Pensioni, ipotesi Ape social estesa fino al 2019

Sabato 11 Novembre 2017 di Luca Cifoni
Un anno in più per l'Ape social, l'indennità riconosciuta a chi ha almeno 63 anni in attesa della pensione di vecchiaia: l'emendamento presentato dal Pd al Senato si inserisce nella trattativa tra governo e sindacati che lunedì si concluderà con l'incontro politico, a cui parteciperanno i tre segretari confederali. Come fanno rilevare i firmatari, la proposta di modifica potrebbe quanto meno contribuire alla soluzione del problema. Attualmente è infatti previsto che il regime sperimentale dell'Ape termini il prossimo anno, nel senso che in seguito non si potrebbe più presentare domanda. Ma il 2019 è l'anno in cui si porrà il problema dell'adeguamento di cinque mesi dei requisiti previdenziali - conseguente all'incremento dell'aspettativa di vita - che porterebbe l'età della vecchiaia a 67 anni. Siccome il grosso delle categorie per cui potrebbe scattare l'esenzione rispetto a questo inasprimento coincide con le attività gravose ammesse all'Ape social, con il prolungamento dell'indennità almeno una parte della platea potrebbe optare per questa soluzione dai 63 anni in poi; mettendosi quindi al riparo pur in presenza del requisito più severo. Il governo in realtà ha offerto ai sindacati una specifica esclusione dell'incremento limitatamente al solo requisito della vecchiaia, per queste categorie e poche altre.

LUNEDÌ INCONTRO DECISIVO
L'emendamento sull'Ape contiene poi altri ritocchi alla norma, che hanno l'obiettivo di evitare un filtro troppo severo alle domande. Vuole insomma evitare che si verifichi di nuovo quanto accaduto quest'anno quando l'Inps ha respinto circa il 70 per cento delle richieste presentate. In particolare i correttivi riguardano il concetto di disoccupazione, che è una delle condizioni previste per l'accesso all'Ape. Il confronto con le parti sociali resta comunque in salita. I sindacati chiedono ulteriori estensioni della platea dei salvati dai 67 anni. Ci sono però toni diversi. La Cisl pare determinata a perseguire l'intesa, che potrebbe prevedere oltre alle esenzioni il nuovo meccanismo di calcolo dell'adeguamento all'aspettativa di cita (più morbido in quanto basato sulle medie biennali), l'istituzione della commissione scientifica per studiare il tema in tempi meno ravvicinati e altri punti della cosiddetta fase due come l'equiparazione della previdenza integrativa tra lavoratori pubblici e privati. Cgil e Uil invece in queste ore sottolineano soprattutto le distanze che ancora permangono rispetto all'impostazione del governo.

Sul tema dell'adeguamento all'aspettativa di vita è intervenuto ancora Tito Boeri. Il presidente dell'Inps avverte che il mancato scatto dei mesi aggiuntivi comporterebbe maggiore spesa e quindi un aumento del carico fiscale e contributivo per le generazioni future. In questo modo insomma verrebbe messa a rischio anche l'occupazione.