Bitcoin, miracolo o bolla? Esperti divisi: «È il futuro». «No, azzardo pericoloso»

Mercoledì 29 Novembre 2017 di Andrea Bassi
Bitcoin, miracolo o bolla? Esperti divisi: «È il futuro». «No, azzardo pericoloso»
3

Non è giallo e non luccica, ma il paragone più calzante è con l’oro. Un oro digitale. Forse il progetto che il suo misterioso padre, Satoshi Nakamoto, aveva per il Bitcoin, era proprio questo: sfidare l’oro. Persino la terminologia è la stessa. La criptovaluta non si “batte” come una moneta, si «estrae». Coloro che la creano sono chiamati «minatori». Persino la corsa ad accaparrarsela sembra quella del Klondike.

E le caratteristiche, del resto, sono le stesse. Il Bitcoin è un bene scarso, non può essere riprodotto, e se ne «estrae» sempre di meno, solo 400 pezzi negli ultimi mesi, e non potrà superare mai la soglia dei 21 milioni di criptomonete in circolazione (oggi siamo già a 16,5 milioni), a meno che tutti, o quasi, coloro che partecipano al Bitcoin non siano d’accordo. Più facile cambiare la Costituzione italiana. Ecco il cocktail di ingredienti che ha portato il valore del Bitcoin a gonfiarsi in meno di un anno da meno di mille a oltre diecimila dollari. Ieri sul mercato coreano ha raggiunto i 10.400 dollari. 

Ma la domanda è se il Bitcoin sia, come ha pure detto il numero uno di Jp Morgan, James Dimon, una bolla speculativa destinata a scoppiare oppure no. «La grande finanza, i fondi istituzionali», spiega Federico Paesano, Senior Financial Investigation Specialist di Basel Institute of governance, «non si sono ancora riversati sulle criptovalute, se lo avessero fatto vedremmo corsi diversi».

Che significa ancora più alti. In effetti, per quanto un singolo Bitcoin valga più di 10 mila dollari, l’intero mercato vale 160 miliardi. Qualcuno si sta muovendo. Cme Group, il più grande gruppo mondiale che opera sui derivati, con tre miliardi di contratti l’anno per un quadrilione di dollari, una cifra difficile persino da scrivere, ha lanciato dei futures sui Bitcoin in risposta alla domanda dei suoi utenti. 

LE RAGIONI
Sarebbe una delle ragioni, secondo il Financial Times, del balzo della criptovaluta. Per Ken Griffin, dell’hedge fubnd Citadel «bolle come questa possono finire in lacrime, e temo», ha detto, «che sia il caso». Per ora, i grandi utilizzatori di Bitcoin sono brasiliani, indiani, africani, cittadini di Paesi con valute poco stabili o con rischi geopolitici elevati e che hanno, dunque, la necessità di poter trasferire rapidamente i loro soldi. Per capire dove va il Bitcoin sarà dunque necessario guardare sempre più alle mosse dei grandi operatori finanziari occidentali, che per adesso sono per lo più rimasti alla finestra. Anche perché, oltre alle opportunità, esistono dei rischi.

Da non sottovalutare. «Oggi», spiega Edoardo Narduzzi, fondatore di RoboAdvisorCoin, il primo roboadvisor specializzato in criptovalute, «il Bitcoin sta diventando un bene rifugio, ma è anche vero che ha una sua fragilità. Esiste», spiega Narduzzi, «finché sarà legalmente consentito di scambiarlo». Per ora i regolatori, che pure da tempo studiano il meccanismo del blockchain, la tecnologia alla base del Bitcoin reputandola un’opportunità, non sono intervenuti. La ragione l’ha spiegata bene Jerome Powell, il successore di Janet Yellen indicato da Trump alla guida della Fed. Nel corso della sua testimonianza al Congresso, il prossimo governatore della banca centrale Usa ha detto che le valute digitali non sono sufficientemente grandi per destabilizzare l’economia. «Al momento», ha detto, «non contano».

La commissaria alla concorrenza europea, Margrethe Vestager, ha detto che Bruxelles per ora non aprirà un’indagine ma che sta cercando di avere più «informazioni possibili per conoscere il fenomeno in profondità e capire se ci sono ripercussioni sull’economia reale, perché effettivamente ha dei lati oscuri». Ai suoi esordi, per esempio, è stato usato nel dark web per pagare armi e droga su Silk road. Per il direttore di Bankitalia, Salvatore Rossi, offrono possibilità di riciclaggio. E secondo Alessandro Pansa, capo degli 007, «la mafia del Bitcoin sostituirà quella di adesso».

Ma invertire la marcia sarà difficile. «La digitalizzazione del contante», sostiene Giovambattista Palumbo, direttore dell’Osservatorio politiche fiscali Eurispes, «potrebbe essere in futuro inevitabile, anche considerato che l’uso delle criptovalute e la tecnologia blockchain potrebbe assicurare, rispetto al contante, maggiore tracciabilità, trasparenza e non falsificabilità.

Il primo ottobre 2017 negli Usa», spiega, «è nata Aml Bitcoin, la prima criptovaluta a rispettare pienamente le leggi anti riciclaggio, anti terrorismo e sul segreto bancario». 

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci