Sono mesi di lutti letterari. Dopo La Capria, Citati, Guglielmi, è scomparsa Rosetta Loy nella sua casa romana, nel verde di via Flaminia.
Penso ai libri in cui più forte si è impresso il segno ben marcato dalla sua profonda leggerezza stilistica nel toccare le ustioni della memoria. Penso all’Estate di Letuche, un romanzo generazionale. La generazione è quella degli anni Cinquanta, educazione ai sentimenti e alla politica. Ma i riverberi della storia arrivano al presente, un oggi straziato dalle sue tante dolenti immagini. Ricordare è reimmergersi in uno spazio vuoto, è accorgersi di non aver una storia.
LA STORIA
Penso a La parola ebreo (1997) la storia della sua famiglia cattolica, e di una certa borghesia italiana che, anche se non apertamente schierata con il fascismo, accettò le leggi razziali senza avere coscienza della tragedia che si stava compiendo. Un libro, come ha scritto Elena Loewenthal, di impegno caldo e sapiente, fatto di spoglio di documenti, ricerche d’archivio, accostamenti ragionati. Con l’immagine forte di una bambina che vede sparire dai propri orizzonti nomi e volti che non sembravano avere nulla di diverso dagli altri.
Penso, infine, all’ultimo libro, Cesare. Una lunga, meravigliosa e difficile storia con un uomo straordinario, così Rosetta Loy ricorda l’incontro con Cesare Garboli. Un indimenticabile ritratto. C’è la “memoria sentimentale” della scrittrice, gli incontri, le fughe, la vita in comune, le scoperte del paesaggio, una complicità fatta di esplosioni e assestamenti, mai quieta e arresa alle attrattive ragioni dell’altro. E si soprappone, prende forma e slancio anche narrativo nell’uomo Garboli, con le infuocate passioni, le furie imprevedibili.
I funerali
I funerali si svolgeranno martedì 4 ottobre alle 10.30 nella Chiesa di Grottarossa Santa Maria Immacolata. Sarà tumulata in Piemonte nel cimitero di Mirabello Monferrato, il paese dove è ambientato 'Le strade di Polvere' e dove c'è ancora la casa del padre di Rosetta Provera Loy, che era piemontese.