Trincea sul deficit e ritocchi Iva

Giovedì 20 Settembre 2018
Giovanni Tria

LA GIORNATA
ROMA A una settimana esatta dalla data ultima per aggiornare le stime sui conti pubblici necessarie per avviare la stagione della manovra di bilancio, il nodo cruciale resta dove fissare l'asticella del deficit. Il premier Giuseppe Conte ha detto che sarà una «manovra seria e credibile» e che il governo «non si impiccherà ai decimali». Il vicepremier, Luigi Di Maio, ha ribadito che per finanziare le misure è necessario «attingere ad un po' di deficit» per poi «far rientrare il debito l'anno dopo, o dopo due o tre anni». Del resto, ha spiegato Di Maio, l'obiettivo del governo non è «rassicurare i mercati», ma «rassicurare gli italiani». Il concetto lo ha chiarito ancora meglio la vice ministro all'Economia, la grillina Laura Castelli, in un'intervista a Radio Capital. Fissare il deficit all'1,6% del Pil, come vorrebbe il ministro dell'Economia Giovanni Tria, ha spiegato Castelli, «vorrebbe dire non fare quasi niente, a meno che non si facciano solo tagli». Lega e Cinque Stelle spingono perché nella nota di aggiornamento del Def, il deficit venga lasciato salire fino al 2,3-2,4%, in modo da trovare 10-12 miliardi di euro per finanziare la riforma delle pensioni con quota 100, la flat tax per le partite Iva e il reddito di cittadinanza. Che l'obiettivo sia questo lo si capisce anche da una voce fuori dai Palazzi, ma considerata vicina al mondo della Casaleggio Associati, quella del presidente di Confapri Arturo Artom, che ieri ha voluto ricordare come il deficit italiano sia salito nel 2017 al 2,3% perché Eurostat ha deciso di far inserire nel disavanzo anche i soldi dei salvataggi bancari. Difficile insomma, dire no a spese in deficit per i cittadini. Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, parlando a Otto e Mezzo, ha detto che il deficit si può sforare anche del 2% se ci sono misure serie. Per ora le maggiori tensioni sono sul sussidio universale del M5S. Tanto che ieri Conte, ha voluto incontrare i capigruppo grillini per dare rassicurazioni. A Giuseppe D'Uva e Stefano Patuanelli, Conte ha detto che «la riforma del reddito di cittadinanza, sarà inserita nella manovra», e avrà «un impatto significativo sul piano sociale».
LA DISCUSSIONE
Mentre la discussione sul deficit va avanti, prosegue anche la costruzione delle misure che, in parte, potrebbero essere finanziate con un aumento selettivo dell'Iva, con alcuni prodotti che passerebbero dal 10% al 22%. Ieri il sottosegretario all'Economia, il leghista Massimo Bitonci, ha spiegato che tra le misure che dovrebbero essere inserite nella manovra ci sarà anche l'allargamento della cedolare secca al 21%, oggi applicata solo ai canoni per le abitazioni, anche ai locali commerciali. Sul tavolo ci sono due ipotesi. La prima è di riservare lo sgravio fiscale soltanto ai nuovi contratti di affitto, in modo da contenere il costo della misura. La seconda ipotesi è quella di far utilizzare la cedolare anche ai contratti in corso, con un costo stimato in 900 milioni. L'apertura del governo sui canoni commerciali è stata salutata positivamente da Confedilizia. Per il presidente Giorgio Spaziani Testa è «finalmente giunto il momento di quel cambio di passo che il settore immobiliare attende da molti anni». Si lavora anche sull'abolizione del superticket da 10 euro su esami e visite specialistiche. Per cancellarlo si pensa a risparmi sulla spesa farmaceutica chiudendo i contenziosi sui vecchi «payback» e recuperando così 2 miliardi. Ma il vice ministro leghista all'Economia, Massimo Garavaglia, frena: «Bisogna vedere la fattibilità».
A. Bas.
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Ultimo aggiornamento: 14:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA