Champagne, allarme bollicine: senza più eventi niente vendemmia. Prezzi alle stelle

Mercoledì 5 Agosto 2020 di Valeria Arnaldi
Champagne, allarme bollicine: senza più eventi niente vendemmia

Matrimoni rimandati. Eventi annullati. Ristoranti con posti ridotti. L'emergenza sanitaria ha cambiato abitudini e consumi. Anche i lussi. In Francia, ora, si combatte la cosiddetta guerra dello champagne, tra produttori di champagne, appunto, e proprietari di vitigni. È questione di numeri. Il CIVC, comitato interprofessionale del vino di Champagne, stima un drastico calo di bottiglie vendute a causa del Covid-19 - 100 milioni in meno dello scorso anno, ossia circa un terzo - pari a 1,7 miliardi di euro di fatturato. Secondo gli esperti, è una crisi di settore più grave di quella registrata nella Grande Depressione nel 1929. Così, il Comitato, per cercare di limitare i danni e soprattutto di non far calare i prezzi, vuole imporre limiti alla raccolta dell'uva, fissandoli intorno a 6000, 7000 chili di grappoli per ettaro. 

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L'eccezionalità del momento - e della conseguente decisione - sottolineata dal CIVC non è bastata a tranquillizzare i viticoltori della regione dello Champagne, che chiedono un tetto non inferiore a 8000, 8500 chili per ettaro. Lo scontro è duro. I confronti continui. Le trattative faticose e, ad oggi, sostanzialmente infruttuose. Non si riesce a trovare un punto - o meglio, un numero - che possa essere condiviso. La soglia più alta indicata dai produttori, settemila chili per ettaro, è ben lontana, dal livello più basso accettato dai viticoltori, ossia 8000 chili per ettaro. La decisione è stata rimandata al 18 agosto. Si attendono gli ultimi dati di vendita, sui quali fondare le previsioni per i prossimi mesi. E anni. 

Il timore, infatti, è che la crisi possa durare ben oltre la contingenza, mettendo in ginocchio molti professionisti. Se le coppe di champagne rischiano di rimanere vuote - o comunque di essere sensibilmente meno - i calici di spumante invece sembrano destinati ad essere protagonisti di molti brindisi. Nel nostro Paese, la categoria non vede crisi all'orizzonte. «Il mercato italiano - spiega Camilla Lunelli, produttore delle Cantine Ferrari - sa bene cosa sia lo champagne e cosa sia la bollicina italiana ed è pienamente consapevole che alcune bollicine tengono qualitativamente testa allo champagne.

Certo, la riduzione del potere di acquisto delle famiglie ci sarà e potrà produrre un po' di effetto trading down, ma non mi aspetto nulla di particolarmente significativo. Sui mercati internazionali è in corso un'apertura verso le bollicine di qualità di altre zone del mondo. La più grande competizione del settore, The Champagne & Sparkling Wine World Championships, ha nominato per tre volte Ferrari miglior produttore dell'anno, davanti quindi allo champagne. Questo, vent'anni fa non sarebbe stato possibile».

LA FILOSOFIAUn ruolo importante sul mercato lo gioca pure la filosofia del brindisi. «Lo champagne è associato ai momenti di festa - prosegue Lunelli - la bollicina italiana anche all'aperitivo con amici, alla cena con il partner e così via. Non c'è quella componente esibizionistica che, a volte, dai non intenditori è associata allo champagne. Questo momento potrebbe rappresentare una piccola opportunità per far guardare a territorio, tradizione, valori».

Il mondo delle bollicine è vario ma, di produttore in produttore, in Italia, la risposta sembra positiva. Al domani si guarda comunque con cautela. «Non abbiamo riscontrato flessioni nelle vendite - dice Giacomo Pondini, direttore Consorzio Asti e Moscato d'Asti DOCG - L'Asti è legato alla ritualità di eventi familiari, non solo a grandi eventi. Come denominazione, temiamo che non ci sarà lo stesso consumo degli anni passati. Il Consiglio d'Amministrazione ha proposto la medesima produzione del 2019, riservando il 10%, da immettere gradualmente sul mercato, in caso ce ne fosse bisogno. Si attende il voto dell'Assemblea. Oggi, di fatto, l'Asti sta mantenendo in equilibrio la denominazione, compensando i cali del Moscato». 

Grande l'importanza del mercato interno. «Il blocco del turismo ha inciso in Francia sulle vendite di champagne ben più di quanto in Italia abbia influito sullo spumante - afferma Riccardo Ricci Curbastro, presidente FederDoc - Durante il lockdown, ad esempio, nel nostro Paese le vendite di prosecco sono lievemente aumentate. Abbiamo trovato il modo di sorridere con un flute in mano anche in giornate drammatiche». 
 

Ultimo aggiornamento: 09:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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