Femminicidi, il procuratore di Tivoli: «Gli stalker come i mafiosi, più braccialetti elettronici»

Francesco Menditto, procuratore di Tivoli, tra i più attivi contro il fenomeno: «Le norme? Ci sono già»

Venerdì 25 Novembre 2022 di Franca Giansoldati
Femminicidi, il procuratore di Tivoli: «Gli stalker come i mafiosi, più braccialetti elettronici»

Procuratore Francesco Menditto, la sua procura a Tivoli è considerata la più impegnata nel contrasto della violenza sulle donne, tanto da essere citata come esempio virtuoso dal Grevio (il rapporto indipendente sulla lotta alla violenza sulle donne). In Italia solo una vittima su dieci denuncia secondo l'Istat. Le denunce restano basse. Perché?
«Se una parte subisce violenza e non denuncia vuol dire che probabilmente non ha piena fiducia nella giustizia.

Le donne sanno e temono di non essere credute dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, sanno che spesso esiste una sfiducia nei loro confronti. Nella mia esperienza da Procuratore ho incontrato donne che hanno subito violenze da parte del marito ma che non denunciano perché temono che le istituzioni invece di proteggerle possano togliere loro i figli semmai perché considerate madri alienanti; se invece denunciano non sono credute e comunque a loro tolgono i figli. Il rischio è dietro l'angolo e basta poco. Con questa paura perché denunciare? La risposta delle istituzioni è ancora a macchia di leopardo, in alcuni territori le cose vanno meglio, in altri meno».

Fano, 23enne trovata morta in un torrente, fermato l'ex marito. Anastasia uccisa a coltellate. Era fuggita dalla guerra in Ucraina


Lei sostiene che bisognerebbe trattare gli stalker o i violenti come dei mafiosi. In che senso?
«Mi sono occupato a Napoli per tanto tempo di criminalità organizzata e per mia esperienza ho imparato che è più facile contrastare questo tipo di crimine, dove è immediatamente evidente dove sta il bene e dove sta il male, piuttosto che contrastare la violenza di genere che resta attraversata da un certo schema culturale di sottofondo, di stampo patriarcale. Il retro pensiero conseguente alimenta stereotipi. Come dice l'Istat molti pensano ancora che sono le donne che se la sono andata a cercare, o che sfruttano la violenza in un processo di separazione per trarne vantaggi. Nel contrasto alle mafie abbiamo una rete di associazioni antimafia, formazione e specializzazione di magistrati e forze dell'ordine. Nella violenza ai danni delle donne nelle istituzioni - compresi pm, giudici o forze dell'ordine - a volte non vi è una adeguata formazione. Come per la mafia, occorrerebbe creare una rete di contrasto territoriale. I violenti verso le donne sono all'85 per cento recidivi, come per i reati commessi dagli appartenenti alle associazioni mafiose. Ecco perchè si tiene sempre d'occhio il camorrista o il mafioso. Nella Procura di Tivoli abbiamo iniziato nel 2017 a chiedere le misure di prevenzione che si usano per la criminalità organizzata per stalker e maltrattanti e il Tribunale di Roma le ha applicate» .
Lei pensa che ci siano buchi normativi nel Codice Rosso?
«Ogni norma è perfezionabile ma le leggi in materia sono più che sufficienti e oggettivamente buone, e questo va detto, La scorsa legislatura era stato presentato un ddl da sei ministre su cui vi era convergenza bipartisan ma non c'è stato il tempo per approvarlo. Sarebbe un bel segnale se il nuovo Parlamento, in poco tempo approvasse una legge organica».

Omicidio Osimo, Ilaria Maiorano di 41 anni uccisa dal marito marocchino (che era ai domiciliari): arrestato, avevano due figli


Affrontava per caso anche l'obbligo del braccialetto elettronico per gli uomini giudicati violenti e pericolosi?
«In merito vorrei che si scrivesse chiaramente che i braccialetti elettronici sono disponibili in tutta Italia anche se purtroppo si continua a credere che non ci siano. Tuttavia, la legge, va aggiornata perché per applicarli serve il consenso dell'indagato. In ogni caso nella mia Procura li applichiamo senza alcun problema. Una volta emesso il provvedimento viene convocato l'uomo e gli viene chiesto se vuole dare il proprio consenso. Lo informiamo che se il consenso è negato in ossequio alla legge potremmo considerarlo un segnale di maggiore pericolo per la donna. Il che significa che si può chiedere nei suoi confronti un aggravamento della misura fino ad ipotizzare gli arresti domiciliari o il carcere, sempre per tutelare la donna».
 

Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 10:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento