Lundini, una "pezza" tutta da ridere al Geox: «Da bambino sognavo di fare il prestigiatore»

Giovedì 2 Dicembre 2021 di Chiara Pavan
LO SHOW Valerio Lundini atteso il 5 dicembre al Geox di Padova

PADOVA - Fa ridere restando serissimo. Dopo tutto «basta non trovare divertenti le proprie cose». E lui, lontano da tormentoni e battute facili, chirurgico nella sua imprecisione, sempre fuori posto eppure sempre sul pezzo, è ormai considerato la miglior “pezza comica” della televisione italiana. Antieroe imperturbabile e titolare di una comicità stralunata e innovativa che ha lanciato “Una Pezza di Lundini” su Raidue, Valerio Lundini arriva domenica 5 dicembre alle 21 al Geox di Padova col suo nuovo tour, “Il Mansplaning spiegato a mia figlia”.

Un titolo curioso «che nasce da un’esigenza di trovare un titolo» osserva ridendo l’artista romano, classe 1986, una lunga gavetta alle spalle come autore di programmi radiofonici e tv dopo la laurea il Lettere. In realtà «inerenza tra titolo del mio spettacolo e spettacolo stesso: zero».

Quindi cosa proporrà?

«Non ricordo bene perchè l’ultima volta l’ho fatto st’estate, però se non sbaglio c’è una cosa con il pianoforte (una canzone), una disamina sulla comunicazione pubblicitaria del teatro, un racconto su due che si innamorano, dei momenti musical e mi pare basta. Anzi no, ci sono anche altre cose ma raccontarle per iscritto è un po’ farraginoso».

“Una pezza” è stato davvero il programma rivelazione dell’anno, con la sua parodia di uno show fasullo che appare più vero del vero. Come lo avete costruito?

«Benincasa (l’autore, ndr) mi chiamò durante la prima pandemia dicendomi se era ok proporre alla Rai un programma mio. Avevo letto su internet che in tv si guadagnano un mucchio di soldi, ho ricordato di essere stato a casa di due noti presentatori ed avevano dei terrazzi incredibili. Così dissi di sì. L’idea era quella di mettere nel programma anche Emanuela Fanelli, la quale è brava se non addirittura bravissima. Così ho iniziato a scrivere, infilando nelle scalette di questo programma anche idee che avevo da anni e che non sapevo come realizzare. Originariamente doveva andare in onda d’estate quindi il pensiero fisso durante la realizzazione era “divertiamoci tanto non lo vedrà nessuno”. E così è stato. Nel senso che ci siamo divertiti».

Dalla “Pezza” su Raidue ai tour tutti sold out: la sua comicità surreale e le sue interviste impossibili hanno conquistato l’Italia: dove nasce questo “sguardo”?

«Sicuramente ho guardato tanta tv in passato e poi, per un bel periodo, ho smesso perchè non c’erano più programmi che mi piacevano (a parte “Si e No”, quello condotto da Claudio Lippi e, se non sbaglio, ideato da Corrado Mantoni). Ho sempre pensato che sarebbe stato più divertente fare un programma serio rovinato da qualcosa piuttosto che un programma comico buffo. Lo sguardo credo nasca da una vita passata evitando le cose normali con amici collezionati nel tempo tra le persone con cui avevo più sintonia circa le strambezze».

Come si fa a far ridere restando serissimi?

«Basta non trovare divertenti le proprie cose. A me capita spesso. Ma spesso mi diverto molto e rido. Non rido però in pubblico perchè mi si formano delle fossette strane sulle guance che mi fanno somigliare ad un attore che a me piace molto (Emilio Solfrizzi) ma poi chi mi vede pensa che sono lui e siamo da capo a dodici con la questione “riconoscibilità”, cosa molto importante nello show-biz».

Come ha ideato questo “presentatore” completamente impreparato che intervista ospiti - come quelle nonsense a Maneskin, Matano, J.Ax ...

«Sono io che intervisto persone. La maggior parte delle domande (non tutte) sono delle mie reali curiosità. Alcune interviste sono invece più delle situazioni che vengono messe in scena con l’ausilio attoriale dell’ospite o degli ospiti. Già facevo brevi interviste così in passato, le feci a Sanremo, le feci al Primo Maggio e già da prima volevo realizzare una serie di interviste singole a varie persone. Con la Pezza ho avuto modo di farlo. Meno male sennò poi mi toccava farlo autoprodotto e mi stufavo già al primo film maker che mi chiedeva cento euro (ma siamo pazzi?)».

Senza sapere cosa chiedere poi... Si è ispirato a qualcuno?

«Tanti programmi televisivi pomeridiani. Li guardavo e trascrivevo esattamente degli scambi tra conduttore/conduttrice e ospite. Non faccio nomi perché ogni volta che parlo male di qualcuno poi lo incontro il giorno dopo e scopro che in realtà è una brava persona e mi sento in colpa. Ma poi non si tratterebbe neanche di parlare male».

Cosa la fa ridere? E cosa invece la irrita nella comicità?

«Mi fanno ridere i film drammatici quando a un certo punto uno da un ceffone a qualcuno. Scoppio a ridere in sala e c’è sempre qualcuno che si infastidisce come se per lui il ceffone fosse una cosa normale. Mi piace Renato Pozzetto, Cochi, Jannacci, Antonio Rezza, Lillo e Greg, Frassica, Max Tortora, Lo Sgargabonzi, Rapone, la Fanelli, Ferrario, Mel Brooks, Totò, Sordi, Manfredi e un tizio che ho visto su Tik Tok che riesce a prevedere che numero farà coi dadi. Nella comicità mi irrita quando si vuole insegnare qualcosa a qualcuno come se chi sta sul palco non avesse difetti, poi mi fa schifo quando ci sono troppi riferimenti alla sfera sessuale. Mi fa impressione pensare ai dettagli della gente che fa l’amore».

In tv cosa le piace? Cosa la sorprende?

«Il programma “Una Pezza di Lundini”. Ma lo dico seriamente, mi piace proprio. Non è una battuta da finto immodesto». Autori (comici o artisti) che l’hanno ispirata? «Ah cavolo, li ho citati tutti prima. Ci aggiungo però dei registi che ho dimenticato: Jerry Zucker e Jim Abrahams. E ovviamente Leslie Nielsen (miglior attore di sempre)».

Cosa la spaventa del suo mestiere?

«Le vipere (fortunatamente nel mio mestiere non ce ne sono, ma se dovesse capitare di fare delle riprese in montagna, sarebbero un problema). Oltre a loro mi spaventa il fatto che gli sconosciuti non solo ora mi conoscono, ma s’aspettano pure qualcosa da me (prestiti, simpatia, eleganza, correttezza, loquacità, igiene)».

Da bambino cosa sognava di fare da grande?

«Il prestigiatore. Già mi è stata fatta questa domanda recentemente, detti la stessa risposta e mi dissero “Ah, stai copiando Woody Allen”. Nella sua recente autobiografia diceva che anche lui voleva fare il prestigiatore. Io l’ho anche comprata quella autobiografia ma non sono mai andato oltre la decima pagina (colpa mia che non riesco a leggere, il libro è bello). Probabilmente fare il prestigiatore è una cosa che piace perchè è un modo di far spettacolo senza essere mai ridicoli e creando qualcosa che sorprenda davvero lo spettatore. Essendo però molto difficile uno si inventa altro».

Dopo la laurea in Lettere immaginava questo percorso?

«No, temevo la disoccupazione eterna. Guadagnavo suonando con la mia band ma sapevo che non sarebbe stato per sempre perchè non facevamo mai le prove».

E i suoi cosa dicono? La vengono a vedere?

«Mia madre è svedese quindi capisce poco ma dice che le piace esteticamente quello che faccio. Mio padre invece non ha mai accettato la mia rinuncia alla cosa del prestigiatore. Fu lui a comprarmi negli anni ’90 una scatoletta dove mettevi le caramelle e poi sparivano e poi ricomparivano. La persi».

La "Pezza" tornerà ancora?

«Confesso che non lo so. Ormai, se escludiamo Patrizio Roversi, Draghi e Stefania Orlando, gli ospiti famosi sono finiti. Però vediamo, magari esce qualche idea. Ma la vedo dura».

Ultimo aggiornamento: 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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