Pensioni anticipate, il direttore Inps: «Sì a nuove richieste a novembre»

Domenica 18 Giugno 2017 di Luca Cifoni
Il dg dell'Inps, Gabriella Di Michele
I decreti della presidenza del Consiglio dei ministri su Ape social e “precoci” sono finalmente arrivati in Gazzetta ufficiale e in tempo reale l’Inps ha pubblicato le sue circolari con le istruzioni dettagliate. Da ieri è dunque operativa la procedura informatica per fare la domanda di Ape social. Gabriella Di Michele, da pochi mesi direttore generale dell’istituto, spiega come funzioneranno le nuove forme di flessibilità, ma allo stesso tempo avverte che l’istituto - senza un ricambio generazionale del personale - potrebbe trovarsi in difficoltà ad affrontare i compiti sempre più numerosi che gli vengono affidati.

Nelle attuali regole previdenziali esistono già alcune strumenti flessibili. Cosa cambia adesso con l’entrata in vigore dell’Ape?
«Partiamo dall’inizio. La riforma Fornero ha indubbiamente consentito di mettere in sicurezza il sistema previdenziale, ma si scontra con le difficoltà di una serie di persone che non riescono a raggiungere i requisiti anagrafici. Fino ad oggi il problema è stato affrontato con le varie salvaguardie che però nel corso del tempo hanno cambiato natura: inizialmente servivano infatti a tutelare chi era rimasto intrappolato nel cambio delle regole, poi sono state usate per venire incontro ad altri tipi di esigenze. Con l’Ape si va verso una soluzione più razionale e più trasparente».

Come funziona l’Ape social e quali saranno i compiti dell’Inps?
«L’Ape social è un’indennità che lo Stato riconosce a soggetti meritevoli di tutela, quindi il costo è a carico della collettività. Per disoccupati, invalidi o persone che assistono un familiare disabile sono richiesti 30 anni di contributi, per chi svolge mansioni faticose invece i contributi salgono a 36 anni. Quest’ultima categoria è per noi quella più complessa da gestire. Abbiamo sottoscritto un Protocollo con Ministero del Lavoro, Inail, Anpal ed Ispettorato del lavoro per poter verificare che le persone che hanno presentato un’autocertificazione svolgano effettivamente quelle mansioni, perché il contratto di lavoro da solo non basta a dimostrarlo. Questi controlli partiranno dopo il 15 luglio, data di scadenza per la presentazione delle domande».

L’indennità potrebbe non essere per tutti, verrà riconosciuta fino ad esaurimento delle risorse stanziate nella legge di bilancio. Basteranno?
«Per quest’anno sono disponibili 300 milioni di euro, io credo che saranno sufficienti visto che tra l’altro si parte in una fase avanzata dell’anno. In ogni caso se le risorse lo permetteranno ci sarà una sorta di secondo appello, una nuova scadenza al 30 novembre per le domande tardive. Per il 2018 i fondi disponibili invece raddoppiano. All’Inps tocca poi il compito di monitorare i flussi, è un lavoro per il quale siamo preparati».

Invece servirà ancora tempo per l’Ape volontaria, che è uno strumento diverso.
«L’Ape volontaria introduce un elemento di equità sociale, permettendo l’uscita anticipata di chi non ce la fa più a lavorare o comunque ritiene che la pensione maturata sia sufficiente. E questo senza oneri per lo Stato. Culturalmente, mi pare un meccanismo quasi scandinavo. Il target a cui si rivolge è diverso da quello dell’Ape social, si tratta infatti di un prestito finanziario e probabilmente interesserà persone che potranno percepire una pensione di un certo importo, alle quali non crea problemi il fatto di dover restituire per vent’anni il prestito ricevuto. L’Inps opererà da interfaccia per gli interessati rispetto alle banche e alle assicurazioni. Il nostro è un lavoro anche di consulenza, al quale ci stiamo preparando costruendo le professionalità necessarie».

Ma quando potrà partire concretamente l’uscita anticipata su base volontaria?
«Il Dpcm sull’Ape volontaria è ancora in fase di predisposizione, poi bisognerà fare gli accordi quadro con le banche e le assicurazioni ma non credo che questo richiederà molto tempo. Penso che dopo l’estate sarà tutto pronto».

Governo e Parlamento continuano a produrre strumenti previdenziali o assistenziali sempre diversi, dall’Ape al bonus mamma. Ognuno con la sua procedura diversa che va gestita. Non tocca all’Inps fare le leggi, ma non sarebbe il caso di iniziare a razionalizzare la situazione?
«C’è stata qualche iniziativa legislativa che va nel senso della razionalizzazione: penso ad esempio al Rei, il reddito di inclusione sociale, che sostituirà quattro prestazioni attuali: social card, carta acquisti, Sia e Asdi. Spero che si prosegua in questa direzione. Resta il fatto che l’Inps ha un bisogno disperato di rinnovare il proprio personale. Con la struttura informatica riusciamo a reggere, a fatica, e ad affrontare gli svariati compiti che ci vengono affidati. Ma l’età media del nostro personale è di 57 anni. Abbiamo bisogno di assumere giovani, gli spazi che si sono aperti finora sono solo una goccia nel mare».
Ultimo aggiornamento: 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA