Patty Pravo: «Vorrei che Ultimo scrivesse per me. Dal Piper al Sistina festeggio 50 anni di carriera»

La diva arriva al teatro Sistina con il tour Minaccia Bionda che la vede ripercorrere tra canzoni e aneddoti una straordinaria vita di successi

Sabato 1 Aprile 2023 di Mattia Marzi
Patty Pravo: «Vorrei che Ultimo scrivesse per me. Dal Piper al Sistina festeggio 50 anni di carriera»

Quest'anno festeggia i cinquantacinque anni di carriera - tanti quanti ne sono passati dall'uscita del primo album, dal titolo eponimo - e i cinquanta di Pazza idea, tra i suoi più grandi successi: «E il 9 aprile compio pure 75 anni», aggiunge lei. Niente festeggiamenti particolari, però: «È già una festa il fatto di essere riuscita a tornare ad esibirmi al Teatro Sistina, dove manco da più di dieci anni: l'ultima volta che cantai qui fu nel 2011», dice Patty Pravo.


La diva veneziana - ma romana d'adozione, rivendica lei, che aveva solamente 17 anni quando arrivò al Piper, epicentro negli Anni '60 della nascente cultura beat italiana, e che ancora oggi vive nel cuore della Capitale, accanto al Quirinale - lunedì arriva sul palco dello storico teatro romano con il tour Minaccia Bionda, che la vede ripercorrere tra canzoni e aneddoti una straordinaria carriera da 120 milioni di dischi venduti.

A fare da narratore, l'amico Pino Strabioli, che nella prefazione al libro che dà il titolo alla tournée, uscito nel 2020, definisce Nicoletta Strambelli - questo il vero nome della cantante - «un'opera d'arte vivente».


Cosa vuol dire essere un'opera d'arte vivente?

«Dovrebbe chiederlo a Strabioli (ride). Forse alludeva al fatto che nel corso della mia carriera sono stata un'artista camaleontica, una trasformista che ha spaziato dal pop alla canzone d'autore, passando per il rock brutale».


Qual è la fase della sua carriera che preferisce?

«Forse la seconda. Quella degli anni a cavallo tra la fine dei '60 e i primi '70: addio alla ragazza beat e pop che ero stata, benvenuto alle grandi canzone d'autore, al teatro, a un'interpretazione più drammatica. Mi trasformai anche fisicamente. Non andare via e Tutt'al più furono due successi enormi che mostrarono la mia nuova direzione».


E quella più sottovalutata, invece?


«La Patty Pravo più rock e cantautorale. Quella dell'album Oltre l'eden del 1989, ad esempio. È un disco cui voglio molto bene e non solo perché ne ho scritto io buona parte. Insieme a Giovanni Ullu, coautore di Pazza idea e caro amico, passammo due mesi a lavorare nel mio appartamento di via del Gambero, sfornando otto canzoni raffinatissime. Ma va detto che il disco che uscì nei negozi non era quello che io e i miei collaboratori avevamo realizzato».

 


Cioè?
«Oltre l'eden era nato in una certa maniera, poi però in fase di post-produzione venne modificato in parte da Dossena (il produttore, ndr), con pezzi di sei minuti che diventarono di tre. Questo cambiò lo spirito dell'album, che rimane un bell'album. Oggi nei concerti canto ancora La viaggiatrice-Bisanzio e Oltre l'eden e mi fa piacere vedere che il pubblico le conosce».


Altri pezzi del suo repertorio che non sono stati successi clamorosi ma che non possono mancare in scaletta?


«Les étrangers, Poesia, Mercato dei fiori, la cover de Le tue mani su di me di Venditti».


E Io so amare così, la canzone che Franco Califano le lasciò prima di morire, la canta?


«No. La scaletta è molto serrata: ho dovuto fare delle scelte. Però Franco lo porto sempre nel cuore. Anche se sedusse la mia fidanzat..».


Stava dicendo fidanzata?


«Volevo dire segretaria (ride)».


Un lapsus o al lungo elenco delle sue relazioni (cinque matrimoni con Gordon Faggetter (sposato nel 1968), Franco Baldieri ('72), Paul Jeffery ('76) Paul Martinez ('78) e John Edward Johnson ('82), oltre al rito celtico con Riccardo Fogli, va aggiunta anche quella con una donna?


«No. È stato un lapsus. Parlavo della mia segretaria Monique, che parlava tutte le lingue. Franco la fece innamorare di sé e me la portò via».


Per lei hanno scritto i più grandi: da Ivano Fossati a Vasco Rossi, da Paolo Conte a Gino Paoli, da Bruno Lauzi a Francesco De Gregori, da Giuliano Sangiorgi a Tiziano Ferro. Chi manca all'appello?


«Ultimo. Anzi, approfitto di questa intervista per fargli sapere che mi piacerebbe proprio cantare una sua canzone scritta per me. Lo stimo molto: mi piacciono le sue melodie».


Teatro Sistina, via Sistina 129. Lunedì, ore 21.

Ultimo aggiornamento: 20:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci