Alessandra Lanzara, la fisica mondiale: «Dalla Sapienza al gotha scientifico»

«I fondi da noi sono un decimo di quelli degli Usa, ma abbiamo tanta creatività»

Sabato 7 Maggio 2022 di Paolo Travisi
Alessandra Lanzara

Tre scienziate italiane, Cristina Alberini, Alessandra Lanzara, Emanuela Scribano, sono state nominate membre dell'American Academy of Arts and Sciences, la storica e prestigiosa accademia statunitense, fondata a Boston nel 1780, durante la Guerra d'Indipendanza Americana, di cui hanno fatto parte scienziati come Albert Einstein, uomini politici come Winston Churchill, John F.

Kennedy, Nelson Mandela ed oggi italiani come Emilio Segrè e Carlo Rubbia. Le tre italiane - nominate tra 268 personalità di rilievo internazionale - sono state invitate dal Presidente dell'Academy, David W. Oxtoby, ad unirsi agli accademici di uno dei centri di ricerca più importanti al mondo, che indaga sui problemi complessi ed emergenti dell'umanità, intrecciando alte competenze di diversi centri di eccellenza. Cristina Maria Albertini, laureatasi all'Università di Genova nel 1988 è docente di neuroscienze e nel suo laboratorio studia i meccanismi biologici della memoria, Emanuela Scribano è stata selezionata nella sezione Filosofia e studi religiosi, è docente di Storia della filosofia all'Università Ca' Foscari a Venezia, mentre abbiamo contattato Alessandra Lanzara, palermitana d'origine, laureatasi in fisica a La Sapienza di Roma, dal 1999 negli Stati Uniti.


Complimenti, che significato ha per lei questo riconoscimento?
«Non ci potevo credere è un onore incredibile far parte di un gruppo di visionari che ha cambiato la storia del mondo, ispirato il lavoro di scienziati ed artisti dall'anno della sua fondazione. A Berkley dove insegno circa il 15% dei docenti fa parte dell'Accademia. Per me è un riconoscimento importante, essendo un'immigrata in questo paese».


Lei dopo la laurea a La Sapienza di Roma ha lasciato l'Italia. Che aspettative aveva all'epoca?
«Io venivo da Palermo, ma sono cresciuta a Roma, che lasciai alla fine del 1999, avevo 27 anni ed avevo appena finito il dottorato di ricerca in fisica sperimentale. Nonostante il mio forte legame con la famiglia e l'Italia, sentivo la necessità di confrontarmi con il mondo della ricerca internazionale, mi accettarono a Stanford, ateneo specializzato in nuove tecniche all'avanguardia nello studio dei materiali ma c'erano solo due posti al mondo. Pensai faccio il dottorato e poi torno in Italia, invece sono rimasta qui, mi sono sposata e ho due figli, ma il mio sogno è tornare in Italia».

Per le italiane investire denaro è ancora un affare da uomini


Da quanti anni insegna a Berkley?
«Dal 2002, quando mi assegnarono un mio laboratorio, finanziato con 2 milioni di dollari, avevo appena 30 anni. In Italia sarebbe stato impensabile».


Come giudica la formazione che ha ricevuto a La Sapienza?
«Di alto livello, infatti gli italiani che vengono in America hanno una preparazione superiore, paragonabile ai due anni di dottorato negli Stati Uniti. La preparazione culturale italiana è molto validia».


Che difficoltà ha incontrato una giovane donna italiana a lasciare il proprio paese per affermarsi?
«A livello personale ho fatto rinunce enormi, è stato molto difficile il distacco dalla famiglia ed ancora oggi con i miei figli ogni estate torno in Italia dai miei genitori, di cui sento molto la mancanza».


Conosce le altre due italiane nominate dall'Accademia?
«Purtroppo no, ma sono felicissima e non vedo l'ora di poterle conoscere. È anche questo lo scopo dell'Accademia».


Come membro dell'Accademia, quale sarà il suo contributo?
«Le istituzioni o il governo possono chiedere a noi scienziati di svolgere degli studi approfonditi su alcune materie complesse di interesse pubblico e l'Academy sceglie gli scienziati più appropriati».


Nel 2021 il premio Nobel a Giorgio Parisi, anche lui un fisico de La Sapienza. Lo ha conosciuto?
«Sì, e sono stata felicissima per lui, ho seguito uno dei suoi corsi all'università da studentessa, uno scienziato che ho ammirato per la sua originalità, un vero vulcano, conosco bene anche i suoi studi, perché vicini alle mie attività di ricerca. Sono felice del riconoscimento italiano nel mondo. La Sapienza è fortissima nel campo della fisica».


Paragonabile agli atenei americani come il suo?
«La verità è che i fondi italiani per la ricerca sono un decimo di quelli americani, ma abbiamo una creatività da vendere. Se in Italia avessero le stesse risorse, farebbero delle cose incredibili. Le confesso che spesso le innovazioni nel mio settore provengono da idee nate in Italia. La scintilla spesso nasce in Italia».


Da donna e scienziata un consiglio a tutte le giovani studentesse?
«Il mondo della scienza è dominato dagli uomini, questo è certo. Ma alle mie studentesse dico sempre che bisogna farsi guidare dalla passione per lo studio e dalla serietà. Essere donna, come mi disse mia mamma tanti anni fa, è un di più. Quando presentai la mia prima ricerca, c'ero io ed un collega uomo, ma da me c'era una lunga fila di uomini, pensavo perché incuriositi dalla mia ricerca, invece poi capii che stavano lì perché ero l'unica ragazza dell'aula. Fu deprimente, ma mia madre mi disse: Se tu sei brava tutti si ricorderanno di te, perché sei donna e brava».

Ultimo aggiornamento: 20:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA