Rai e le opere sparite, doppia beffa: «Tv di stato senza assicurazione»

Martedì 22 Giugno 2021 di Michela Allegri e Giuseppe Scarpa
Opere sparite, doppia beffa: «Rai senza assicurazione»

Il danno è milionario. E probabilmente non ci sarà alcun risarcimento per i 120 dipinti spariti da diverse sedi della Rai, perché nessuna assicurazione sullo “smarrimento” delle opere d’arte è stata stipulata per 2.199 beni artistici, che hanno un valore complessivo che sfiora i 100 milioni di euro. Ad ammetterlo è la stessa azienda, come emerge da una dettagliata denuncia presentata alla Corte dei Conti dal legale della televisione pubblica: «Si segnala che nel contratto assicurativo in essere al 31 dicembre 2020 non era previsto il diritto all’indennizzo per ammanchi e smarrimenti rilevati in occasione di operazioni inventariali». È l’ennesima beffa sull’inchiesta ribattezzata “il sacco della Rai”.

Anche perché, come si legge sempre nella querela, i dipinti, anche quelli che non si trovano più, «sono tuttora iscritti nel bilancio Rai». 

Dalla sede Rai di Milano spariscono pure i mobili: scrivania di Gio Ponti all'asta

Rai, i 120 pezzi pregiati di cui non c'è più traccia

Tele originali sostituite con false riproduzioni e poi vendute. “Semplicemente” rubate. O nella migliore delle ipotesi, perse. Sono, appunto, 120 i pezzi pregiati di cui non si ha più traccia. Il sospetto che molte di loro siano state trafugate da dipendenti infedeli è molto più di un’ipotesi. Anche perché in una circostanza i carabinieri tutela patrimonio culturale hanno già appurato che un ex impiegato di Viale Mazzini si era portato a casa un dipinto di Ottone Rosai per poi venderselo. A tutto ciò si aggiunge anche un nuovo caso, poiché nella televisione pubblica si dissolvono anche gli arredi degli archistar.
A Milano il faro è puntato soprattutto sul secondo piano di Corso Sempione, la storica sede meneghina della tv di Stato. L’intera struttura è stata costruita dal celebre architetto e designer italiano, fra i più importanti del dopoguerra, ed anche lo stesso mobilio è griffato Gio Ponti. O forse sarebbe meglio dire, lo era. Infatti mancherebbero diversi pezzi all’appello. 

La commissione Parlamentare

“Il sacco della Rai” è una vicenda che ha ormai superato i confini dell’inchiesta giudiziaria per divenire una questione politica. Stasera i vertici di viale Mazzini sono stati convocati dalla commissione parlamentare di vigilanza della Rai. 
A presentarsi di fronte a deputati e senatori dovrà essere Nicola Sinisi, il direttore di canone e beni artistici, ingegnere, ex assessore alla cultura a Bologna che ha ricoperto ruoli di spicco anche all’Unesco. Al manager deve essere dato atto, assieme ai vertici dell’azienda, di aver voluto denunciare ai carabinieri le misteriose sparizioni delle opere. 

Ovviamente dalla Vigilanza vogliono capire in modo dettagliato come sia stato possibile che nessuno, fino a pochi mesi fa, non si sia accorto degli ammanchi. Furti, in certi casi, compiuti negli anni Settanta e scoperti solo lo scorso maggio. Inoltre, un altro capitolo rilevante, riguarda il fatto che i mobili pregiati realizzati da archistar come Gio Ponti non siano mai stati catalogati. Un dettaglio non da poco, poiché in mancanza di un registro diventa complicato scoprire cosa ancora ci sia in Rai del celebre designer - una sua sedia può valere fino a 15mila euro - e cosa manchi all’appello. «Si avrà il coraggio di indagare? In primis tra i dirigenti sull’assenza di oggetti di grande valore economico e culturale. Non ci credo e non ci crederò mai che - sottolinea Michele Anzaldi, il deputato di Iv e segretario della commissione parlamentare di vigilanza - non vi era un dettagliato inventario sugli arredi di pregio. Sicuramente sarà stato più facile farlo sparire o distruggerlo che rubare una scrivania di Gio Ponti».

 

Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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