Tria: l'economia rallenta, la flat tax si farà rispettando i vincoli di finanza pubblica. Di Maio attacca le banche

Martedì 17 Luglio 2018
Tria: crescita Ue rallenta, impatto sull'Italia. Ma la flat tax si farà

La crescita rallenta in tutta la Ue e questo avrà un impatto anche sull'Italia. Ad annunciarlo è il ministro dell'Economia Giovanni Tria che però conferma che il governo attuerà la flat tax come promesso. La flat tax sarà progressiva, migliorerà l'attuale struttura dell'Irpef e nell'attuarla saranno rispettati i vincoli di finanza pubblica. È la doppia rassicurazione quella che arriva dal ministro dell'Economia, in un intervento programmatico di fronte alla
Commissione Finanze del Senato ancora una volta ispirato a un estremo realismo. Il leader 5 stelle Luigi Di Maio intanto attacca le banche.

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La crescita. L'economia italiana registra «tassi di crescita positivi» ma «a ritmo lievemente inferiore a quello medio del 2017» e «per l'anno in corso appare ancora possibile conseguire una crescita non lontana da quella programmata, anche se il quadro fa prevedere un rallentamento e una lieve revisione al ribasso per l'andamento delle esportazioni e della produzione», ha detto Tria in audizione in commissione Finanze al Senato.

Anche per il 2019 gli istituti internazionali indicano «un rallentamento dei principali paesi europei e questo avrà un impatto anche sull'economia italiana».

La flat tax. Il Mef ha avviato un task force «per analizzare i profili di gettito in vista della definizione della flat tax, in un quadro coerente di politica fiscale e in armonia con i principi costituzionali di progressività che l'attuale sistema Irpef fa fatica a garantire». L'obiettivo è quello di mettere in essere «azioni strutturali fortemente orientate a rendere la tassazione più favorevole alla crescita, migliorare la tax compliance e preparare il terreno alla riduzione della pressione fiscale».

«Fisco amico»​. «Parlare di pace fiscale non vuol dire fare nuovi condoni ma un fisco amico che favorisca l'estinzione dei debiti» cioè «un fisco che ha a cuore accanto alla riscossione anche il suo presupposto, cioè creare ricchezza e consumi e in ultima analisi il benessere e la crescita del Paese». Bisogna passare «da uno stato di paura nei confronti dell'amministrazione finanziaria alla certezza del diritto e alla fiducia, mutare il rapporto tra stato e contribuenti adottando come principio guida la buona fede e la reciproca collaborazione tra le parti». Allentare la pressione fiscale su cittadini e imprese è un obiettivo che va perseguito «compatibilmente con gli spazi finanziari». Le azioni di governo, ha spiegato Tria, saranno portate avanti mantenendo l'impegno sulla riduzione del debito. 

Reddito di cittadinanza. «Le riforme vanno affrontate attraverso una rimodulazione e un cambiamento del sistema di entrate e uscite. Quando mi si dice 'quanto costa?' rispondo che è una domanda mal posta, perché bisogna vedere quale è il disegno specifico della norma, ma anche perché il costo di un provvedimento non può essere tutto addizionale ma in parte sostitutivo». Si tratterà di «trasformare strumenti di protezione sociale già esistenti in altri strumenti», poi si vedrà «il costo differenziale e come introdurlo gradualmente».

L'Irap «è una imposizione che non ha mai goduto del mio favore dal punto di vista della sua logica economica ma deve rientrare nel pacchetto della riforma che si sta studiando», ha detto il ministro rispondendo a una domanda sull'imposta regionale sulle attività produttive posta dai senatori nel corso dell'audizione in commissione Finanze. Il ministro ha ricordato che quella fiscale a cui il governo sta lavorando deve essere «una riforma strutturale» e all'interno di questa cornice strutturale va vista anche la pace fiscale. «Dovremmo immaginare - ha spiegato - un percorso di attuazione della riforma che debba essere ben definito e che debba riguardare sia le possibilità tecniche di attuare una riforma strutturale sia di valutarne anche l'impatto su bilancio pubblico per intraprendere questa strada».

Di Maio. «Il sistema bancario la deve pagare perché ha avuto un atteggiamento arrogante infischiandosene dei risparmiatori e dello Stato ed è stato protetto da ambienti politici sia in questa regione che a livello nazionale. Se vogliamo sostenere le imprese dovremo ridurre l'arroganza di certe organizzazioni, quelle illegali e anche di alcune legali». A dirlo il vicepremier Luigi Di Maio al termine della visita a Gioia Tauro nello stabilimento dell'imprenditore Nino De Masi.

«L'azienda di De Masi - ha aggiunto Di Maio - è un simbolo delle battaglie contro la criminalità organizzata, ma anche contro un sistema bancario che la deve pagare perché ha avuto l'arroganza di infischiarsene dei risparmiatori e dello Stato. Se vogliamo rimettere mano al mondo delle imprese e cominciare a sostenerle, allora dobbiamo ridurre l'arroganza di alcune organizzazioni, quelle illegali e anche alcune legali».

La vicenda di Nino De Masi - l'imprenditore che ha denunciato alcune banche per usura - «ci ha dimostrato - ha poi detto Di Maio - che la mafia è un atteggiamento e questo atteggiamento a volte lo troviamo nelle organizzazioni criminali ma a volte lo troviamo anche nelle banche, visto e considerato che quello che ha passato questa azienda non è dovuto solo alle organizzazioni criminali ma anche ad un'altra tragica spirale in cui è finita, che è quella del credito, quella dell'usura bancaria».


 

Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA