Il solito clichè trito e ritrito.
Tutto questo il Codacons ha pensato di tradurlo con dodici immagini ammiccanti, tipiche di una passerella da varietà, al limite del volgare, di sicuro foto ben poco vicine alle pagine eroiche segnate, per esempio, dalle infermiere, dalle chirurghe, dalle cassiere, dalle poliziotte, dalle carabiniere, dalle insegnanti.
L'immediata ondata di sdegno si è levata per chiedere una riflessione. Possibile che la resilienza delle donne italiane in questo anno tanto difficile e penalizzante sia stata circoscritta e raffigurata in fotografie al limite del porno soft? La protesta delle associazioni femminili di diversa matrice è partita all'unisono per stigmatizzare la scelta fatta. Di sicuro quel calendario non rappresenta la parte femminile italiana.
Francesca Brezzi, docente di filosofia morale all'Università Roma Tre e Presidente dell'osservatorio interuniversitario di studi di Genere (GIO), ha sintetizzato con amarezza: Possibile che dopo tante battaglie e dopo un cammino di progresso e riconoscimento del valore femminile ci ritroviamo in pieno 2020, in tempi inquieti e drammatici, sospinte d’un balzo indietro di vent’anni?» La cosa assurda è che le fotografie sono opera di una donna fotografa, Tiziana Luxardo che ha difeso il suo lavoro.
Il Codacons per mitigare la bufera ha precisato, in una nota, che «chi confonde il sesso con il corpo femminile ha depravazione negli occhi e offende le donne». Poi ha interpellato il critico d'arte, onorevole Vittorio Sgarbi, chiedendo un commento sui 12 scatti: «sono una grande lezione di accademia del nudo» ha sentenziato Sgarbi.