Non sono trascorsi che pochi giorni dalla Giornata contro i femminicidi che un nuovo caso di una sentenza basata sul movente della gelosia ha fatto infuriare movimenti femminili e anche parlamentari. «E' sempre necessario aspettare le motivazioni di una sentenza, ma se venissero confermate le notizie di stampa il senso di quella di oggi preannuncerebbe un fatto gravissimo: un marito può essere assolto dal femminicidio della moglie perché il delitto è stato commesso 'in preda ad un delirio di gelosia', che ha reso l'uomo incapace di intendere e di volere» ha tuonato la senatrice Valente, della Commissione parlamentare contro il Femminicidio.
«Se davvero l'uomo fosse stato incapace di intendere e di volere avremmo dovuto avere una pronuncia diversa.
La notizia che è al centro delle polemiche riguarda l'assoluzione di un uomo ritenuto incapace di intendere e volere a causa di un totale vizio di mente per «un delirio di gelosia». Si è chiuso così il processo davanti alla Corte d'Assise di Brescia a carico di Antonio Gozzini, 70enne che un anno fa uccise la moglie Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore.