Mps, il piano: l’intervento in due tempi dello Stato

Domenica 11 Dicembre 2016 di Andrea Bassi
Mps, il piano: l’intervento in due tempi dello Stato
Il sentiero è stretto. Ma il Tesoro è pronto a sfruttare quel poco spazio che c’è tra le maglie delle norme europee sulle banche per lanciare il suo salvagente al Monte dei Paschi di Siena. Che i margini ci siano e che l’Europa non si metterà di traverso nel caso in cui l’aiuto pubblico dovesse rivelarsi necessario, lo ha lasciato capire un falco come il presidente della Bundesbank Jens Weidmann.

Intervistato dal Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung a proposito del caso Mps e della situazione delle banche italiane, ha spiegato che «in linea di principio non si può mai escludere che uno Stato sia coinvolto nella soluzione di una crisi bancaria in aggiunta agli investitori». Non solo. Weidmann ha anche aggiunto che si possono risparmiare dalle perdite alcune categorie di investitori. Se non è un via libera poco ci manca. Al Tesoro, come ha ricordato ieri il vice ministro dell’Economia Enrico Zanetti, tutto sarebbe pronto per l’intervento. «Nel giro di pochi giorni», ha spiegato, si arriverà ad un provvedimento, perché ci sono «già soluzioni a portata di mano, bisogna portarle a compimento».

L’intervento avverrebbe in due tempi. Il primo passaggio sarebbe la concessione di una garanzia pubblica di 3-5 miliardi di euro sull’eventuale inoptato dell’aumento di capitale. Solo se l’aumento dovesse fallire, allora lo Stato entrerebbe direttamente nel capitale della banca. Con l’incognita dell’avvio delle procedure del cosiddetto «burden share», che porterebbero a delle perdite sulle obbligazioni subordinate e che dovrebbe scattare prima dell’intervento pubblico. Si potrebbe aprire dunque il problema dei 40 mila risparmiatori che hanno acquistato circa 2 miliardi di euro di titoli ad alto rischio.

In realtà, non trattandosi di una risoluzione, che si ha quando un istituto è insolvente, ma di un intervento precauzionale, non è del tutto chiaro se il burden share debba scattare. Comunque sia l’intenzione del governo sarebbe quella di ricomprare direttamente dai sottoscrittori le obbligazioni. Con un’appendice importante. Siccome quei titoli sarebbero stati venduti in violazione dei profili di rischio della clientela. In teoria, chi li ha acquistati senza essere stato correttamente informato dei rischi, in caso di azzeramento del valore, potrebbe chiamare in causa la banca per ottenerne il rimborso. Anche perché Mps, come detto, non è un istituto insolvente. Insieme alle obbligazioni, lo Stato acquisirebbe anche il diritto al ristoro da parte della banca. Una tesi che però va ancora verificata in tutte le sue sfaccettature.

 
L’ATTESA
Ma per quanto tecnicamente il Tesoro sia pronto ad un intervento, nulla sarà fatto fino a quando non ci sarà un nuovo esecutivo in carica nel pieno dei suoi poteri. Inoltre a Via XX settembre contano ancora che la «soluzione di mercato» alla quale lavora la banca possa andare in porto. Anche perché quello dello Stato, in base alle regole europee, non può che essere un intervento precauzionale, attivabile solo quando le altre soluzioni sono venute a mancare. Su questo versante qualcosa dovrebbe capirsi già nella giornata di oggi, quando è stato convocato un consiglio di amministrazione di Rocca Salimbeni. 

Nel decreto allo studio del governo, poi, saranno inserite altre misure. Come quella che permette agli istituti di credito di ammortizzare in più anni l’ulteriore contributo al fondo di risoluzione nato per risolvere la crisi delle quattro banche. Un altro intevento dovrebbe esserci anche sul fronte delle Banche popolari, dopo l’intervento del Consiglio di Stato che ha sospeso l’efficacia di una parte della riforma del settore inviando gli atti alla Corte Costituzionale.
Ultimo aggiornamento: 09:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA