La Cina prima potenza mondiale già da quest'anno, sorpasso agli Usa

Giovedì 1 Maggio 2014 di Ugo Papi
La Cina prima potenza mondiale già da quest'anno, sorpasso agli Usa
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Il XX secolo stato quello americano, il XXI sar della Cina. L'affermazione ripetuta da almeno due decenni, ma nessuno era pronto all'annuncio di ieri della Banca Mondiale che vede il sorpasso già avvenuto nell'anno in corso. Il nuovo calcolo tiene conto anche della parità del potere di acquisto (Purchasing Power Parity) e in questo modo se l'economia cinese era solo il 43% di quella Usa nel 2005, nel 2011 la percentuale raggiungeva l'87% e quest'anno avverrebbe il sorpasso, anticipando le analisi del passato di almeno 5 anni.



Ci ha messo lo zampino anche la crisi globale, così che sempre dal 2011 la crescita del “dragone” è stata del 24% e quella americana del 7,6. L'India balza al terzo posto e nelle prime 12 posizioni troviamo anche Russia, Indonesia e Messico. In Europa solo la Germania migliora di poco la sua posizione. Naturalmente le stime del Reddito pro capite ristabiliscono una grande distanza tra tutto il mondo sviluppato e le nuove potenze in rapida crescita, con la Cina che scivola al 99esimo posto e l'India al 127esimo. Questa speciale classifica tuttavia non è consolatoria per l'Italia, che scende al 34esimo posto mondiale, dieci posizioni dietro la Germania e quattro dietro la Francia. Senza contare che questi dati sono riferiti al 2011, quando la crisi dell'Eurozona era ben lontana dalla fine. Se la forbice tra Paesi ricchi e poveri si è ridotta, il mondo “sviluppato” mantiene comunque una fetta considerevole del reddito globale con il 50%, ma una popolazione pari al solo 17% di quella dell'intero pianeta.



IL PERICOLO

C'è chi vede in questo rapido rivolgimento solo un pericolo, mentre sarebbe opportuno rimarcarne le opportunità e gli aspetti positivi. Rimangono, soprattutto riguardo alla Cina, numerosi pregiudizi negativi. Il primo riguarda una presunta tendenza egemonica dell'“Impero di mezzo” con conseguenze sull'equilibrio mondiale in termini di sicurezza. Ci si dimentica però che due secoli fa il Pil di paesi come la Cina o l'India era superiore a quello dell'occidente e oggi l'Asia ritrova nel suo insieme una posizione naturale considerando anche i trend demografici. Inoltre, riguardo alla Cina, non bisogna mai dimenticare che nel corso della sua millenaria civiltà non ha mai invaso un paese vicino, accontentandosi in alcuni casi di un riconoscimento formale della superiorità dell'imperatore. Piuttosto vanno considerate le opportunità enormi per i mercati e i commerci globali che ritovano alcuni miliardi di potenziali consumatori in soli trenta anni di sviluppo impetuoso, con la creazione di una classe media di centinaia di milioni di individui. Una nuovo ceto di super ricchi è poi pronto ad investire all'estero. La salute di un economia si giudica anche dalla capacità di attrarre questi investimenti e noi europei ne abbiamo grande bisogno. L'altra paura riguarda il sistema politico non democratico di alcune delle nuove potenze e il loro alto tasso di nazionalismo. Il confronto, soprattutto sulla democrazia sarà serrato, ma l'occidente dovrà probabilmente abbandonare l'idea che i nostri sistemi democratici con il loro corollario di diritti, non potranno essere imposti né con la forza né con la pretesa di un loro valore universale indiscutibile. Meglio insistere sull'efficacia di tali valori, soprattutto oggi, in un mondo globalizzato che non può fermare né le idee ne le informazioni.



IL PARTITO

Il caso della Cina è in questo senso emblematico: il potere rimane ben saldo nelle mani del Partito Comunista, cosa che ha garantito rapidità e capacità di previsione. In realtà grazie alla trasformazione degli ultimi anni, i cinesi godono di libertà impensabili fino a pochi anni orsono. Finora ha avuto successo un compromesso tra benessere economico e monopolio del potere da parte del Partito. Ma l'impalcatura scricchiola. Le autorità cercano invano di controllare Internet, ma un suo blocco risulta controproducente per l'economia. Così sulla rete passano denunce e informazioni riservate costringendo il Partito a rispondere. La nuova leadership ha lanciato inoltre una lotta senza quartiere alla corruzione, ma in mancanza di un potere giudiziario autonomo la battaglia diventa lotta intestina di potere. Anche le riforme economiche sembrano impossibili senza la separazione tra politica, banche, economia: le duecento aziende di stato più grandi del paese, oggi da trasformare radicalmente per garantire efficienza e accesso al credito al settore privato, sono in mano ad altrettanti clan familiari dei leaders del Partito e dello Stato. L'intreccio resta inestricabile senza coraggiose riforme politiche. Quello che manca oggi al mondo sono organismi internazionali autorevoli ed efficaci, riconosciuti da tutti ed in grado di risolvere rapidamente crisi internazionali e contrasti che inevitabilmente sorgeranno sul piano economico, politico e militare. L'Onu è spiaggiato e il nuovo G20 non ha poteri. Nei nuovi scenari brilla l'assenza dell'Europa, alle prese lei sola oramai, con una crescita economica nulla, una politica estera e di difesa comuni inesistenti e una paura montante tra i suoi cittadini e tra classi dirigenti, che sembrano non aver compreso che il mondo e cambiato e noi non ne siamo più i padroni.
Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 10:55

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