Fca, Elkann: «Stop al dialogo con Renault scelta coraggiosa». Analisti cauti su altre opzioni

Venerdì 7 Giugno 2019
John Elkann, presidente di Fca
TORINO - Renault è delusa e il governo francese non considera tramontato il progetto di fusione. Per Fiat Chrysler, che ha ritirato l’offerta, invece, la partita è chiusa. «Ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle», spiega il presidente John Elkann in una lettera ai dipendenti. Il ministro dell’Economia, Le Maire, spiega che «un accordo era stato trovato su 3 delle 4 condizioni imposte dalla Francia (tutela lavoro e siti industriali, governance, partecipazione al progetto sulle batterie elettriche franco-tedesco, pieno coinvolgimento dell’alleanza con Nissan), restava da ottenere il sostegno esplicito di Nissan».

«Ci stavamo approcciando in modo positivo» ai negoziati e «c’era una chance di incrementare le opportunità per Nissan», commenta il ceo giapponese Hiroto Saikawa. Il tema della futura alleanza, al centro della strategia dell’ex ad di Fca Sergio Marchionne, torna ora alla ribalta. «Fca, sotto la leadership di Mike Manley - sottolinea Elkann - è una società straordinaria, piena di persone eccezionali con una chiara strategia per un futuro forte e indipendente. Continueremo a essere aperti a opportunità di ogni tipo che offrano la possibilità di rafforzare e accelerare la realizzazione di questa strategia e la creazione di valore».

Fiat Chrysler torna a scendere alla borsa di Milano: se ieri il titolo aveva chiuso piatto dopo la brusca partenza (-3% circa) seguita al ritiro dell’offerta per Renault, nella mattinata di oggi le Fca si distinguono come uniche in rosso (-0,8%) del Ftse Mib, mentre Renault sale dell’1% (-6,8% ieri). Secondo Il Sole 24 Ore, i motivi della reazione opposta di ieri allo stop al negoziato era dovuto anche a fattori tecnici, cioè al fatto che scommettendo nei giorni precedenti sull’alleanza con condizioni a favore dei francesi gli operatori avessero assunto una posizione rialzista su Renault e ribassista su Fca. Ieri la rottura ha imposto quindi una correzione di tale posizione. Se comunque fino al pomeriggio di ieri qualche spiraglio di riapertura del negoziato sembra esserci (anche alla luce del comunicato ufficiale di Renault e delle dichiarazioni di qualche esponente del Governo francese), la lettera scritta dal presidente John Elkann ai dipendenti è sembrata mettere la parola fine sull’operazione.

«La scelta di interrompere il dialogo non è stata presa con leggerezza ma con un obiettivo in mente: la protezione degli interessi della nostra società e di coloro che lavorano qui, tenendo chiaramente in considerazione tutti i nostri stakeholder» ha scritto Elkann definendo «irragionevole» spingere il negoziato oltre limiti non convenienti per il gruppo o comunque senza le necessarie garanzie di successo finale. Fca, ha poi aggiunto, resta aperta ad altre opportunità. Su questo gli analisti sono cauti. «Da osservatori esterni non riteniamo sia probabile una riapertura a breve, ma restiamo dell’idea che l’appeal speculativo per Fca resti intatto e i colloqui con altri potenziali partner possano partire in qualunque momento, uno scenario tanto più probabile quanto più il mercato dell’ auto si dovesse indebolire - osservano da Equita Sim - Il tentativo di fusione con Renault conferma la forte motivazione di Fca ad aggregazioni e una flessibilità (entro certi limiti) nel modificare i termini di un accordo. È comunque vero che il numero di potenziali opzioni è limitato».

«Non crediamo che Fca possa essere coinvolta in una nuova operazione, almeno nel breve termine - sottolinea Mediobanca Securities - Gm ha già dichiarato di non avere interesse per Fca, Psa ha il Governo francese come principale azionista e questo rappresenta un potenziale ostacolo, mentre le opzioni Hyundai o di gruppi cinesi non sono fattibili probabilmente considerando la guerra commerciale in corso». Intanto gli analisti di Credit Suisse hanno tagliato a 59 euro il target di prezzo su Renault (da 73 con raccomandazione «neutral»). Per il broker svizzero le implicazioni per Renault del fallito accordo sono il mancato accesso alle sinergie con Fca, uno sconto holding destinato ad aumentare e l’elevata dipendenza dalla partnership con Nissan.
Ultimo aggiornamento: 12:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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