Vecchioni, un libro e un disco sulla felicità: «Lo dedico a tutti i figli»

Venerdì 24 Marzo 2017 di Marco Molendini
(Foto di Paolo Rizzo/Ag.Toiati)

Libro e disco, per il professor Vecchioni l'accoppiata è del tutto naturale. Tanto più che le due cose si tengono insieme con un filo robusto, visto che l'argomento è lo stesso, i figli e la felicità, e fa da canovaccio per un concerto che non è solo concerto, ma è anche racconto.Vecchioni apre il suo viaggio a Roma, il 30 all'Auditorium e, in visita al Messaggero, spiega così come è la sua serata: «L'argomento centrale è la felicità, ma siccome detta così può sembrare anche pesante ho previsto intermezzi da opera buffa in cui leggo dei brani dal libro dove racconto di mie figure barbine per cercare proprio la felicità».
 

 

Accompagnato da una band al minimo, un quartetto del tutto acustico, il professore avverte che la serata musicale sceglie le canzoni che riguardano il tema scelto, canzoni che ha messo nel disco (intitolato Canzoni per i figli) «alcune anche praticamente sconosciute». Ma senza rinunciare ai suoi classici irrinunciabili Luci a San Siro e Chiamami amore «che non si possono non fare» ma che in questo caso sono presentate con arrangiamenti del tutto nuovi.

Vecchioni questa scelta, prima discografica e ora in concerto, non può non riguardare anche il suo rapporto con i suoi di figli.
«Quando ho scritto il libro, che si chiama La vita che si ama, come il concerto, ho pensato di dedicarlo a tutti i figli non solo ai miei. Una generazione che ha in comune il fatto di non essere ascoltata e che si trova di fronte all'incertezza del futuro. Per questo malessere c'è una sola medicina, la cultura».

Lei che rapporto ha con i suoi figli?
«So che per loro deve essere stato difficile avere a che fare con un padre schiacciante. Sono una persona difficile, lo sono stato per loro e per mia moglie. Sia nella vita privata, sia per il fatto di essere una persona conosciuta. La questione di pareggiare o superare il padre è questione implicita. E tanto più gravosa se il padre è persona famosa».

Una delle sue figlie, Francesca, ha trovato una identità forte nella rivendicazione della sua identità omosessuale, su cui ha scritto un libro.
«Si, lei combatte per la sua ideologia come una pasionaria. Ma anche gli altri hanno trovato la loro strada».

Nessuno ricalcando la sua?
«No, hanno avuto idee chiare. Chiara la più grande è impegnata nel sociale, l'altra più piccola è architetta. Uno è nella comunicazione. Solo il più giovane scrive di musica, ma dall'altra parte del fronte, come critico. Ma si occupa di tutti generi che io non conosco. Sono convinto che pur nel marasma generale ho dato ai figli una certezza, quella di poter scegliere la propria strada con serenità».

Quindi anche con felicità?
«Spero di sì, anche se so che la mia generazione è stata più facilitata, anche se era animata da gran voglia di combattere. Oggi c'è un miscuglio generale, sono tutti scontenti e trovano nei social il loro megafono. Il lamento è diventato l'inno nazionale: Flagello d'Italia invece che Fratelli d'Italia».
 

Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 14:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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