Fitch declassa l'Italia con outlook negativo
Draghi: per i giovani futuro a rischio

Venerdì 7 Ottobre 2011
Mario Draghi
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ROMA - Anche Fitch ha declassato l'Italia, abbassando il rating sovrano di lungo termine da AA- a A+ con outlook negativo. La valutazione di breve termine scende a F1 da F1+. Il downgrade riflette l'intensificarsi della crisi della zona euro che costituisce un significativo shock finanziario ed economico che ha indebolito il profilo di rischio sovrano dell'Italia» spiega Fitch in una nota, sottolineando che «una soluzione credibile e complessiva della crisi è politicamente e tecnicamente complessa e ci vorrà tempo per realizzarla a per guadagnare la fiducia degli investitori». Fitch aggiunge che «l'alto livello di debito pubblico e le esigenze di finanziamento del debito, assieme a un basso livello di crescita potenziale rendono l'Italia particolarmente vulnerabile a shock esterni».



Declassata la Spagna, Portogallo a rischio "spazzatura". Fitch ha tagliato il rating di lungo termine della Spagna portandolo da AA+ ad AA-, con outlook negativo. Per il Portogallo rimane invece il rischio di un taglio del rating a "junk" (spazzatura). Fitch mantiene il rating sovrano del Paese lusitano sotto osservazione con implicazioni negative. Ad aprile Fitch aveva tagliato il rating di Lisbona a BBB-, ossia all'ultimo livello d'investimento.



Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, lancia intanto l'allarme sul futuro delle nuove generazioni: «Le prospettive di reddito per loro sono più che mai incerte. Si stanno sprecando risorse preziose e stiamo mettendo a repentaglio non solo il loro futuro ma quello del Paese intero».



«Misure strutturali sono priorità assoluta». «La priorità assoluta dell'Italia è oggi uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali - ha detto Draghi al seminario per la sussidiarietà dedicato a giovani e crescita - La bassa crescita dell'Italia degli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni. La crescita economica non può fare a meno dei giovani, né i giovani della crescita. Le difficoltà da loro incontrate devono preoccuparci non solo per equità, ma per un problema di inutilizzo del loro patrimonio di conoscenza e capacità di innovazione».



«Indispensabile riformare il settore istruzione». Secondo il prossimo presidente Bce «è indispensabile proseguire nell'azione di riforma del settore dell'istruzione per incrementare lo stock di capitale umano, oggi inferiore in quantità e qualità rispetto ai Paesi con cui competiamo sui mercati». Questi interventi, osserva Draghi, «si rifletterebbero in un miglioramento anche delle opportunità economiche e professionali dei giovani. Rimuovere gli ostacoli all'attività economica riducendo i costi di apertura e di gestione delle nuove imprese promuovono anzitutto la partecipazione economica delle nuove generazioni».



«Occorre ridurre il grado di segmentazione del mercato del lavoro, oggi diviso in settori protetti e non protetti» auspica Draghi, che chiede di «intervenire sulla regolamentazione delle diverse tipologie contrattuali ed estendere la copertura degli istituti assicurativi».



«La condizione di povertà economica delle famiglie con figli si è aggravata» denuncia Draghi, evidenziando che «tra il 2007 e il 2010 il reddito equivalente, cioè corretto per tenere conto della diversa composizione familiare, sarebbe diminuito in media dell'1,5 per cento». Il calo, secondo i dati di

Bankitalia, sarebbe stato più forte, oltre il 3 per cento, tra i nuclei con capofamiglia di età compresa tra i 40 e i 64 anni, proprio per le minori entrate degli altri componenti. All'opposto, sarebbe aumentato il reddito dei nuclei con capofamiglia di 65 e più anni.
Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 01:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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