Autostrade, arriva la stretta sulle tariffe, ma adesso investimenti a rischio stop

Venerdì 21 Giugno 2019 di Umberto Mancini
Autostrade, arriva la stretta sulle tariffe, ma adesso investimenti a rischio stop
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Gli extra ricavi dovuti a maggior traffico delle società autostradali si tradurranno in riduzioni delle tariffe che registreranno annualmente, con un meccanismo di premi e penalità, anche la qualità del servizio. Il concessionario sarà poi obbligato a “efficientare” ogni anno i propri costi operativi e gestionali, in modo da pervenire a un “tetto” fissato per legge calcolato tramite il confronto con le migliori pratiche del settore. E’ pronta la rivoluzione per il sistema tariffario delle autostrade varata dall’Art, l’Autorità dei trasporti, che ha già incassato però il no secco dell’Aiscat. La riforma, sempre che il governo dia parere favorevole, avrà un impatto anche sulle concessioni in essere. Spetterà ora al Mit (soddisfatto il ministro Toninelli che ha parlato di «uno stop alle mangiatoie») convocare le società per chiedere un aggiornamento dei piani economici e finanziari scaduti e capire come procedere. 

LA RIVOLTA
Un provvedimento - dicono però in coro le concessionarie - dirigista e statalista. Che rischia di bloccare i cantieri e gli investimenti in corso che si basano su regole scritte nelle convenzioni. E che penalizza l’intero sistema, come già accade nel 2006 quando l’allora ministro Di Pietro tentò di scardinare l’impianto dell’epoca, ma fu sconfessato nel 2008 dalla Corte di Giustizia Ue che affermò l’impossibilità di modificare unilateralmente i contratti. Le linee guida dell’Art vanno ad incidere su 16 società per le quali il periodo regolatorio quinquennale previsto dalle vigenti convezioni risulta scaduto dopo il 29 settembre 2018 oppure è scaduto precedentemente senza che l’aggiornamento del piano economico-finanziario sia stato approvato dal Ministero delle infrastrutture. E’ stata l’Autorità a pubblicare ieri sul sito il nuovo schema dopo una consultazione con i soggetti interessati. L’impatto, sempre che la riforma diventi operativa, non sarà da poco. Sono previsti nuovi criteri che misureranno investimenti e i miglioramenti dell’efficienza dei gestori. L’effetto, almeno in teoria, sarà quello di moderare le tariffe tramite il meccanismo del “price cap”, che prevede un indicatore di produttività annuale che verrà calcolato con cadenza quinquennale per valutare i diversi aspetti della efficienza della gestione. Inoltre, annualmente le tariffe saranno tarate riconoscendo solo gli investimenti effettivamente realizzati secondo le tempistiche e i piani predefiniti e concordati con il Mit.

«Un efficace meccanismo di salvaguardia - è scritto nella delibera approvata - coerente con l’impostazione del modello incentrato sul metodo del price-cap» finalizzato «a trasferire direttamente, in termini di riduzione tariffaria, eventuali extra ricavi correlati al fatto che i volumi di traffico a consuntivo si rivelino eccessivamente superiori alle previsioni di traffico (potenzialmente sottostimate)». Un’altra importante novità riguarda l’introduzione di un «articolato meccanismo di penalità/ premi per la qualità dei servizi offerti, volto a fornire al concedente, almeno nell’ambito di predefinite aree tematiche, la possibilità di individuare gli indicatori e i relativi obiettivi di qualità, monitorare il conseguimento degli obiettivi posti, valutare la performance del concessionari autostradale e conseguentemente applicare immediatamente i meccanismi di penalità/premi con effetto diretto sulle tariffe all’utente». Da un lato la “rivoluzione” autostradale, spiegano all’Art, punta ad assicurare «l’equilibrio economico finanziario per le componenti tariffarie relative agli oneri di concessione e agli investimenti, qualora effettivamente realizzati nei tempi previsti, anche tramite il riconoscimento dei costi di remunerazione sul capitale investito (tenendo però conto delle effettive condizioni di mercato, senza prevedere “sovraremunerazioni”).

Ma dall’altro lato, il nuovo meccanismo vuole incentivare il concessionario «ad adeguare anno su anno la propria struttura dei costi operativi, agendo sulle leve gestionali aziendali e sull’efficientamento dei processi di produzione». Una misura, a giudizio dell’Aiscat, dal sapore statalista. Saranno poi valutati - si legge sempre nel testo - i soli costi operativi e di capitale strettamente correlati all’attività autostradale, secondo precisi criteri di pertinenza. Insomma, sarà più difficile confondere le varie componenti dei costi e dovrebbe essere più facile capire chi ha davvero migliorato la qualità. Dato che l’impianto andrà applicato su convenzioni in corso resta il dubbio di come misure retroattive possano essere considerate legittime. Il rischio di una valanga di ricorsi è molto concreto. Forse sarebbe stato più opportuno convocare un tavolo Mit-concessionari per affrontare e sciogliere i nodi tutti insieme. La patata bollente passa ora a Palazzo Chigi. 
 
Ultimo aggiornamento: 11:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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