Le 4 maggiori banche italiane superano gli stress test, Deutsche fa peggio

Venerdì 2 Novembre 2018
Le banche italiane superano lo stress tes, Deutsche fa peggio
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Gli stress test promuovono le quattro maggiori banche italiane, che escono con un capitale al di sopra dei minimi, anche se l'esame di oggi non prevedeva alcuna soglia e partiva dai risultati di fine 2017 quando il settore era in pieno recupero e non affrontava ancora il caro spread. Deutsche Bank, anch'essa promossa, fa peggio sia di Ubi Banca che di Banco Bpm, le più deboli fra le italiane.

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È il risultato degli stress test condotti da Eba e Bce su 48 banche europee e appena pubblicati, che ora saranno usati da Francoforte che avrebbe rilevato per Carige un capitale regolamentare 'Cet1' non solo inferiore all'8% in precedenza usato come soglia minima, ma anche sotto il 5,5% di Basilea. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi e Banco Bpm passano con coefficienti patrimoniali Cet1, calcolati con un regime transitorio dei nuovi standard Ifrs9, rispettivamente a 10,4, 9,34%, 8,32% e 8,47%, anche se Unicredit e Bpm risultano fra le 25 banche europee che nello scenario avverso dovrebbero «ridurre» la distribuzione di dividendi. Deutsche Bank, il colosso tedesco in difficoltà e messo sotto sforzo da uno scenario più severo sui rischi di mercato, ne esce con un Cet1 'sul filò, all'8,14%, anche se meglio delle previsioni degli analisti.

Barclays è la peggiore dopo la tedesca Norddeutsche Landesbanken (7,07%) con il suo 7,28% e neanche la francese Societè Generale fa bene (7,61%). Se invece si guarda al Cet1 in regime 'fully loaded', cioè all'applicazione immediata degli Ifrs9 che comporterà una graduale stretta alla gestione dei rischi, viene intaccata Ubi (7,46% ma nella media Ue) ma soprattutto Banco Bpm che ne esce con un Cet1 al 6,67%, appena un gradino sopra Barclays (6,37%) risultata la peggiore in assoluto. Non brillante nemmeno l'inglese Lloyds (6,80%) mentre Deutsche resta sempre all'8,14%. Risultati che il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha commentato con «soddisfazione» per lo stato di salute delle banche italiane. Bankitalia ricorda che l'esercizio non vedeva 'promossì o bocciatì e si limita a sottolineare la «buona capacità di tenuta» delle banche europee e, per le quattro italiane, una riduzione media del capitale nello scenario avverso pari a 3,9 punti percentuali, in linea con l'Europa. Carlo Messina commenta i risultati spiegando che questi «collocano Intesa Sanpaolo ai vertici europei e confermano la nostra Banca un chiaro vincitore di questo esercizio».

Questo scenario, nei test pubblicati oggi dall'Eba, è più duro rispetto a due anni fa. Per l'Italia prevedeva una caduta del Pil del 2,7% in tre anni, un tasso di disoccupazione che fra il 2018 e il 2020 sale fino al 12,7%, una caduta dei prezzi immobiliari e uno shock dei rendimenti dei titoli di Stato di oltre un punto percentuale. Per le banche tedesche un conteggio più rigoroso dei rischi di mercato. A tradurre i numeri in requisiti patrimoniali, chiedendo aumenti di capitale o cessioni di attività, sarà ora la Banca centrale europea che incorporerà gli stress test di oggi nel suo 'Srep' (Processo di revisione e valutazione prudenziale), il quale arriverà sul tavolo dei banchieri a gennaio. E che non solo, stando a indiscrezioni, avrebbe rilevato un capitale inferiore al minimo del 5,5% per Carige. Ma terrà conto di più ampi parametri, incluso quanto avvenuto in Italia, in particolare del balzo dello spread e della caduta della Borsa, nel corso del convulso 2018, mentre la fotografia dell'Eba si ferma a dicembre 2017.

Un potenziale problema per alcuni istituti italiani, data la loro forte esposizione ai titoli di Stato deprezzati che intacca, come rilevato da Mario Draghi, il capitale.
Se la Bce e la Bank of England notano la «solidità» delle banche rispetto al passato, Banco Bpm rileva che i risultati dello stress test «sono ancora più soddisfacenti se si tiene conto» che l'esame «è stato svolto in un momento peculiare per il gruppo» e che le regole «non hanno consentito di tenere conto di azioni specifiche già completate in relazione al piano di fusione». Ubi Banca parla di un «impatto in ipotesi di scenario avverso migliore della media del campione europeo analizzato» e sottolinea che «lo stress test 2018 si basa sui dati a fine 2017, che non riflettono ancora i benefici attesi dall'implementazione del Piano Industriale» e della progressiva riduzione dei crediti deteriorati.
Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 21:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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