Esce il film pluripremiato che va alle radici della violenza sulle donne in Italia, sul set anche vittime

Domenica 7 Marzo 2021 di Franca Giansoldati
Esce il film pluripremiato che va alle radici della violenza sulle donne in Italia, sul set anche vittime

«Un inno alla libertà, che ancora oggi non c'è. Mentre lavoravamo 24 ore 24 alla post produzione, pensavamo a tutte le donne che, con il lockdown, erano rimaste imprigionate in casa con il loro mostro...». L'orco di “Credo in un solo Padre”, il film sulle radici della violenza contro le donne del regista Luca Guardabascio, prodotto da Around Culture, è un padre padrone, violento, dispotico, feroce. Ma il suo tempo non è consegnato al passato di un'Italia lontana: per certi versi vive ancora nella nostra contemporaneità, nel quotidiano, nella carne delle sue vittime, sfregiate oggi come allora, come sempre. Dall'8 marzo, giornata internazionale della donna, arriva sulla piattaforma CHILI l'ultimo, duro, spietato e bellissimo film denuncia contro la violenza sulle donne, diretto e co-sceneggiato dal 45enne regista salernitano.

Basato su fatti realmente accaduti, “Credo in un solo Padre” racconta il calvario di abusi e violenze che hanno devastato tre generazioni di una famiglia nel corso di mezzo secolo, tra il 1952 e il 2002, nell'indifferenza complice di tutto il paese.

 Girato alle falde dell'Appennino lucano al confine tra Campania e Basilicata, nei luoghi del salernitano dove gli eventi si sono svolti, il film ricostruisce il dramma di una realtà familiare e sociale  sconvolta da crudi rituali  di violenza domestica quotidiana e dell'assordante silenzio del paese in cui tutti sanno e sono complici ossequiosi di quello squallore, del degrado, della schiavitù imposta alle vittime degli abusi da parte di un padre padrone onnipotente in casa, temuto e rispettato dalla comunità. 

Quando il figlio emigra in Austria per permettere una vita migliore alla moglie e ai due figli, la donna e i bambini restano a vivere nella fattoria del suocero.

Questa assenza sarà l’inizio di un incubo per la nuora e poi per sua figlia.  

“Credo in un solo Padre” è la  preghiera che la donna recita per scongiurare l’ennesima violenza del suo carnefice. E’ un grido di dolore, come quello di tutte le vittime di violenza presenti in un'opera che ne esplora il vissuto, segnato dalla sorda brutalità e dagli orrori del sistema patriarcale.

Testimonianza della vitalità del cinema italiano al tempo del Covid e ultimo film girato da Flavio Bucci (scomparso il 18 febbraio del 2020), con Massimo Bonetti e Anna Marcello tra gli attori protagonisti, “Credo in un solo Padre” ha già ottenuto riconoscimenti e nomination, dal Queen International Film Festival di Los Angeles all'Alternative International Film Festival di Toronto. 

«Abbiamo lavorato molto per far sì che i personaggi fossero aderenti alle personalità e ai comportamenti reali», spiega la psicoterapeuta Elena Fattorusso che ha collaborato in fase di sceneggiatura e ha supportato gli attori su un set difficile.

Coraggiosa e inedita la scelta di aver assunto per la realizzazione del film persone vittime di abusi e violenze. «Non soltanto hanno girato e recitato insieme a noi, abbiamo fatto formazione, e oggi c'è chi lavora per sartorie, chi come fonico...». Oltre che un film il nostro è “un progetto”, sottolinea Guardabascio, regista dalla forte vocazione sociale e civile, «che ha coinvolto e coinvolge il territorio, scuole, associazioni, cittadini, imprenditori e istituzioni».

Francesco Baccini (tra i protagonisti e autore della colonna sonora) si è speso in tour per sostenerlo. L'attore Claudio Madia, fondatore della Piccola Scuola di Circo ha battuto le scuole e elementari medie per sensibilizzare le famiglie.«“Flavio Bucci, che ci ha regalato la sua ultima interpretazione, non si è risparmiato partecipando a dibattiti pubblici per richiamare l'attenzione delle istituzioni all'impegno contro la violenza di genere». 

Ultimo aggiornamento: 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA