Banche, stretta sui finanziamenti: i prestiti sono già più cari La scheda

Mercoledì 10 Ottobre 2018 di Rosario Dimito
Banche, stretta sui finanziamenti: i prestiti sono già più cari La scheda
Lo spread in area 300 ha già fatto alzare il costo dei prestiti alle imprese. Le principali banche italiane da qualche giorno hanno aumentato di 50-75 centesimi il costo dei finanziamenti a medio termine, con una vita media di 3,5-4 anni a favore di aziende con rating medi e su operazioni da 30-80 milioni.





Gli ultimi prestiti sono stati erogati a condizioni salite a 350-370 punti base. E' la conseguenza della grave instabilità dei mercati, frutto delle scelte di politica economica del governo. Per opinione diffusa tra i banchieri e gli investitori, uno spread a quota 350 fa suonare l'allarme a livello di sistema perché potrebbe abbassare l'indice patrimoniale Cet1 sotto la comfort zone (soglia di sicurezza) costringendo a realizzare operazioni di rafforzamento patrimoniali da un lato e di chiusura del rubinetto a famiglie e imprese dall'altro, con le prime avvisaglie già in corso.





Eppure Luigi Di Maio nel ribadire che il governo persegue il «consolidamento bancario» (frase di significato oscuro) non esita a dire con grande leggerezza: «Non possiamo fermarci perché ci sono 7 o 8 banche che si trovano in difficoltà». Evidentemente il vicepremier ignora che ancora fino a poco tempo fa, le famiglie e le pmi italiane hanno dovuto fare i conti con le difficili condizioni del nostro sistema bancario messo in difficoltà dalla crisi. Dovrebbe sapere, Di Maio, che la restrizione dell'offerta di credito ha generato una decisa contrazione all'accesso ai tradizionali strumenti di finanziamento (destinati al consumo e al sostegno degli investimenti aziendali) come evidenzia un recente report di Crif. Abbiamo così imparato che tale dinamica si scarica anche sui nuovi mutui. Anzi, sta già accadendo: basti dire che le rate potrebbero salire del 4% circa nelle fasi di maggiore accelerazione dello spread, tanto che per un mutuo ventennale da 100.000 euro si possono quantificare maggiori oneri pari a 290 euro su base annua. Inoltre, secondo le prime stime, il numero medio di contratti erogati mensilmente nei periodi di accelerazione dello spread si è ridotto del 25% rispetto a prima.

SOGLIA SICUREZZA
Analogamente al maggior costo del denaro, l'aumento dello spread, facendo deprezzare il valore dei Bot e Btp in portafoglio agli istituti, riduce il patrimonio degli stessi. E a seconda della capienza del portafoglio titoli, l'indice Cet1 si abbassa verso quella che viene considerata la soglia di sicurezza fissata all'11%. Sotto questo livello la Bce avvia le azioni per far risalire il coefficiente patrimoniale che diventa essenziale per sostenere l'economia reale. Da una ricostruzione elaborata per il Messaggero da Giovanni Razzoli, valido analista di Equita sim, emerge che, a parte Montepaschi, ora al 10,6% con lo spread a questi livelli, la maggioranza delle grandi banche naviga in acque non ancora agitate, anche se certamente la tensione si ripercuote sulle altre attività.

Con uno spread che dovesse salire a 350 punti, la prima banca ad avere qualche segnale di preoccupazione è il Banco Bpm che il mercato tiene sotto osservazione per il combinato disposto dei 18,7 miliardi di Bot e Btp posseduti ma anche per un Npe ratio del 16,7%, tra i più alti dopo Carige (26,8%), Mps (20,1%), Bper (17,3%). A quota 350 dello spread, dall'11,2% l'indice del Banco Bpm si attesterebbe all'11% perchè l'incremento di 46 punti corroderebbe di 16 punti la soglia di sicurezza. Subito dopo Banco Bpm è il CreVal ad avvertire segnali di tensione con lo spread in crescita di 71 punti a 376 punti che mangerebbe 20 punti base. Poi, con un divario di 411 punti, ci sarebbe una riduzione di 42 punti del coefficiente di Ubi Banca avendo meno Btp in portafoglio.
Per quanto concerne i due colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit, i timori sono rimandati. Per la prima la discesa dall'11,5 all'11% dipende da un incremento di 233 punti del differenziale a quota 537 punti, per la seconda l'aumento di ben 507 punti base a 811 taglierebbe il Cet1 dal 12,3 all'11%.
 
Ultimo aggiornamento: 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci