Lavori del futuro, l'80% degli italiani ha più fiducia nelle donne

Sabato 10 Luglio 2021 di Maria Lombardi
Lavori del futuro, l'80% degli italiani ha più fiducia nelle donne

Prendiamo la sfida numero uno, il cambiamento climatico. Immaginate di dover scegliere tra due progetti della stessa rilevanza: uno guidato da una donna e l'altro da un uomo. Su quale puntereste? Sorpresa: l'80 per cento degli italiani senza dubbio favorirebbe il progetto di una ingegnera o di una scienziata o di una matematica (insomma di un team al femminile) per contrastare i disastri del climate change. Una percentuale ben più alta della media europea, ferma al 67%.
Passiamo all'energia. Anche qui ci si fida più delle donne, e l'83% le vorrebbe amministratrici delegate di gruppi del settore. E l'intelligenza artificiale? Magari ci fossero più esperte, rispondono 8 su 10. Le macchine sarebbero più giuste ed efficienti, sensibili alle esigenze di tutti.
Insomma, sì, gli italiani sarebbero ben felici di affidare il futuro alle donne. Nei lavori che verranno, e ancora nemmeno immaginiamo, vedono benissimo le giovani professioniste. E se dovessero scommettere da quale parte stanno le soluzioni dei problemi più grandi che siamo chiamati ad affrontare, ebbene stanno dalla parte di lei. Questa fiducia nelle risorse femminili per superare le svolte che ci attendono è misurata dal Barometro G7 2021 - Women's Forum for the Economy&Society-Ipsos.

L'indagine, su un campione di 3500 persone, esamina il rapporto tra la percezione e la realtà dell'uguaglianza di genere in quattro ambiti: business, tecnologia, clima e salute.

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STEM
L'85% dei mestieri del 2030 ancora non esistono, di sicuro per svolgerli ci sarà bisogno di competenza nelle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Le donne sono ancora indietro, basti pensare che solo il 18,9% delle laureate ha scelto questi ambiti e le laureate in ingegneria sono appena il 19%. E sarebbe ora di recuperare questo gap, perché una maggiore presenza femminile nella tecnologia e nell'intelligenza artificiale rappresenterebbe un grande vantaggio. Secondo 82% degli italiani interpellati più donne nelle aziende Stem aiuterebbero a sviluppare «applicazioni digitali e strumenti di A.I a beneficio di tutti» e soprattutto più efficienti. Una percentuale superiore alla media G7.
Non solo, si ridurrebbe il rischio di una tecnologia che generi diseguaglianza tra uomini e donne, per il 79%, e aumenterebbe il numero di persone in grado di utilizzare le applicazioni digitali. Insomma, un maggiore coinvolgimento delle giovani negli studi degli algoritmi in prospettiva avrebbe «un impatto positivo sulla società e sulla crescita economica», secondo l'80 per cento degli italiani (media G7 al 74%).
E ancora. Per combattere il cambiamento climatico, l'80% favorirebbe un progetto guidato da una donna. Molto avanti, gli italiani, rispetto agli altri, la media dei Paesi G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America) è del 65%. Promuoverebbe la nomina di amministratrici delegate di gruppi leader nel campo dell'energia l'83%, mentre il 72% degli intervistati si dice favorevole a investire nella creazione di un fondo green per le donne (per facilitare gli investimenti femminili in iniziative sostenibili).
«L'Italia, a livello G7, spicca per una forte e diffusa consapevolezza sulla necessità e i benefici derivanti dall'attirare, trattenere e promuovere ragazze e donne nelle Stem», sostiene Chiara Corazza, rappresentante Speciale per il G7 e il G20 del Women's Forum for the Economy&Society. «È il momento di unire le forze tra pubblico e privato perché i talenti, donne e uomini allo stesso modo, possano partecipare a discipline che hanno e avranno un impatto sempre più determinante sul nostro modo di vivere, dal cambiamento climatico alla tecnologia responsabile».
LE SCUOLE
E si deve cominciare presto, sin dalle scuole elementari, ad appassionare le bambine a numeri e formule. «Come Women's Forum for the Economy & Society - aggiunge Corazza - immaginiamo la creazione di un percorso, dalla scuola fino alle sale dei Consigli di Amministrazione, facendo sì che le donne dispongano di questi strumenti a tutte le età: dall'inserimento di attività Stem obbligatorie nelle scuole primarie, alla definizione di obiettivi chiari nelle Università e nelle Scuole pubbliche e private a cui subordinare incentivi finanziari. Ma anche l'attivazione di programmi di reskilling in partenariato pubblico-privato, per garantire alle donne, che sono più a rischio di perdere il proprio impiego, un rapido reinserimento nel mercato del lavoro».
Ma chi sono oggi le lavoratrici Stem in Italia? Il ritratto emerge da una ricerca di Valore D che ha coinvolto 7481 donne di 61 aziende del network. Laureate (88%) soprattutto in ingegneria, molto preparate eppure poche in carriera: solo il 38% ricopre un ruolo manageriale, mentre la maggioranza (57.8%) ha compiti da impiegata e non gestisce né un team né un budget (59.6%). Inoltre, il 66% è impegnata in una relazione ma oltre la metà non ha figli. Alcune, pur avendo questa formazione, hanno preferito lasciare. Peccato, ci sarebbe bisogno di loro.
 

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