E-book di racconti "inediti" dei grandi autori europei, «Ecco i segreti di una traduzione 4.0»

Martedì 26 Dicembre 2017 di Gigi Bignotti
E-book di racconti "inediti" dei grandi autori europei, «Ecco i segreti di una traduzione 4.0»
Piccoli grandi capolavori che non avreste mai potuto leggere: li ha tradotti uno studioso e letterato milanese -  Paolo Brera, figlio del mitico giornalista Gianni  - con un lavoro durato oltre 10 anni. Sono racconti dei più grandi autori e scrittori europei.

E' lui stesso che spiega l'iniziativa: «Ho realizzato con l'editore Algama una collana di e-book. Si tratta di  acconti che hanno già avuto successo, perché sono stati scritti da grandi autori, sui quali il giudizio del pubblico e della critica è già assodato, ma pochi erano scritti in italiano. Ma a me le lingue europee piacciono tutte, quelle che non parlo comunque spesso le ho  studiate, se mi date un testo scritto e mi mettete a disposizione Internet, che si può considerare un infinito dizionario, io vi produco un  testo scritto in italiano (mi dicono che si chiami “traduzione”)».

Quante lingue ha.... settacciato? «Quando sono arrivato verso la fine del lavoro mi sono accorto che avevo tradotto da: inglese, francese, spagnolo, tedesco, russo, polacco, cèco, bulgaro, portoghese, rumeno, occitano, catalano, croato, serbo e lombardo occidentale. A questo punto mi sono fermato e le ho contate: sono 15. Non c’è male. Prima che approdassero a questa collana, le mie traduzioni sono state pubblicate da editori cartacei, dalla rivista culturale Eos, e dal settimanale Sette del Corsera»

«Il guaio dei grandi scrittori che producono in lingue meno usitate - continua Brera - è che le traduzioni sono poche, e per di più spesso sono preda di traduttori troppo letterati e troppo poco scrittori, che vi introducono movenze accademiche e rendono pizzoso anche quello che in originale era appassionante. La traduzione invece deve essere bella e infedele. O meglio: se uno come Lev Nikolaevič Tolstoj scrive un racconto di avventure come Il prigioniero del Caucaso, il traduttore deve farlo sembrare un racconto di avventure anche volto in italiano, giusto? Se no si tradisce l’autore molto peggio che a togliere di mezzo qualcuno dei terribili gerundi della lingua russa per spiegare le cose un po’ meglio. Se poi si traduce Cervantes e uno dei personaggi grida a un altro «Marrano!», io sono per tradure con «Stronzo!», che così ci si fa capire meglio».

 
Ultimo aggiornamento: 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci