ad Assindustria Veneto Centro, seconda organizzazione territoriale d'Italia dopo Assolombarda con 3400 soci per 160mila addetti, non è solo un fatto locale e serve anche a riempire un vuoto di rappresentanza dopo il crac delle Popolari. «Vogliamo rompere per ricostruire, Padova e Treviso si fondono per dare più servizi e rappresentanza alle imprese ma anche per dare una scossa - commenta Massimo Finco, presidente padovano e dal 23 luglio, quando scatterà ufficialmente la fusione, primo presidente di Veneto Centro - anche in Confindustria».
 


 
SECONDI
Già, con Lombardia ed Emilia, gli altri vertici del nuovo triangolo industriale, qui si esprime la seconda potenza manifatturiera d'Europa. «Assindustria Veneto Centro in Confindustria pesa», sottolinea Maria Cristina Piovesana, l'altra regista di quest'aggregazione filata via liscia e benedetta dall'unanimità dei 2500 industriali votanti. E con Assolombarda ed Emilia potrebbe contare il 25% dei voti di Confindustria. Dunque, se la logica dei numeri e del feeling dimostrato ieri anche dagli interventi di Alberto Vacchi (presidente di Emilia Arena Centro) e di Carlo Bonomi (leader di Assolombarda) rimarrà fino al 2020, il futuro presidente nazionale passerà da qui e potrebbe anche essere il veronese Giulio Pedrollo.

«In passato Padova e Treviso avevano scelto Alberto Vacchi come presidente di Confindustria - ricorda Maria Cristina Piovesana - tra un anno e mezzo, quando sarà il momento di scegliere il nuovo presidente al posto di Vincenzo Boccia cercheremo il meglio per le nostre imprese e non necessariamente sarà un veneto. Non abbiamo nessuna preclusione su Pedrollo. Quello che conta è dare rappresentanza al nostro mondo». E guardare avanti. Pedrollo, ex leader di Verona, la scorsa tornata aveva appoggiato Boccia con Vicenza e Venezia. «Se fosse Pedrollo a me andrebbe benissimo, meglio ancora se un padovano - osserva Finco - quello che conta è che si scelga un leader che sappia trascinare e alzi al voce col governo».

LA POLITICAOra in ogni caso il Veneto della politica e del credito deve fare i conti con un nuovo soggetto forte. «Noi con questa fusione vogliamo stimolare anche la politica, che guardi oltre le città e al territorio - sottolinea Finco -. Serve almeno una piattaforma veneta per affrontare certe sfide e non parlo solo di industria ma anche di ospedali, università, di infrastrutture. A me i dazi non piacciono ma Trump ha capito come si deve difendere la sua industria interna - continua Finco -. Guardate anche Putin: se ne frega delle sanzioni e ha cambiato la bussola, andando in Kazakistan invece che venire in Italia, perché da lì in poco più di due ore si arriva in Cina. Il mondo sta correndo più veloce di quello che si pensa».

Per questo Confindustria deve diventare più forte anche a livello locale. «Le imprese chiedono più servizi ma soprattutto più rappresentanza - ricorda la leader trevigiana che diventerà presidente di Veneto Centro tra un anno, solo nel 2020 ci sarà l'elezione di un vero presidente comune, il candidato in pole position è il padovano Enrico Carraro -. Il Veneto manca di una capitale economica che dia unitarietà e governace a questo spazio metropolitano che sta tra Padova, Treviso e Venezia». Già, Venezia, che potrebbe portare una terza forza d'equilibrio perché oggi Treviso (2150 soci) pesa molto più di Padova (1200 soci). «Ma non c'è niente di concreto - frena subito la Piovesana - siamo stati concentrati su questa fusione».

ROMADi certo il Veneto imprenditoriale è in ebollizione e anche a Roma si guarda con attenzione alla nascita di questo polo Veneto Centro. «Quest'alleanza non è contro Confindustria anche se io auspico che possa evolversi a livello regionale - dice Piovesana -. Il processo nostro ha coinvolto anche la regionale e anche gli altri presidenti delle territoriali provinciali. È vero che si rompono gli schemi ma sono stati fatti tutti i passaggi istituzionali e così anche nei confronti di Confindustria nazionale. E oggi siamo d'accordo con Zoppas, serve ancora una Confindustria del Veneto che faccia da coordinamento». In ogni caso «per fare lobby abbiamo bisogno di grandi dimensioni - avverte Finco - e noi vogliamo essere anche un esempio per le università e le Camere di Commercio, spero che Treviso e Padova si fondano».

Certo la politica deve battere un colpo. Ma le premesse del nuovo governo non convincono Finco: «Si parla di pensioni o di reddito garantito, una scelta di retroguardia assoluta perché sostituisce alla centralità del lavoro quella di un sussidio dello Stato. E manda ai giovani un messaggio sbagliato. Per i nostri figli dobbiamo volere un Paese che premi il coraggio, il merito, l'intraprendenza». Concetti resi più forti anche da qualche uscita in dialetto.
Come è forte il richiamo sulle infrastrutture. «Sulle grandi opere dalla Tav alla Pedemontana al terzo Valico siamo di fronte a un bivio - spiega Finco -. L'Italia può rispettare gli impegni assunti e diventare protagonista dei futuri traffici internazionali, a patire dal nuovo triangolo industriale con Lombardia ed Emilia. Oppure debole, divisa e provinciale, rifiutare la modernità e scivolare nell'irrilevanza». Alla politica Finco chiede anche un altro colpo di reni che spezza tabù: «Servono politiche differenziate. Il Nord non è Roma, come Roma non è il Sud. L'autonomia del Veneto, della Lombardia, dell'Emilia è l'occasione storica per far ripartire la riforma in senso federale dello Stato».
BANCHEChiusura su una grande assenza: le banche del territorio.
Il crac di Popolare Vicenza e Veneto Banca ha lasciato scoperto il credito locale e la gestione della sga che ha ereditato le loro sofferenze e crediti a rischio rischia di essere pesante per migliaia di imprese venete. «Le nostre imprese non verranno lasciate sole - assicura la Piovesana - la presenza di Carlo Messina, Ad di un gruppo europeo come Banca Intesa, è un segnale di quanto Padova e Treviso possano pesare anche per un istituto del genere».

Ultimo aggiornamento: 15:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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