Fiat sulla sede di Industrial all'estero:
«Il fisco italiano non perderà nulla»

Giovedì 23 Maggio 2013 di Giorgio Ursicino
Sergio Marchionne presidente di Fiat Industrial e artefice della fusione con la controllata CNH
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ROMA - Le tasse non c’entrano, la sede legale della nuova Fiat Industrial sar fuori dall’Italia per attrarre investitori, mettendo gli azionisti della futura societ sullo stesso livello di quelli dei suoi maggiori concorrenti». Con la nota di un portavoce, il Lingotto risponde alle polemiche sollevate dalla notizia del cambio di sede dopo la fusione ancora in corso con la controllata Cnh.

Valutazioni false. «Dichiarazioni e valutazioni sul danno del fisco italiano sono completamente false - spiega la nota - Le imposte complessivamente pagate da tutto il Gruppo nel 2012 ammontano a 564 milioni, di questa cifra solo il 5% è di competenza delle società operanti in Italia e che continueranno a pagare le tasse nel nostro paese». Il 46% del totale delle tasse è di competenza delle società che operano in Nord America, l’11% di quelle in America Latina, il 27% di quelle in Europa di cui il 5% in Italia (per un corrispettivo di circa 27 milioni).

La sede di CNH è già in Olanda. Industrial sottolinea che la sede legale di Cnh Global Nv è già da molti anni in Olanda, mentre «in Italia come negli altri paesi hanno sede le società nazionali che svolgono attività nei vari Paesi e che continueranno a pagare le tasse dove operano». L’ipotesi del trasferimento della sede legale nel Regno Unito di New Fiat Industrial è nel prospetto preliminare presentato alla Sec, l’autorità americana per il controllo dei mercati, per la quotazione della nuova società a Wall Street. Nessun vantaggio fiscale per le società, quindi, la scelta di attraversare la Manica ha ripercussioni sui dividenti ed è dettata dal fatto di non penalizzare gli eventuali azionisti rispetto a quelli di aziende concorrenti nel settore del «capital goods» con un regime punitivo.

Coordinamento fiscale. La scelta del Lingotto è stata difesa anche dall’ex premier Mario Monti: «Una grande azienda ha il diritto e il dovere di cercare le condizioni più favorevoli. Forse in passato è stato sbagliato dare sussidi alla Fiat e anche evitare che l’Alfa venisse venduta agli stranieri, ma ora il Lingotto deve essere libero di operare. Fino a che non ci sarà un coordinamento fiscale a livello europeo, chi è più mobile come le aziende e il capitale sceglie la località che più conviene». Non mancano gli interventi demagocici che però nulla hanno a che vedere con il fatto. Dice Gennaro Migliore di Sel: «Quanti soldi ha preso Fiat in questi anni? Se il governo non prenderà provvedimenti avremo una crisi devastante». E Antonio Di Pietro: «Industrial pagherà le tasse a Londra ma continuerà a prendere i soldi dalle banche e dall’Italia». Il governatore del Piemonte Cota punta invece l’indice sull’occupazione: «L’importante è che gli stabilimenti italiani funzionino».

Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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