Conti pubblici, sale la spesa ma interessi e capitali dall'estero riducono il deficit

Mercoledì 1 Marzo 2017 di Luca Cifoni

Tutto come previsto, o quasi. Il tradizionale consuntivo dell'Istat sull'andamento dell'economia e dei conti pubblici nel 2016 indica una crescita del Pil pari allo 0,9 per cento, (un decimale in più di quanto stimasse il governo) e un indebitamento netto, ovvero il deficit di bilancio, che scende - in rapporto al prodotto - al 2,4 per cento come previsto. Il rapporto debito/Pil è ancora in salita ma si attesta a un livello lievemente più basso rispetto alle stime.

​Ma come si arriva a questa riduzione del disavanzo? Il calo degli interessi sul debito pubblico ha fatto la propria parte anche grazie all'effetto Bce sui tassi: 66,4 miliardi contro i 68 del già eccezionale 2015. Ma a guardare bene la spesa corrente per stipendi e acquisti della Pa è cresciuta un po' più di quanto si attendesse mentre si sono ridotte le uscite in conto capitale per investimenti; la pressione fiscale è scesa sì al 42,9 per cento, ma un po' meno rispetto alle previsioni.

​In particolare sul fronte fiscale, c'è stata la prevista flessione delle imposte indirette, dopo la riduzione di Tasi e Irap decisa dal governo, ma questa voce ha dato comunque oltre un miliardo più delle attese.

La voluntary disclosure, il rientro dei capitali dall'estero, ha gonfiato anche oltre il previsto le entrate straordinarie mentre sono andate bene le imposte dirette (Irpef e Ires) e hanno avuto un crescita robusta anche i contributi sociali. Un dato che in parte si spiega con la ripresa dell'economia.

Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 16:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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