Eurobond, l'epidemia Coronavirus può far superare decenni di no

Mercoledì 18 Marzo 2020 di Luca Cifoni
Eurobond, l'epidemia Coronavirus può far superare decenni di no

ROMA Dichiarazioni anche piuttosto solenni nella riunione dei ministri finanziari di lunedì, come richiedono le circostanze attuali, ma finora nessuna traccia di un vero e proprio pacchetto europeo contro il coronavirus. Per capire come si muoverà l'Europa - in quanto reale entità politica ed economica e non semplice somma di Stati nazionali - i prossimi giorni saranno decisivi.

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La manovra annunciata dall'Italia è finora la più sostanziosa in termini di effettivo ricorso al deficit, anche se nelle prossime ore sono attese mosse analoghe da altri governi a partire dalla Germania. La differenza con altre crisi, e soprattutto con quella finanziaria innescata quasi dieci anni fa dalla Grecia, sta nel fatto che il tracollo dell'economia non nasce da una debolezza specifica di alcuni Paesi, ma da una minaccia che si sta riversando sull'intero Continente (oltre che sul resto del pianeta) più o meno con la stessa incredibile intensità.

Paradossalmente si tratta di un'occasione ideale per provare a far decollare strumenti comuni di politica economica che finora sono rimasti sempre al palo, a partire proprio dagli Eurobond. L'idea di emettere debito garantito da tutti gli Stati europei e quindi in grado di essere percepito come di altissima qualità sui mercati globali (originariamente proposta 30 anni fa da Jacques Delors per le infrastrutture) si è finora scontrata con l'opposizione dei Paesi nordici, che rifiutano l'idea della condivisione dei rischi, almeno fino a che questi non saranno significativamente ridotti.
 


Così non se ne era fatto niente nemmeno nel 2011, quando l'Italia si trovò sull'orlo del baratro. Non è detto che l'epidemia di Covid-19 sia sufficiente a far cambiare queste posizioni; ma economisti e analisti sono piuttosto concordi nel segnalare che l'emergenza in corso, dopo che buona parte dei Paesi è stata costretta ad adottare misure di distanziamento sociale e di forte riduzione dell'attività economica, coinvolgerà pesantemente tutti: con una contrazione che ad esempio Morgan Stanley quantifica in cinque punti per tutta l'area dell'euro nel 2020 (ma anche per la Gran Bretagna). Non si tratterebbe quindi salvare questa o quell'economia più o meno importante, ma di dare una spinta alla ripartenza generale.

Sul piano tecnico le soluzioni potrebbero essere varie, con l'emissione affidata ad un'apposita agenzia europea per il debito o allo stesso Mes, il Fondo salva-Stati. Il nuovo debito, a cui verrebbe riconosciuta la tripla A e quindi la massima affidabilità, sarebbe specificamente finalizzato agli interventi contro la pandemia e per la ripresa dell'attività produttivo, quindi non potrebbe essere interpretato come un assegno in bianco. Allo stesso tempo rappresenterebbe un primo esperimento di cessione di un pezzo di politica economica (dopo quella monetaria) dai vari Stati ad un'entità davvero europea.

GLI IMPEGNI
Per ora però ci si può limitare a prendere atto degli impegni annunciati dai vari governi, che in genere si concentrano sulla liquidità da fornire alle imprese (è il caso ad esempio anche dei 200 miliardi della Spagna).
Mentre gli Stati Uniti fanno sapere di voler mettere in gioco complessivamente 1000 miliardi di dollari (che serviranno anche per pagare bonus da almeno 1000 dollari direttamente alle famiglie) e la Gran Bretagna segue con un pacchetto di 20 miliardi di sterline di aiuti diretti a cui se ne aggiungono 330 di prestiti alle imprese sostenuti da garanzie pubbliche.

Ultimo aggiornamento: 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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