Valeria Golino debutta a "The Morning show": «#MeToo scomodo in tv: denuncio le ipocrisie»

Martedì 14 Settembre 2021
Valeria Golino debutta a "The Morning show": «#MeToo scomodo in tv: denuncio le ipocrisie»

Il lato oscuro del #MeToo, l'insta-femminismo a uso e consumo dei social, l'estremismo di chi vorrebbe letteralmente cancellare chi ha sbagliato e già sconta - se non il carcere - un duro esilio culturale e sociale. Jennifer Aniston e Reese Witherspoon tornano da questo venerdì su Apple tv + con la seconda stagione di The Morning Show, la prima serie tv che nel 2019 raccontò gli abusi sessuali in un'emittente televisiva, e accanto a loro c'è un nuovo volto: quello di Valeria Golino, 55 anni, qui nei panni di una donna la documentarista Paola Lambruschini, famosa nella finzione per aver girato un film in difesa di Amanda Knox - che all'estremismo del #MeToo fa la guerra.

Senza quartiere.

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LA PAURA
«Stavolta avevo paura di lasciarci le penne - commenta l'attrice, fan della serie su consiglio dell'amica Isabella Ferrari e arruolata in questa stagione su chiamata diretta della stessa casting director che la fece esordire negli Stati Uniti, trent'anni fa - perché avevo capito che il mio personaggio era quello che raccontava meglio di tutti il post #MeToo, ma solo dopo mi sono resa conto che certe battute le facevano pronunciare a me perché sono europea, e quelle cose le posso dire. Si sono presi il rischio con la straniera, diciamo».
Spetta al suo personaggio, in scena dal secondo episodio prendere le difese di Mitch Kessler, il maschio tossico protagonista della prima stagione, aggredito mentre mangia un gelato, nel suo autoesilio in Italia, da una ragazzina armata di cellulare. È qui che Golino, nel monologo migliore della serie, trasgredisce in due minuti da applauso tutte le regole del politicamente corretto. Inveisce contro il femminismo di facciata («Mi sono battuta perché tu oggi potessi fare la stronza, vedi di non sprecare il mio sforzo»), la cancel culture («Non puoi fare nient'altro che vivere e soffrire pubblicamente - dice a Kessler - anche se decidi di ammazzarti, diranno che sei un vigliacco»), il conformismo («Nessuno è più al sicuro in un mondo ossessionato dalla correttezza») e persino contro certi cliché sugli italiani («Se non vi piace qualcosa degli italiani, dite subito che siamo fascisti»).


L'ITALIA PRESENTE
Un'Italia che torna, nella serie, più volte: come location galeotta della relazione tra Lambruschini e Kessler, come notizia nelle news (la serie, riscritta per includere la pandemia, registra l'inizio dell'epidemia in Lombardia), nelle musiche (Paolo Conte, Adriano Celentano), persino in uno dei titoli di puntata («L'amara vita»), quella in cui Golino e Aniston si incontrano per la prima volta. «Aniston? Una macchina da guerra. Gentile e affettuosissima. Witherspoon l'ho vista solo su Zoom, ma con lei, se non ci fosse stato il Covid, ci saremmo senz'altro frequentate».
Quanto alle posizioni espresse dal suo personaggio - intorno al quale, negli Stati Uniti, si percepisce una certa apprensione: Golino non era nemmeno presente alla conferenza di lancio l'attrice si dice «allineata. Ovviamente condivido il giudizio sul femminismo social. Questo però non vuol dire che non sostenga le battaglie civili delle donne, in cui ho sempre creduto. Ma la cancel culture è qualcosa di ottuso e bigotto. È ignoranza. Non è femminismo, ma fanatismo».


DIECI EPISODI
Distribuita in dieci episodi, la serie tocca temi caldi come l'omofobia, il body shaming, il tabù dell'invecchiamento. «Il racconto si fa corale, abbiamo nuovi personaggi - racconta Jennifer Aniston, produttrice e interprete nei panni della giornalista Alex Levy - ma soprattutto avremo a che fare con le ripercussioni di quello che è accaduto nella prima stagione. Metteremo in tavola la discussione nata intorno al nuovo rapporto delle donne con il potere, parlando anche di quelle cose che la gente oggi è costretta a dirsi sottovoce, a porte chiuse». Le questioni in ballo sono quelle intorno alle quali si avvita la morale hollywoodiana (e non solo): fino a che punto è giusto spingersi per punire l'abuso di potere? Che ruolo hanno i media nell'attribuzione di colpe e responsabilità? «Esiliare una persona, o condannarla all'oblio, ha sempre un costo umano - ha commentato l'altra produttrice Reese Witherspoon, nella serie nel ruolo di Bradley Jackson - e oggi è particolarmente difficile capire dove sia la verità, in un mondo in cui la competizione fra i giornali si sta trasformando in rissa».

Ultimo aggiornamento: 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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