Bce: tassi fermi e stimolo al credito. Tagliate stime crescita Eurolandia

Giovedì 7 Marzo 2019
Bce: tassi fermi e stimolo al credito. Tagliate stime crescita Eurolandia
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Mario Draghi stupisce ancora. Pur nell'ultima fase del suo mandato, il presidente della Bce ha rimesso l'istituto centrale in prima linea nella difesa dell'economia dell'euro, di fronte a una pesante revisione delle stime di crescita, guai dell'auto tedesca e minacce esterne che vanno dalla guerra dei dazi alla Brexit. Finito il Quantitative easing - gli acquisti di titoli pubblici per sostenere l'econopmia che tuttavia continueranno, a scadenza, a essere reinvestiti finché serve - la Bce ha dato  prova di avere ancora un ampio arsenale, per di più oggi approvato all'unanimità dal consiglio direttivo riunito a Francoforte. Per tutta risposta l'euro scivola a 1,1222 dollari e il tasso del Btp decennale ai minimi dal luglio 2018 sotto il 2,5% (spread a 239).

Innanzitutto c'è la "forward guidance", come viene chiamato l'orientamento delle aspettative sui tassi d'interesse, che a sorpresa li mantiene agli attuali minimi record «almeno fino alla fine del 2019» (attualmente, ampiamente superata dal realismo dei mercati, l'indicazione era «almeno fino all'estate 2019»): compromesso fra le  preoccupazioni dei falchi e i desiderata di alcune colombe che avrebbero voluto un'orizzonte ancora più ampio.
Ma è, soprattutto, sul credit easing che la Bce di Draghi, da cui molti si aspettavano un profilo più basso dato
l'avvicendamento alla presidenza in autunno, ha inviato un segnale deciso. Il sostegno alla crescita, e quindi all'inflazione, arriva da un nuovo programma di stimolo al credito che prende il nome di "Tltro-III", prestiti a lungo termine alle banche a piena aggiudicazione con ben sette operazioni messe in calendario fra settembre 2019 e marzo 2021: ancora quattro anni di liquidità-ossigeno a condizioni di favore. Maxi-prestiti mirati (targeted, come sta a indicare la T iniziale) a spingere il credito bancario per evitare una stretta indesiderata ai prestiti a imprese e famiglie: «Il principale obiettivo - ha spiegato Draghi - era l'approvvigionamento delle banche nei prossimi anni» nei quali «ci sarà una congestione» nel funding dovuta alla scadenza dei prestiti Ltro esistenti, alla scadenza di bond bancari, e ai nuovi parametri 'Nsfr' di Basilea.

Oltre a stendere un cordone sanitario attorno agli istituti di credito che ha per maggiori beneficiari Italia e Spagna, i Paesi le cui banche più di tutte dal 2011 dipendono dalla liquidità della Bce, Draghi ha però voluto incentivare, per quanto possibile, una futura emancipazione degli istituti italiani dalla liquidità della Bce. I nuovi Tltro sono a tasso variabile e la durata scende a due anni dai quattro delle operazioni passate. E il presidente della Bce ha messo alcuni paletti: le nuove misure sono volte ad «assicurare che le banche possano prendere in prestito e prestare» denaro, non invece «perché comprino bond sovrani», cenno implicito al carry trade in cui le banche italiane si sono nuovamente fatte segnalare. In parallelo con la Fed, che ha interrotto il rialzo dei tassi di fronte alla crescita Usa che frena, la Bce dunque ancora una volta torna a fare da supplente allo stimolo di bilancio che in molti vorrebbero dall'Eurozona.

Senza arrivare a un nuovo Qe, ipotesi neanche discussa al consiglio direttivo di oggi a Francoforte. Ma con una
flessibilità inattesa nell'uso dei suoi strumenti, di fronte a rischi preoccupanti. La crescita 2019, nelle stime annunciate da Draghi, è nuovamente tagliata, all'1,1% dall'1,7% di appena tre mesi fa, quella 2020 limata all'1,6%: e fra i fattori «uno è certamente l'Italia» in recessione. L'inflazione, che la Bce deve riportare stabilmente al 2%, si ferma all'1,2% quest'anno nelle nuove stime (da 1,6% di dicembre) e all'1,5% il prossimo. Certo, le probabilità di recessione dell'Eurozona sono «molto basse», dice Draghi. Ma, cosa curiosa se detta da una banca centrale, al netto delle misure odierne i rischi restano al ribasso. Sui prossimi mesi pendono infatti numerosi dossier dall'esito imprevedibile. Lo psicodramma Brexit. L'atterraggio dell'economia cinese sul cui reale stato di salute c'è un gran
punto interrogativo. Una potenziale guerra dei dazi dagli esiti disastrosi (l'accordo Usa-Cina deve ancora essere siglato, si spera a fine mese). E l'esaurirsi progressivo dello stimolo fiscale di Trump. Almeno quattro carte 'mattè sul tavolo globale dal potenziale imprevedibile. Che rischiano di tenere Draghi in 'prima lineà fino all'ultimo giorno. 

 
Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 14:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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