Verissimo, il dramma di Valentina bruciata dal marito: «A 27 anni la mia vita stravolta»

Sabato 21 Novembre 2020
Verissimo, il dramma di Valentina bruciata dal marito: «A 27 anni la mia vita stravolta»

Una vita stravolta dal fuoco e dalla violenza di quell'uomo che allora era suo marito e che l'ha sfigurata nel tentativo di ucciderla: Valentina Pitzalis, 27 anni, ha raccontato a Silvia Toffanin a Verisimo il suo calvario: «Ho bruciato per 20 minuti, speravo di morire».

La donna coraggiosa, oggi 37enne, ha raccontato il dramma vissuto dieci anni fa, quando l'ex marito le ha gettato del liquido infiammabile sul corpo per ucciderla.

È arrivato il momento di raccontare una storia che è diventata il simbolo della violenza di genere in Italia non solo...

Pubblicato da Verissimo su Sabato 21 novembre 2020

«La cosa più difficile - dice Valentina Pitzalis - è stato perdere l'autosufficienza, mi hanno amputato la mano sinistra. I medici mi hanno salvato la mano destra. Ho subito una violenza inaudita dalla persona che credevo di amare. Avevo uno spirito indipendente, ero andata via dalla Sardegna per lavorare. A 27 ho avuto la vita stravolta. Ho subito per anni violenza psicologica, senza riconoscere i campanelli d'allarme. Manule mi ha isolato dai miei cari, non potevo parlare al cellulare, aveva una gelosia patologica. Metteva mobili fuori alla porta, così se di notte mi svegliavo e mi alzavo avrebbe sentito. Ha iniziato a usare psicofarmaci, sostanze, si è scollegato dalla realtà. Nonostante tutto, io gli volevo bene e lo aiutavo. Una sera mi chiama, io lo avevo lasciato ed ero già tornata a casa da un anno. Mi attira lì, mi getta del liquido infiammabile addosso e mi dà fuoco. Non ho mai perso i sensi, speravo di morire perché faceva troppo male. Ho bruciato per venti minuti. Battevo i piedi per attirare i vicini e hanno chiamato i soccorsi. I danni erano tanto profondi, i polmoni pieni di fumo».

Conclude Valentina Pitzalis: «Ho avuto la fortuna di sopravvivere. Ma mi hanno fatto sentire in colpa per non essermi chiusa in casa a piangere, invece ho scritto un libro. Lui è morto, ha pagato con la sua stessa vita quello che ha fatto. La sua famiglia mi ha accusato di induzione al suicidio, cercando di farmi apparire come carnefice. Hanno detto che avevo appiccato io l'incendio in cui io ho bruciato, ma il caso è stato archiviato perché era chiaro. Non ho più il naso, le orecchie, ma il sorriso non me lo toglieranno mai. Io pratico la felicità».

Ultimo aggiornamento: 18:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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