Ue-Usa, la guerra del commercio

Giovedì 25 Gennaio 2018 di Roberta Amoruso
Ue-Usa, la guerra del commercio

L'Europa reagisce a Trump. Non è la prima volta che Angela Merkel boccia quel protezionismo «che non porta da nessuna parte» ma è tanto caro a Donald Trump. Questa volta, però, il clima che si respira al vertice di Davos e le nuove uscite contro la Cina del tycoon Usa sollecitano un attacco a viso aperto al presidente Usa, senza nemmeno bisogno di nominarlo. «Oggi, 100 anni dopo la catastrofe della Grande Guerra, dobbiamo chiederci se abbiamo davvero imparato la lezione della storia, e a me pare di no», dice Merkel.

Non è certo quell'isolazionismo, «che di certo non aiuta», a poter dare una risposta alla crisi. «L'unica risposta è la cooperazione e il multilateralismo». Il fronte è lo stesso aperto all'inaugurazione del Forum dal premier indiano, Narendra Modi. Anche l'Italia fa sentire la sua voce, preoccupata com'è, secondo le parole del premier Paolo Gentiloni, che ci sia «una rincorsa verso posizioni protezionistiche». Anche perché il protezionismo, dice il presidente del Consiglio, solo «apparentemente tutela i singoli Paesi, ma alla lunga creerebbe enormi problemi economici» e finirebbe anche per «tagliare il ramo» su cui poggia la crescita.

«Potrei dire Italy First, perché no, ma alla fine se si vuole la crescita, il benessere, se si vuole proteggere il lavoro, serve un ambiente economico che funzioni e per averlo c'è bisogno di libertà commerciale, di libero mercato e non di protezionismo». Insomma, va bene proteggere gli interessi del proprio mercato, sottolinea il premier italiano, ma a tutto c'è un limite. E il limite «è che non possiamo mettere in discussione le basi che hanno consentito questi anni di sviluppo economico e di uscita dalla crisi». Ancora: «Se pensiamo che l'accavallarsi di posizioni protezionistiche possa convivere con lo sviluppo dell'economia mondiale, credo che sia un errore». Poi un certo ottimismo sui rapporti con Trump: «Sono convinto che si può spingere l'amministrazione americana ad avere punti di compromesso perché un atteggiamento distruttivo» non può portare a nulla di buono. Nel frattempo, l'Europa deve essere più presente, «magari chiudendo subito il trattato Mercosur e essere più attiva nel Mediterraneo».

Anche la Francia fa quadrato contro i dazi. Secondo Emmanuel Macron, serve «un nuovo patto globale per rendere sostenibile la globalizzazione nell'interesse delle classi medie e di chi lavora, un patto di cooperazione internazionale fondato sul multilateralismo e non su nuove egemonie e nuovi poteri». Del resto, perseguire obiettivi di nuovi egemonismi «sarebbe un grande errore: occorre scegliere la strada di una nuova cooperazione globale che deve essere la nostra frontiera di impegno». In sostanza, i leader del G20 devono decidere se far prevalere gli interessi e il bene comune nel lungo periodo oppure no, se realizzare «l'idea di progresso ora oppure no».
Venerdì toccherà a Trump. E c'è da scommettere che lo scontro sul protezionismo si farà anche più duro. Si capisce dall'uscita ieri a Davos del segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross. Sul commercio estero «finalmente - dice - le truppe statunitensi sono scese ai rinforzi» e dopo la mossa di martedì, con i dazi su frigoriferi e pannelli solari, «arriveranno altre misure», promette Ross. Magari su proprietà intellettuale, acciaio e alluminio.

L'EUROPA
Lo sguardo dei leader Ue è anche all'Europa.

E se Macron rilancia l'integrazione Ue «a più velocità», per Merkel «abbiamo bisogno di un'Unione europea sempre più integrata». Soprattutto ora che l'Europa è «avvelenata» dai populismi.

Ultimo aggiornamento: 14:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA