Def: giù l'Irap del 5% nel 2014, ma il deficit non si tocca

Lunedì 7 Aprile 2014
Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan
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Tagli per 6,6 miliardi con l'obiettivo di ridurre di 1.000 euro l'Irpef. O in alternativa di introdurre misure analoghe di decontribuzione. Tutto, comunque, senza ricorrere a maggiore flessibilità del deficit. E poi una riduzione dell'Irap. Che però nel 2014 sarà solo del 5%, visto che l'aumento del prelievo sulle rendite finanziarie scatterà solo dal primo luglio e quindi consentirà di coprire solo la metà di quel 10% di riduzione d'imposta previsto a regime. Il governo è al lavoro per la messa a punto dei prossimi provvedimenti economici.



Il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ciascuno nei propri uffici ma in continuo contatto telefonico, hanno lavorato per tutto il weekend. Primo obiettivo: definire il quadro macro economico, cioè l'impalcatura sulla quale costruire gli interventi per il rilancio dell'economia, riorganizzando lo Stato. Ci saranno scelte, anche radicali, come la cancellazione di organismi considerati inutili. «Sforbicia Italia», lo ha definito Renzi, parlando dei tagli che serviranno per il calo delle tasse, un calo per il quale il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si dice pronto a fare «strappi» con chi non ci sta per tutelare le famiglie. Per ora il governo lavora al Def.



Le ultime stime saranno affinate solo domani, dopo che l'Istat avrà diffuso, aggiornandoli, i dati sul deficit e sulla crescita nel quarto trimestre del 2013. Si attendono in giornata, inoltre, anche gli ultimi prospetti sulle entrate fiscali: sotto osservazione, in particolare, è l'Iva, il cui andamento farebbe pensare ad una ripresa dei consumi tale da riavviare l'economia italiana. Il range è già strettissimo. Fatti i conti, il Pil di quest'anno dovrebbe attestarsi attorno allo 0,8%, più in alto dello 0,6% indicato dalla commissione Ue, ma anche sotto l'1% previsto dall'ultimo aggiornamento del Def. Non è previsto alcun sforamento sul deficit, per finanziare misure.



Per quest'anno si attesterà tra il 2,5% (indicato dal governo lo scorso settembre) e il 2,6% (ora stimato dalla commissione Ue). Ma la conferma che si vogliono rispettare i vincoli europei arriva dalla previsione per il 2015: il deficit scenderebbe all'1,8%, un valore lievemente superiore all'1,6% previsto a settembre dello scorso anno ma che rispetterebbe i criteri di riduzione e sarebbe ben lontano dalla soglia del 3% oltre la quale scattano le sanzioni Ue. Rimane il nodo debito. Su questo il governo sta ridefinendo il quadro di rientro che dal 2015 vedrebbe scattare il fiscal compact e richiederebbe forti manovre correttive.



Sul debito pubblico, in particolare, si scaricherebbero gli effetti dei maggiori rimborsi per la Pa, rallentando così il decalage ora previsto. Uno nodo che il governo dovrà trattare con l'Europa e sul quale, prima di prevedere modifiche, è necessario anche il voto favorevole del parlamento. Il Def conterrà anche gli impegni che il governo attuerà la prossima settimana con il decreto taglia-tasse. Non indicherà nel dettaglio i capitoli di spesa, ma gli importi che ci si propone di realizzare con la spending review. Per il 2014 saranno pari a 6,6 miliardi, quanto serve per aumentare di 80 euro al mese le buste paga dei redditi medio bassi, con il meccanismo delle detrazioni.



Questo è infatti il criterio indicato dal ministero dell'Economia, anche se a Palazzo Chigi non è ancora completamente tramontata l'ipotesi di una decontribuzione tramite l'Inps: avrebbe il pregio di spalmare l'aiuto anche sui redditi bassissimi che non pagano tasse (i cosiddetti incapienti) con i benefici massimi tra i 10 e i 15.000 euro. Certo, l'altra faccia del 'taglia-tasse« è lo »Sforbicia-Italia«. Sono state vendute con successo le prime sei auto blu tramite E-Bay, ben sopra il loro valore. Ma arrivano ora anche tagli agli enti considerati inutili.



L'ipotesi rimbalzata di una cancellazione delle Camere di Commercio fa intervenire l'Unioncamere per spiegare che per lo Stato non ci sarebbero benefici, visto che sono sovvenzionate da contributi delle imprese. Non ci sarà, invece, la riduzione di 2,5 miliardi sulla Sanità, seccamente smentita dallo stesso Matteo Renzi in una intervista al Quotidiano Nazionale. O almeno non ci sarà con questa entità.



Certamente arriveranno tagli selettivi, con l'introduzione dei costi standard. E i risultati potrebbero essere superiori ai 500 milioni di euro di cui ora si parla. Certa è invece la stangata sui dirigenti pubblici con l'arrivo di nuovi tetti agli stipendi, parametri ai diversi livelli di inquadramento: 270 mila euro - come il presidente della Repubblica - per i vertici, più bassi per gli altri: 190 mila per i capi dipartimento, 120 per i dirigenti di prima fascia, 80 mila per quelli di seconda.



L'obiettivo sarebbe quello di coprire tutto il valore del calo delle tasse con tagli di spesa »strutturali«, ma non è escluso che alla fine si possa far conto anche di altre entrate »di garanzia«.
Tra queste: il rimpatrio dei capitali, la riduzione della spesa per gli interessi sul debito (visto il calo degli spread) e anche la maggiore Iva che si incasserà dal pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione.




Martedì il Cdm per il varo del Def Dovrebbe svolgersi martedì pomeriggio il Cdm per il varo del Def. Fino ad allora, il premier Matteo Renzi proseguirà a palazzo Chigi il suo lavoro sul Documento di economia e finanza. Nella giornata di domani, secondo quanto si apprende da fonti di governo, sono in programma una serie di incontri per definire la stesura finale del testo. Poi martedì, come annunciato, la riunione del Consiglio dei ministri.



Quanto al dossier delle nomine al vertice delle società partecipate dallo stato, la stretta finale dovrebbe arrivare a ridosso della scadenza delle cariche, nel prossimo fine settimana. I criteri su cui si sta lavorando, confermano fonti di governo, sono quelli della competenza, con un certo grado di rinnovamento e un'attenzione particolare alla presenza delle donne nelle rose di nomi. La prossima settimana il premier ha in agenda per mercoledì mattina una visita a Vinitaly a Verona. Nel pomeriggio di mercoledì dovrebbe poi prendere parte alla direzione del Pd sulle europee. Sabato, infine, l'apertura della campagna elettorale a Torino.




Incontro Renzi-Casini Il premier ha incontrato a Palazzo Chigi il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Il colloquio è durato circa un'ora. Tra i temi in agenda, secondo quanto si apprende, le riforme istituzionali.
Ultimo aggiornamento: 14:39

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