Una donna africana alla guida del Wto, cade il veto Usa su Okonojo-Iweala

Domenica 7 Febbraio 2021 di Flavio Pompetti
Una donna africana alla guida del Wto, cade il veto Usa su Okonojo-Iweala

Via libera da parte dell'amministrazione Biden: l'economista nigeriana-statunitense Ngozi Okonojo-Iweala sarà la prossima direttrice del Wto, l'Organizzazione mondiale per il commercio. È la prima volta che una donna riveste questa carica, e la prima volta che una delle posizioni determinanti per gli equilibri economici internazionali viene affidata nelle mani di un professionista proveniente dall'Africa. La volata finale vedeva due donne allineate per l'incarico: l'altra, la sud coreana Yoo Myung-hee, all'ultimo minuto ha ritirato la sua candidatura, lasciando il campo aperto per la conferma della nigeriana.

Sessantasei anni, molti dei quali passati negli Usa dove ha preso la cittadinanza due anni fa e dove è sposata ad un neurochirurgo che lavora in un ospedale di Washington, Okonojo-Iweala ha una laurea ottenuta presso la scuola di business di Harvard, e un dottorato conseguito all'Mit. È ben conosciuta per le capacità professionali, ma anche per la morigeratezza che la spinge a rifiutare lusso e privilegi.

In venticinque anni di carriera ha scalato la World Bank fino a salire alla seconda posizione di comando come managin director, con due interruzioni per prestare servizio nel suo paese di origine come Tesoriera sotto due diverse amministrazioni.

Sua l'idea di svincolare il bilancio nazionale della Nigeria dal valore del petrolio, che ha permesso al paese di accumulare riserve che si sono rivelate fondamentali per sopravvivere durante la crisi finanziaria del 2008. A lei la Nigeria deve il negoziato che ha permesso di scontare di 18 miliardi di dollari il debito contratto dal governo negli anni 80, e che nel giro di un decennio era salito a 36 miliardi. La ristrutturazione ha permesso per la prima volta al paese africano di emettere buoni del Tesoro assistiti dalle agenzie di rating.


Il Wto è reduce dagli attacchi frontali mossi da Donald Trump, che lo accusava di favorire gli interessi cinesi a scapito di quelli degli Usa. Ngozi Okonjo-Iweala è ben cosciente della necessità di riforme imminenti che ristabiliscano l'autorevolezza dell'istituto, anche se la parziale identificazione con il suo paese adottivo, gli Stati Uniti, la rende sospetta agli occhi di Pechino.

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