Sanremo 2020, Irene Grandi: «La mia canzone-manifesto per donne "sbagliate"»

Lunedì 27 Gennaio 2020 di Mattia Marzi
Sanremo 2020, Irene Grandi: «La mia canzone-manifesto per donne "sbagliate"»

«La musica mi ha salvato molte volte, mi ha dato risposte in momenti di crisi». Per Irene Grandi è arrivato il momento di tracciare un primo bilancio della sua storia e della sua carriera. La cantante toscana ha compiuto a dicembre 50 anni e pochi giorni dopo Amadeus le ha fatto sapere di averla voluta in gara al Festival di Sanremo 2020. Sul palco dell'Ariston, a distanza di cinque anni dalla sua ultima partecipazione, Irene Grandi racconterà questa nuova fase della sua vita: lo farà con Finalmente io, scritta da Vasco Rossi con Gaetano Curreri e ai suoi storici collaboratori Andrea Righi e Roberto Casini. Una canzone-manifesto che fotografa chi è Irene oggi, mettendo in fila gli errori del passato e le certezze del presente.

Non è la prima volta che Vasco scrive per lei: lo aveva già fatto nel 2000 con La tua ragazza sempre, nel 2001 con Per fare l'amore e nel 2003 con Prima di partire per un lungo viaggio. Le ha sempre portato fortuna?
«È così. Quelle canzoni sono tra i principali successi della mia carriera. Forse mi vede un po' come il suo corrispettivo femminile e non può che farmi piacere. Mi ha sempre stimata. Ci lega una bella amicizia».
 



Quando ha ascoltato per la prima volta Finalmente io cantata da lei cosa le ha detto?
«Che lui ci si ritrova tanto, ma che è bello che sia una donna a cantarla. È un pezzo rock, potente ed energico. Ma al tempo stesso c'è anche l'eleganza dell'orchestra: il riff degli archi mi ricorda quello di Bitter Sweet Symphony dei Verve».

Questa canzone è una ripartenza, dopo i festeggiamenti per i 25 anni di carriera?
«È un momento di consapevolezza. Mi ricorda La tua ragazza sempre, ma in una versione più matura. Prima raccontavo ciò che mi circondava, invece stavolta mi analizzo, parlo di quelle che sono state le mie esperienze».

Da sempre arrabbiata, da sempre sbagliata, canta. È severa con se stessa?
«Mi piace raccontarmi per quella che sono, senza filtri. Ho imparato ad accettare il mio carattere: ho capito che nel bene e nel male sono fatta così e non ci provo neanche più a smussare gli spigoli. Dovremmo tutti imparare ad accettarci».

Un suo pregio qual è?
«Canto da Dio (ride)».

E un suo difetto?
«Non riesco ad accontentarmi mai: voglio sempre di più.

Di questi primi 25 anni di carriera cosa tiene?
«I passi fatti. Quelli grandi e quelli piccoli. Le ore di prove e in studio di registrazione. E poi gli incontri con colleghi come Stefano Bollani».

E cosa lascia, invece?
«Le esperienze che non ricordo: significa che non erano così importanti».

Negli anni ha spaziato molto: dal pop-rock alla canzone d'autore, passando per il jazz, la bossa nova, il soul. È stato difficile convincere i discografici a starle dietro?
«Molto. Il rapporto con le case discografiche non è stato sempre tutto rose e fiori. A me piace fare di testa mia».

Infatti ora incide da indipendente: si sente più libera?
«Fosse stato per loro, avrei dovuto fare la stessa canzone per tutta la vita. Alla fine ho preferito mettermi in proprio. L'indipendenza è una conquista: adesso sono io a scegliere i collaboratori e a decidere cosa fare».

Sui social ha preso una posizione netta sul caso Junior Cally: Innamorata della libertà, lasciamo alla musica il potere della provocazione. Cosa l'ha spinta ad esporsi?
«Tutte queste polemiche sono fuori luogo. Mi sembra un tentativo di censura sulla persona, più che sulle sue canzoni: si vuole punire Junior Cally perché in passato ha fatto una cosa che non ci piace. Volevo dissociarmi da questa vicenda scabrosa e per farlo ho deciso di lanciare questo appello agli altri cantanti in gara».

Nella serata delle cover canterà La musica è finita: per lei è appena (ri)cominciata?
«Me lo auguro.
Oggi mi sento Finalmente io e ho voglia di cantarlo a pieni polmoni».

Ultimo aggiornamento: 13:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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