Missoni Home, il direttore artistico Alberto Caliri e la collezione che “accoglie”: positività e leggerezza. In un trionfo di pouf

Il piacere della casa come filosofia di vita: l'esposizione nello spazio di via Solferino

Mercoledì 26 Aprile 2023 di Claudia Guasco
Lo spazio Missoni in via Solferino a Milano

Una grande stanza dalle pareti cangianti che sembra una scatola magica.

La prima reazione dei visitatori che entrano nello spazio Missoni di via Solferino, a Milano, è di allegro stupore, la seconda d’irresistibile desiderio di infilarsi in una delle soffici ciambelle. «Noi siamo un maglione di lana morbida, calda, che ti fa star bene. È questa la sensazione evocata dagli oggetti che creiamo. Ti accarezzano con i colori e a livello di superficie, con la qualità dei tessuti e la tattilità delle materie», racconta Alberto Caliri.

Alberto Caliri, direttore artistico di Missoni Home

LEGGEREZZA

Appassionato, libero dagli schemi, una solida preparazione nella quale si fondono disegno e arte, l’emozione degli elementi cromatici e la ricerca sui materiali, da marzo 2022 Caliri è direttore artistico della linea Home. Ma in Missoni è arrivato venticinque anni fa, passando dalle pre-collezioni donna alla linea uomo, da Missoni Mare alla collezione fashion, accanto ad Angela. E ora ne distilla filosofia e pensiero reinterpretando, negli oggetti per la casa, la visione di Ottavio Missoni e Rosita Jelmini, che nel 1953, anno del loro matrimonio, fondarono l’azienda. Esplorare il mondo di Caliri, nella nuova collezione Home, è come tuffarsi nell’universo di Alice nel Paese delle Meraviglie. I pezzi forti sono le sedute pouf sagomate Ciambellone e Panettone, realizzate nella classica grafia a zig zag simbolo di Missoni o nell’inedita stampa Nastri, con un disegno tridimensionale che rievoca i rocchetti dei fili, in luminosi Swarovski, in mosaico o gomma trasparente dall’effetto nuvola. «Abbiamo lavorato in una direzione precisa, quella della positività, dell’allegria e della leggerezza – spiega il direttore artistico – Lo sforzo maggiore è stato non cadere nell’infantile e restare sofisticati, con pezzi lussuosi e giocosi al contempo».

La scelta, dice, è stata drastica. Solo due forme: la ciambella «morbida e accogliente» e il panettone, «come quelli di cemento che per strada a Milano si trovano ovunque e dove mi sono seduto tante volte a chiacchierare con gli amici».

Sagome che «tutti noi abbiamo interiorizzato e sulle quali abbiamo sviluppato le potenzialità grafiche e cromatiche del brand». Un risultato di freschezza e leggerezza replicato nei divani, nei tavolini da soggiorno, nella carta da parati che, cucita in strisce orizzontali, si trasforma in paravento. «Il nostro obiettivo era cristallizzare i concetti e non disperderli nelle mille idee che abbiamo. Un’operazione di pulizia oltre che di valorizzazione dell’aspetto materico», sottolinea Caliri. E da qui è nato un segmento della collezione che, per un marchio caleidoscopico come Missoni, sembra un paradosso. «È tutto bianco, dal gesso alla sfumatura del burro. In questo modo scompare l’effetto grafico immediato e si percepisce l’essenza. Come dire: chiudo gli occhi e ascolto meglio».

SENSAZIONI

Per Caliri un oggetto di casa non deve essere solo bello da guardare, ma ha valore per le sensazioni che trasmette. Con i Ciambelloni e i Panettoni è accaduto quello che desiderava. Nella settimana del Salone del Mobile lo spazio espositivo «è diventato una piazza, la gente perlustrava, osservava, si sedeva sui pouf, gli adulti tornavano un po’ bambini e i bambini giocavano con gli adulti. Che qui hanno trovato una dimensione in cui lasciarsi andare, abbassare le difese e le rigidità dettate dalle regole di comportamento sociale». I pupazzi patchwork a forma di coniglio, tutti diversi e cuciti a mano, sparsi qua e là hanno fatto il resto, «c’è chi lo abbraccia o se lo mette al collo come una sciarpa, aiutano a riscoprirci e a recuperare il dialogo con noi stessi, con la nostra emotività. Ormai sono diventati la mascotte Missoni». E anche il simbolo del lavoro della squadra del direttore artistico, «molto di cuore e di emozione, se ci piace una cosa la facciamo».

L’IDENTITÀ

Gli archivi della maison sono una miniera da cui pescare e una delle fonti di ispirazione è «il vecchio Missoni, inteso come spirito prima ancora che nella parte grafica: Ottavio e Rosita sono stati rivoluzionari ed essendo qui da più di vent’anni quell’afflato l’ho assorbito. Il pezzo più significativo? Ciò che ritengo davvero geniale sono i lavori di Ottavio sugli arazzi, che racchiudono l’animo del brand». Un processo per assemblaggio e accumulazione che è anche la corrente creativa seguita da Caliri. «L’ispirazione è un flusso continuo, metto insieme idee, foto, ritagli, anche scarti di tessuto abbandonati sulla scrivania. Nel mio ufficio non ci sono fogli e computer, ma pezzi che si incollano, si strappano e diventano un progetto».

Oggi Missoni Home ha un solido posizionamento in Italia, Nord Europa, America, Australia e il marchio ha una spiccata identità. Che, per il direttore artistico, non è un limite, semmai una sfida. «È divertente trovare un’altra strada che non rinneghi il passato, piuttosto gli dia nuova luce. È un po’ come avere un bel vaso di fiori, il sole gira e tu lo sposti affinché sia sempre illuminato. Ciò a cui ambiamo è continuare a essere riconoscibili con superfici, forme e colori diversi. La sfida non è piacere a chi già piaci, bensì conquistare chi fino a questo momento magari non ti guardava nemmeno».

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Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA