Università, le ragazze più brave ma l'informatica è ancora una cosa da uomini

Giovedì 22 Aprile 2021 di Sonia Montegiove
Università, le ragazze più brave ma l'informatica è ancora una cosa da uomini

Le universitarie italiane vanno meno fuori corso rispetto agli uomini, raggiungono votazioni di laurea più alte, si iscrivono meno a corsi di laurea in cui ci sono offerte di lavoro quali quello legato al settore IT e guadagnano meno nei primi anni di lavoro subito dopo la laurea. In estrema sintesi questi sono i dati della CRUI, Conferenza dei Rettori Universitari Italiani, che mettono in evidenza una percentuale di donne laureate al percorso triennale (34,5%) più alta di quella degli uomini (25,9%), così come per la specialistica/magistrale (50,8% delle donne, contro il 44,9% degli uomini). Per le votazioni, le donne laureate con 110 lode sono il 40% contro il 34,7% degli uomini e anche tra 106 e 110 si ha uno sbilanciamento delle donne (21,7%) rispetto agli uomini (18,5%). Nelle fasce di votazione sotto il 105 gli studenti detengono, invece, il primato. Tra i dati più significativi quello riferito alla bassa percentuale di donne iscritte ai percorsi legati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in cui sono in aumento le offerte di lavoro: un misero 12% di iscritte per la laurea triennale e un 17,5% per la specialistica.

Perché sarebbe utile colmare questo gap?

«Oggi più che mai – afferma Antonella Carbonaro, Professoressa associata presso il Dipartimento di Informatica, Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna - la transizione digitale passa attraverso sfide che si giocano sulla complessità dei sistemi informatici che devono gestire la mole di utenti, di dati, di architetture, di servizi, di funzionalità, per garantire scalabilità e rispetto dei vincoli. Complessità che le nuove figure professionali dovranno padroneggiare per accompagnare il salto nel digitale della nostra società e quindi dell’intero Paese. Per far questo servono competenze digitali forti ma la situazione italiana nel panorama europeo non è confortante; ad esempio, l’Italia nel rapporto 2020 sull'indice dell'economia e della società digitale, alla voce capitale umano si colloca all’ultimo posto fra i 27 Paesi membri, con un valore di poco superiore ai 30 punti, quando la media europea si attesta sul 49 e i migliori Paesi, Finlandia e Svezia, ottengono dai 70 agli 80 punti. Questo è un danno enorme se si considera che oltre agli specifici progetti di digitalizzazione, in realtà il digitale si spalma trasversalmente su tutte le aree: dalla mobilità, all’istruzione, al green, alla ricerca, alla produzione, alla logistica, alla salute e così via. Il fatto che i tassi di donne iscritte ai corsi universitari di scienze informatiche e ingegneria dell'informazione siano così bassi porta alla perdita di talenti per le aziende e le economie».

Una perdita di talenti femminili che, secondo McKinsey, potrebbe ridurre la crescita del Pil globale di oltre mille miliardi di dollari nel 2030.

E per questo diventa fondamentale potenziare la presenza delle donne nei settori scientifici e tecnologici.

Come avvicinare le ragazze al digitale?

«Da otto anni all’Università di Modena e Reggio Emilia e all’Università di Bologna organizziamo un campus estivo, chiamato Ragazze Digitali, che ha l’obiettivo di avvicinare le donne ai percorsi di informatica e ingegneria informatica» – racconta Claudia Canali, professoressa associata presso il Dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari" di UniMore. «Il progetto inizia a dare risultati anche in termini di immatricolazioni delle ragazze ai corsi di informatica dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Le percentuali di ragazze iscritte alla laurea triennale del corso di Ingegneria Informatica sono passate infatti da percentuali più basse del 15% nel 2013/14 (anno di partenza della prima edizione del Summer Camp) ad una percentuale che si attesta tra il 19% ed il 20% negli ultimi due anni accademici. Questo risultato è particolarmente interessante se paragonato al dato sulla percentuale di donne complessivamente iscritte al Dipartimento di Ingegneria ‘Enzo Ferrari’, che comprende vari corsi di laurea di Ingegneria oltre a Informatica, per il quale la percentuale di donne immatricolate è rimasta, al netto di piccole oscillazioni annuali, attorno ad un 15% dal 2014 fino ad ora».

Chi sono le “ragazze digitali”?

«Il camp – continua Antonella Carbonaro – è aperto alle studentesse delle terze e quarte classi delle scuole superiori. Il campo estivo gratuito fornisce alle ragazze un'esperienza, basata su un approccio di lavoro di squadra e di apprendimento attraverso il fare, sulla programmazione di videogiochi o la costruzione di robot controllati da Arduino o lo sviluppo di app con estensioni di intelligenza artificiale per il riconoscimento automatico di immagini e del linguaggio naturale, e con l'esposizione a modelli di ruolo femminile di ispirazione dal mondo accademico e industriale. Per la sua portata, natura e durata, il summer camp Ragazze Digitali rappresenta un'esperienza unica non solo in Italia ma anche, al meglio delle nostre conoscenze, all’estero. L'emergenza Covid-19 ha imposto profondi cambiamenti all'edizione 2020 del campo estivo, che si è svolta completamente online ed è stata basata su attività diverse rispetto alle passate edizioni realizzate in presenza. Nonostante ciò, tutte le attività (in presenza e online, basate su progetti e seminari) hanno raggiunto un alto livello di soddisfazione contribuendo ad aumentare la consapevolezza sul ruolo dell’informatica e della tecnologia, aumentando la volontà di continuare gli studi e di farlo scegliendo un percorso di tipo informatico».

Il 26 aprile si aprono le iscrizioni alla nuova edizione che si terrà online dal 14 giugno al 2 luglio. «Per un futuro smart», recita il claim di Ragazze Digitali. O meglio un futuro che non può essere smart con così poche donne in IT.

Ultimo aggiornamento: 23:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA