A Cannes il cinema italiano
esplora i conflitti sociali

Lunedì 15 Maggio 2017 di Gloria Satta
Simone Liberati e Selene Caramazza in una scena del film "Cuori puri" di Roberto De Paolis
La comunità religiosa come antidoto al degrado della periferia. La riscossa di una donna guerriera in borgata. La difficile convivenza con la criminalità organizzata. Il confronto con uno scenario antropologicamente variegato. I fantasmi del passato. L'Italia che va a Cannes mette in piazza i suoi conflitti, le realtà più a rischio, l'eterna lotta tra il bene e il male, il costo delle scelte morali. Nessun nostro film sarà in concorso al 70mo Festival che si aprirà dopodomani, sotto il Presidente Macron appena insediato dopo una campagna elettorale più che mai divisiva. 
CORAGGIO
Ma il cinema italiano d'autore farà bella mostra di sé spalmato nelle sezioni collaterali. Capace di puntare con coraggio su temi tutt'altro che consolatori e scelte narrative non scontate. In Cuori puri, felice esordio di Roberto De Paolis atteso alla Quinzaine e il 24 maggio in sala, protagonista è una ragazzina del quartiere romano di Tor Sapienza (Selene Caramazza) pressata dalla madre bigotta (Barbora Bobulova) a fare voto di castità prematrimoniale, mentre la comunità parrocchiale rappresenta il suo punto di riferimento. Ma l'incontro con un giovane dal passato difficile (Simone Liberati) che sorveglia un parcheggio confinante con un campo rom mette in discussione ogni certezza. «L'idea del film è nata dall'osservazione della realtà», spiega De Paolis, «prima di iniziare la lavorazione ho frequentato a lungo la periferia e i rom. Credo di aver superato il rischio di cadere negli stereotipi promuovendo l'immedesimazione tra gli attori e i loro personaggi. C'è stata tanta improvvisazione e la camera a mano ha cercato di sentire le cose più che seguire un percorso prestabilito».
NUOVA MAMMA ROMA
È ambientato in un'altra periferia romana, Torpignattara, Fortunata di Sergio Castellitto, in concorso al Certain Regard e nei cinema il 20 maggio, forte della scrittura di Margaret Mazzantini. Jasmine Trinca, già impetuosamente ribattezzata «la nuova Mamma Roma», è una combattiva madre single che insegue il riscatto in un contesto difficile. «Cerca un destino migliore», spiega il regista, «ma ci sono uomini che non sono d'accordo sulla sua felicità». 
Invece il soprendente L'intrusa di Leonardo Di Costanzo (Quinzaine) ruota intorno alla lotta tra bene e male declinata in un centro ricreativo per bambini di un quartiere napoletano a rischio dove un giorno si rifugia la moglie di un killer camorrista: darle asilo o accogliere le proteste dei genitori che minacciano di ritirare i loro figli se la donna non verrà cacciata? È il dilemma che attanaglia la direttrice (Raffaela Giordano). «Il film», dice il regista, «racconta il difficile equilibrio tra paura e accoglienza, tolleranza e fermezza». Alla Semaine (e in sala il 18 maggio) Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza evoca il feroce omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido dalla mafia nel 1996 per far tacere suo padre che aveva cominciato a collaborare con la giustizia, in chiave visionaria. 
IMPEGNO
A ciambra di Jonas Carpignano, coproduzione italiana internazionale invitata alla Quinzaine, è ambientato in una comunità Rom nei pressi di Gioia Tauro dove convivono calabresi, nomadi, immigrati africani. E diventare adulti non è facile. 
Ma l'Italia a Cannes guarda anche al passato. Il senso di colpa intesse Dopo la guerra di Annarita Zambrano (Certain Regard) con Giuseppe Battiston nei panni di un ex terrorista di sinistra condannato all'ergastolo e fuggito in Francia. Quando l'Italia ne reclama l'estradizione, si riaprono antiche ferite, ci si interroga sulle responsabilità. «Il film non dà risposte», spiega la regista, «si limita a porre le domande». Non è poco. 
Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 18:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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