Stop alle offese, primo servizio per le vittime degli insulti social

Sabato 5 Dicembre 2020 di Valentina Venturi
Stop alle offese, primo servizio per le vittime degli insulti social

Offendere secondo il vocabolario Treccani vuol dire recare un «danno morale alla dignità di una persona (o di un'istituzione) con atti o con parole».

Un gesto deprecabile, eppure via social le ingiurie sono all'ordine del giorno, un odiatore su due se la prende specificamente con le donne. Lo afferma la Quinta Mappa dell'Intolleranza di Vox - Osservatorio Italiano sui Diritti, con la nitidezza incontrovertibile dei dati: gli insulti piovono da Nord a Sud, da Est a Ovest e accanto al body shaming, nel lessico intollerante compare la rabbia contro le donne che lavorano, sempre più spesso definite incompetenti, inutili e incapaci. L'insulto è il segno evidente, tangibile, di paure e insicurezze individuali, ma nel contempo sottolinea il retaggio di antichi tabù culturali.


LA CONTRAVVENZIONE
Anche per invertire il trend è nato Stop alle Offese, il primo servizio di assistenza tecnica e legale gratuita alle vittime di insulti sui social, ideato dall'ingegnere elettronico Andrea Barchiesi, ceo di Reputation Manager, istituto italiano specializzato dal 2004 in analisi e gestione della reputazione digitale. «L'idea di Stop alle offese - commenta l'ingegnere - nasce per far pressione dal basso: se offendi le persone ne paghi lo scotto. È una sorta di multa, una contravvenzione che rende consapevole chi offende, stabilendo un costo monetario su un'azione che alla base ha un problema sociale. Ovviamente per le questioni come minacce gravi o stalking consigliamo di rivolgersi dalla polizia».
Barchiesi ha ideato una specie di autovelox delle strade social: la persona insultata può scegliere di contattare gratuitamente Stop alle offese, che recupera il materiale offensivo e denigratorio pubblicato sui social. Se il contenuto rientra nei termini della diffamazione («una recensione negativa non viene valutata»), si raccolgono le prove e si cristallizzano. A quel punto il materiale viene consegnato alla polizia e in tribunale, che possono disporre così di informazioni dettagliate e circostanziate.


IL SESSISMO
«La rete è un amplificatore che rifiuta ogni diversità - prosegue il vincitore del Premio Nazionale dell'Innovazione 2011 conferito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - Nel mondo digitale quello che si vede esiste, quello che non si vede non esiste. Sembra banale ma è la chiave di tutto. Mi sento quindi di confermare i dati secondo cui le donne subiscono le offese maggiori: il sessismo è intrinseco nella nostra società e online viene esaltato. È sotto gli occhi di tutti anche la differente polarità dei commenti verso vip maschili e vip femminili». Ad avvalorare le parole di Barchiesi c'è la ricerca realizzata da Amnesty International Italia dal titolo Il Barometro dell'odio - Sessismo da tastiera e resa pubblica tra i mesi di novembre e dicembre del 2019. Si sono analizzati 42.143 commenti riguardanti venti personaggi noti italiani, dieci uomini e dieci donne tra cui Chiara Ferragni, Laura Boldrini e Vladimir Luxuria. Più di un commento su dieci è offensivo, discriminatorio o hate speech (14%); quando il tema oggetto del contenuto è donne e diritti di genere i post di questo tenore salgono al 29%, quasi uno su tre; se poi si considerano gli attacchi personali è emerso in modo inequivocabile che uno su tre è di carattere sessista (33%), mentre per alcune influencer si arriva persino al 50%, se non addirittura al 71%.


HATE SPEECH
Se infine si analizzano gli attacchi personali alle donne il tasso di hate speech sale a 1,5 volte quello degli uomini con una percentuale di 2,5 contro 1,6. «È un tema serio - conclude Barchiesi - che non va affrontato solo con il mantra dell'educazione. Premesso che con Reputation Manager abbiamo seguito 41 mila studenti nelle scuole, e a mio avviso quella dell'educazione è una soluzione troppo lenta: i risultati si vedranno, se siamo fortunati, tra 15 o 20 anni. E nell'attesa? Se c'è una nave che fa acqua, sul momento non penso a riprogettarla ma a ripararla e farla arrivare in porto».

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